Non cambierà molto in Catalogna nei prossimi mesi, nonostante la lambita vittoria referendaria del primo ottobre, giorno in cui il popolo della regione è stato chiamato ad esprimersi sulla questione dell’indipendentismo. Non cambierà molto subito, perché i risultati elettorali si scontreranno con la Costituzione spagnola e con il Tribunal Constitucional. Ma il vero pericolo per l’auspicata indipendenza dalla Spagna è che una buona porzione di popolo (il 52% ) sembra essere contrario a questo processo di indipendenza, probabilmente perché non lo considera legale in base a quanto recita la Costituzione. Al termine della giornata referendaria i dati ufficiali dicono che su 5.300.00 votanti (90%) sono effettivamente andati alle urne 2.262.000. Hanno votato Sì 2.020.000 e No 176.000 (7,8%). La partita per l’indipendenza è ancora aperta. L’autodeterminazione popolare affronterà un irto cammino con scioperi e proposte di modifiche all’attuale Costituzione spagnola che considera nulla la legittimità del referendum di cui abbiamo già trattato ampiamente nelle nostre pagine.
Quello che s’intende focalizzare nell’intervista che segue è la marcata e incisiva linea di confine che intercorre fra l’attuazione della volontà popolare e i principi della Costituzione. Ad esempio della nostra Costituzione repubblicana che all’articolo 5 cita l’inscindibilità della Nazione. La domanda è: per quanto accade in Catalogna e alla luce di quanto avverrà il 22 ottobre con i referendum consultivi del Veneto e della Lombardia e delle possibili conseguenze sulla volontà e sovranità popolare e anche in riferimento alle smanie secessioniste della Lega (che nulla hanno a che vedere con la questione catalana), qual è l’ottica più equa per valutare le ragioni di una regione che chiede l’indipendenza dallo Stato? Le variabili per ogni popolo sono infinite è vero, tant’è che la questione dell’indipendentismo in alcuni casi è da perorare come un atto di giustizia umana, politica e sociale, in altri meno, perché potrebbe scivolare di mano e danneggiare un intero Paese.
Un aspetto da condannare, perché iniquamente adottato da molte dittature, è il sistema repressivo che il governo centrale spagnolo ha messo in atto sulla volontà popolare per boicottare il voto. Metodo condannato anche dall’Europa. Sulla questione dell’ indipendentismo e Costituzione si esprime nell’intervista non un politico, ma un giudice e magistrato italiano, ex giudice costituzionale, il professor Paolo Maddalena, che è già stato ospite in interviste su La Città Futura.
Peraltro il giurista si dichiara parzialmente ignaro delle dinamiche interne sulla questione referendaria in Catalogna e delle motivazioni. Forse per questo il suo giudizio sui fatti, non essendo coinvolto in spinte di parte e di partiti, è da ritenersi obiettivo.
Professore, alla luce di quanto sta accadendo in Catalogna, come interpreta la questione dell’indipendentismo. Ѐ sempre in conflitto con il principio di unità nazionale o, nel caso di espressa volontà popolare, può assumere legittimità?
La realtà è che, per influenza del pensiero neoliberista, che propone scelte egoistiche, si sta procedendo allo smantellamento degli Stati nazionali. L’invocazione dell’indipendentismo, a prescindere dalle situazioni locali che non conosco, può avere valore solo se si tratta di Popoli diversi radicati in territori diversi. La divisione è comunque sempre un dato negativo. Mi sento di approvare l’indipendentismo curdo e mi astengo dal pronunciarmi su situazioni che non mi sono molto chiare.
Intanto gli esiti positivi del referendum e il conseguente sciopero la dicono lunga sulla volontà popolare. E in tal caso non andrebbe rispettata e l’indipendenza concessa al popolo catalano?
Vorrei sapere da cosa è mossa la volontà popolare, prima di parlare di indipendentismo. Se si tratta solo di questioni economiche, credo che siamo fuori strada.
Il governo ha inviato i militari a presidiare i seggi per impedire il voto dei cittadini. Non le sembra un atto di repressione con tendenze fasciste? Il voto referendario è,a prescindere dalla costituzione spagnola, un atto di libera volontà popolare, come principio universale. Non è così?
Il voto referendario è sicuramente un atto che ha per fondamento la sovranità popolare e, per l’appunto, occorre chiedersi se si tratta di Popoli diversi. L’azione del Governo spagnolo può giudicarsi solo in relazione a quanto prevede la Costituzione spagnola.
Il premier spagnolo Mariano Rajoy accusa Puigdemont d’illegalità e di aver ordito con i secessionisti un golpe antidemocratico. In realtà cosa rischia il governo catalano?
Cosa rischia il Governo catalano dipende da cosa si è stabilito in ordine all’autonomia concessa ai Catalani.
L’Ue appoggia Rajoy, pur sollevando critiche alla violenza adottata dal governo centrale . In una questione nazionale, da dirimere in interni, quanto gioco ha Bruxelles? Potrebbe legittimare il referendum ?
La Spagna ha aderito all’Unione Europea come Stato unitario. Se ci fosse una secessione, Bruxelles non potrebbe che prenderne atto.
Tornando alla nostra Costituzione, come verrebbe affrontato un referendum per l’indipendenza di una regione in base ai nostri principi costituzionali, considerando che vi sono ben noti focolai secessionisti che emergono nel Paese?
La Costituzione italiana, all’articolo 5, sancisce che l’Italia è una e indivisibile. La secessione di qualche regione sarebbe contro la Costituzione e annullabile da parte della Corte costituzionale.
La questione catalana potrebbe essere fraintesa e strumentalmente adottata dalla Lega?
La Lega potrebbe certamente sfruttare la questione catalano a proprio vantaggio, ma questo non cambierebbe lo stato delle cose.
A suo parere Il referendum catalano apre un vulnus nell’unità nazionale italiana, anche in previsione del referendum consultivo in Lombardia e Veneto? Sebbene i referendum del 22 ottobre siano considerati deboli e non configgono con la Costituzione, che anzi lo prevede all’articolo 116?
ll referendum consultivo è costituzionalmente legittimo. Le Regioni a statuto ordinario possono ottenere “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”, nei limiti e secondo la procedura prevista dall’ultimo comma dell’articolo 116 della Costituzione.
Si apre un dubbio sul fatto che un consulto popolare possa trasformarsi in qualcosa di diverso e più incisivo, come ad esempio la giusta volontà dei cittadini di una regione di essere indipendenti dallo Stato Nazione. Anche se forse il paragone non calza, al di là della Catalogna, c’è stata la Brexit.
Soltanto i Popoli che costituiscono una Nazione hanno diritto all’indipendenza. Se la Lega volesse seguire l’esempio catalano agirebbe in modo egoistico contro gli altri Italiani, poiché il motivo della richiesta di indipendenza sarebbe solo un motivo di carattere economico conforme al pensiero neoliberista. Questo pensiero mira all’accentramento della ricchezza nelle mani delle banche e delle multinazionali e vuole che i Popoli si disgreghino, poiché è molto più facile sottomettere ai propri voleri i singoli individui, anziché interi Popoli, i quali, solo se uniti, costituiscono una grande forza.