Contro l’escalation della guerra tra l’Ucraina e la Russia, una riflessione sull’editoriale uscito il 24 giugno scorso su questo giornale è necessaria perché l’analisi sullo stato della guerra è preoccupante.
Ecco lo stato della guerra tra l’Ucraina e la Russia come è stata delineata dall’editoriale: “La guerra della NATO per procura in Ucraina è degenerata ormai nel terrorismo: distruzione del gasdotto Nord Stream 2, del ponte sull’Ucraina, della diga di Nova Khahovka sul Dnipro, uccisione di personaggi legati al regime russo, attacchi nello stesso territorio russo da parte di milizie neonaziste raccogliticce o di droni, attacchi alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Siamo già al punto di una catastrofe di proporzioni bibliche che si aggraverebbe se anche la centrale nucleare venisse danneggiata irreparabilmente”.
Quindi è davvero preoccupante non solo per l’Occidente, geograficamente più vicino al conflitto, ma per i risvolti internazionali che progressivamente si potrebbero delineare e che inevitabilmente metterebbero il mondo di fronte ad una terza guerra mondiale che sarebbe obiettivamente una catastrofe, senza ritorni tra vincitori e vinti: la Russia ha circa 6-7mila testate nucleari che, a quanto pare, in parte si stanno trasferendo sul fronte della Bielorussia ed è pensabile che non resterebbero ferme mentre si dovesse svolgere un conflitto mondiale.
È noto a tutti che il conflitto in corso tra l’Ucraina e la Russia ha già un costo molto alto per l’Italia in quanto sono state inviate e si continuano ad inviare armi all’Ucraina dirottando risorse finanziarie dalla sanità e dall’istruzione, e, al riguardo, senza mettere in conto come potrebbero evolversi i fondi del PNRR se venissero riconvertiti operativamente per finanziare armamenti militari come è stato deciso dal parlamento europeo per aiutare l’Ucraina a vincere questa guerra.
Come l’editoriale mette in evidenza, si tratta di una guerra per procura per conto degli USA, UE e operativamente con il semisilenzioso appoggio logistico della NATO. Ma è anche una guerra ibrida e cioè si svolge utilizzando un insieme di strategie militari modulate con lanci continui di dichiarazioni da ambo le parti come se fosse una guerra politica ma obiettivamente mescolata con evidenze di una guerra convenzionale ed è in pratica una guerra irregolare ritmata con vari metodi di influenza, come le note fake news, ma con una diplomazia sostanzialmente ferma che rappresenta un’innovazione in questa tipologia di conflitto. Sulla fase in corso il compagno Gennadij Zjuganov, presidente del PCFR, Partito Comunista della Federazione Russa, ha così riassunto: “Nell’ultimo anno alla Russia sono state imposte più di 1.500 sanzioni: non è mai successo ad alcun paese. Si è scatenato un sabotaggio economico, politico e informativo senza precedenti, con lo scopo di obbligare la Russia a rinunciare alle sue speranze di indipendenza e a cercare di difendere i suoi legittimi interessi. C’è in gioco l’esistenza stessa del nostro Stato. Sfidando l’egemonia anglosassone, siamo diventati il principale bersaglio dei complici di Washington, Londra, Bruxelles e di altri centri del capitalismo attuale. Questo è il comportamento criminale dei neocolonialisti; essi sperano che con una serie di provocazioni riescano a salvare dalla crisi mondiale il proprio sistema: il capitalismo. Cercano di mantenere ad ogni costo il loro potere sul mondo. Questi ambienti non si fermeranno di fronte al tentativo di risolvere i loro problemi nell’incendio di una terza guerra mondiale” (da La posizione del Partito Comunista della Federazione Russa in “La città Futura” 16/6/2023).
L’editoriale invita a considerare che l'obiettivo degli USA, UE e Occidente nel suo insieme di una sconfitta della Russia e del cambiamento politico al suo interno potrebbe essere o “velleitario” oppure che si potrebbe risolvere in “una terribile escalation”. Escludo che possa considerarsi velleitario. Abbiamo troppi segnali, come abbiamo visto, che mostrano che è in atto una intensificazione progressiva, programmata degli USA, UE e NATO, dell'ostilità nei riguardi della Russia, con la quale l’Italia è dialetticamente allineata. Ciò nonostante, è necessario far nascere un fronte unico, ma è complesso realizzarlo in quanto non si tratta di gestire soltanto obiettive manifestazioni contrarie fini a sé stesse, ma di analizzare e far conoscere in tempo reale il quadro dinamico dei pericoli potenziali che la degenerazione dei conflitti interni alla Russia presenta anche per l’evolversi delle operazioni belliche.
