L'11 ottobre 2016, dopo aver letto il libro sopra menzionato, decisi di scrivere una mail al prof. Maurizio Ferraris (mi sono rifatto alla mail istituzionale che si trova online: ); purtroppo non ho mai ricevuto risposta. Probabilmente si è persa nei meandri delle mille mail che riceverà ogni giorno. Mi sembra però utile porre la questione che non è meramente culturale e accademica, bensì politica: non si può continuare a ignorare il marxismo dal punto di vista filosofico. Gli intellettuali progressisti devono spiegare perché sia tutt'ora in corso questa rimozione sfrontata.
Salve, sono il prof. Alessandro Pascale, insegnante di storia e filosofia. Vivo e lavoro a Milano. Ho appena terminato la lettura del suo ‘Manifesto del Nuovo Realismo’ e le ho voluto scrivere questa breve mail, oltre che per ringraziarla e per farle i complimenti per lo scritto limpido e gradevolissimo, per chiederle un chiarimento su una questione che mi è balzata all'occhio.
Lei giustamente fa notare come il rigetto del realismo non sia una novità del postmoderno, ma sia sostanzialmente l'approdo ultimo di un percorso che collega idealmente con Nietzsche, ma che trova tappe antecedenti in Kant e addirittura già in Cartesio. D'accordissimo. Quel che mi stupisce nella sua esposizione è la totale omissione di ogni riferimento a quella che senza dubbio è stata la più importante corrente filosofica "realista" della filosofia contemporanea: quella marxista. Alludo nello specifico alle elaborazione filosofiche del materialismo dialettico riscontrabili in Engels e Lenin, sulle cui premesse sono scaturiti libri eccezionali che trattano approfonditamente la questione gnoseologica-epistemologica in termini assai simili a quelli da lei proposti.
Lei conosce senz'altro autori e libri come ‘Principi elementari della filosofia’ di Georges Politzer, e arriva a citare ‘La distruzione della ragione’ di Lukacs, (che è forse l'ultima grande opera del '900 che si pone come baluardo del realismo pur non essendo chiaramente lo scopo del libro meramente quello filosofico-intellettuale ma politico in senso ampio), per cui sa bene, probabilmente meglio di molti sedicenti marxisti, come il materialismo dialettico nelle sue teorizzazioni filosofiche più alte non vada ricondotto meccanicamente ad una filosofia meccanicista, dogmatica o semplicistica (anche se non ne sono mancate interpretazioni in tal senso, data la sua stretta connessione con la dimensione politica).
La mia domanda quindi è: a che cosa è dovuta la rimozione dal suo libro di ogni riferimento, sia pur minimo, al materialismo dialettico? Glielo chiedo, sia chiaro, senza polemica o ostilità preconcetta, ma per evitare di trarre sbagliate conclusioni, specie per il fatto di non aver letto altre sue opere, né di conoscerla personalmente. Ringraziandola in anticipo per il tempo concessomi e per la risposta che spero vorrà concedermi, le auguro buon lavoro e la saluto cordialmente.
Alessandro Pascale
“Il Manifesto del Nuovo Realismo” di Maurizio Ferraris è edito da Laterza, 126 pagine, 15 euro