È chiaro che, come comunisti, oltre a proporre e a riproporre l’invito come è stato formulato nell’editoriale della Redazione, non possiamo fare di più, almeno per il momento. Naturalmente se nella pratica politica i media non concedono spazi se non per sostenere un appoggio incondizionato alle ragioni dell’Ucraina si può però svolgere ugualmente un ruolo dialettico almeno sul piano teorico per far montare un movimento di opinione, e al riguardo si indicano alcuni punti per la formazione di questo fronte unitario:
1) l’adesione non può che essere politica e contro la degenerazione interna della Russia e del conflitto in corso;
2) l’attivismo deve essere mirato ad analizzare i processi in corso del conflitto e della stabilità in Russia;
3) la teatralità della politica deve restare fuori, sempre;
4) il conflitto tre Ucraina e Russia non è come una partita di calcio;
5) il primo comma dell’art. 11 della Costituzione deve essere applicato: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”;
6) essere contro la guerra mondiale non può significare che possa aumentare la distanza dai processi di riscatto dei lavoratori che in questa fase sono stati ulteriormente umiliati dopo decenni di colpi duri alle loro condizioni e vanno rilanciate pensioni, sanità, scuola, difesa dell'ambiente;
7) il tema deve interessare tutti; al riguardo le nuove tecnologie di comunicazione possono essere utilizzate per una partecipazione ai dibattiti e approfondimenti e per rilanciare una corretta informazione dei fenomeni in corso;
8) bisogna fare chiarezza su quella che è stata chiamata la rivoluzione ucraina del 2014, mai citata dai media e dagli osservatori e opinionisti. Invece è importante in quanto è da quegli eventi che è nato il 24 febbraio del 2022 l’intervento di Putin in Ucraina a seguito del fallimento degli accordi di Minsk. Nota anche come la “rivoluzione” di Maidan: si è svolta nel febbraio 2014 a conclusione delle proteste dell'Euromaidan e quando gli scontri violenti tra i manifestanti e le forze di sicurezza nella capitale ucraina di Kiev culminarono con la fuga in Russia del presidente liberamente eletto Viktor Janukovyč;
9) I partecipanti a questo fronte potrebbero darsi un regolamento condiviso.
La fase in corso presenta fenomeni non esattamente classificabili. Un esempio è stato quello della marcia su Mosca di sabato 24 giugno di Evgenij Prigozhin, personaggio a capo di una compagnia di mercenari nota come Gruppo Wagner, che è stato coinvolto in varie azioni come appaltatore militare privato. Come abbiamo visto dai Tg e dagli Speciali, egli ha sfidato Putin per questioni che ritengo obiettivamente personali, anche se sono state diffuse notizie dello scioglimento di questo gruppo, il quale comunque si è fermato a 200 km da Mosca come si vede dall’itinerario in fig. 1.
Poi, come hanno dato notizia i Tg, c’è stato un accordo mediato dal capo di Stato della Bielorussia Aljaksandr Lukašėnka, noto come Lukashenko, per un suo esilio nella Bielorussia, itinerario con deviazione in fig.2.
Quest’accordo per quanto è noto, è stato sottoscritto dal presidente della Federazione Russa Vladimir Putin che ha poi dichiarato che, se quest’operazione non fosse stata fermata tutti i risultati ottenuti finora nel conflitto in Ucraina sarebbero andati perduti. Putin ha inoltre dichiarato che nell'ultimo anno lo Stato ha finanziato la Wagner per un totale di 86 miliardi di rubli (circa un miliardo di euro). Queste in estrema sintesi le ultime notizie per quanto riguarda i movimenti degli ausiliari in Russia. Sappiamo che tra l’Ucraina e la Russia non è in corso soltanto una guerra per procura ma una guerra ibrida e queste vicende denotano obiettivamente che in Russia ci sono delle dinamiche che presentano una certa instabilità. Al riguardo l'Istituto per lo studio della guerra, Isw, sostiene: “…l'ammutinamento di Yevgeny Prigozhin sarà pure fallito, ma il Cremlino si trova ora ad affrontare una situazione profondamente instabile. Il fallimento della ribellione e la soluzione a breve termine, sotto forma di un'apparente tregua con il Gruppo Wagner, probabilmente danneggeranno in modo sostanziale il governo di Putin e lo sforzo bellico russo in Ucraina”. Non vi è dubbio che la vicenda ha dato prova di una debolezza complessiva delle forze di sicurezza russe, ovviamente per quello che noi abbiamo visto nei Tg, e si è messa in evidenza la difficoltà di Putin di usare le sue forze in modo tempestivo per respingere una minaccia interna. Peraltro, nei servizi delle televisioni si è visto che i combattenti Wagner sono stati, certamente in alcuni casi, accolti calorosamente dai residenti di Rostov, nota città sul Don. Non molto però si è detto della circostanza che almeno 15 militari dell'esercito russo sono morti nel corso dell'avanzata di sabato 24 giugno verso Mosca durante i combattenti della compagnia militare privata Wagner. La notizia è stata diffusa dal sito bielorusso indipendente Nexta citando canali Telegram filo-Cremlino.
Quindi, al di là dei soldati russi che sono morti e la città di Rostov che è stata investita dagli applausi della folla mentre la marcia dei mercenari si svolgeva fino a 200 km da Mosca senza incontrare quasi alcuna resistenza, non sarebbe successo quasi nulla almeno per alcuni media, cosa che io proprio non ho capito.
In serata (ore 19,30 l’annuncio) arriva lo Stop alla marcia grazie all’accordo mediato da Lukashenko, come abbiamo descritto. Gli USA sapevano della rivolta, ma non hanno rilasciato dichiarazioni e i primi comunicati sono arrivati soltanto quando in pratica la situazione si era alquanto normalizzata. Antonio Tajani, ministro degli Esteri italiano, ha detto che la rivolta del gruppo Wagner è un fatto interno alla Russia e che “non tocca all’Italia, all’Europa, al G7 o alla NATO interferire in una vicenda interna”. A Radio anch’io ha detto anche: “Noi non siamo in guerra con la Russia ma stiamo soltanto difendendo l’indipendenza dell’Ucraina, è una vicenda interna che mette in evidenza difficoltà, crepe ma che riguarda solo la Federazione Russa”.
Sono davvero nobili le dichiarazioni di Tajani perché sono molto accorate e volte a presentare una pseudo autonomia da questa guerra: non parla mai delle armi che l’Italia invia all’Ucraina e dei costi che l’Italia sostiene.
Penso che dobbiamo approfondire il tema dell’invio di armi all’Ucraina e chiedere di attivare negoziati di pace tra l’Ucraina e la Federazione della Russia. La considero una base importante per far decollare questo fronte unitario anche per cercare di comprendere come stanno per davvero le cose al di là della propaganda UE, NATO e USA.