Torna Daniele Sepe, la musica che sostiene le lotte operaie

Più di 60 artisti assieme per il disco Capitan Capitone e i Fratelli della costa. Tra musica popolare e politica, ecco la Napoli che aiuta gli operai in lotta.


Torna Daniele Sepe, la musica che sostiene le lotte operaie Credits: i.ytimg.com

Solo il maestro Daniele Sepe avrebbe potuto, nel 2015/2016, mettere insieme tutti gli straordinari artisti che suonano in Capitan Capitone e i Fratelli della costa e tirar fuori un risultato così interessante e di grande spessore artistico. Uscito nei primi mesi del 2016, quello di Sepe & co. è senza alcun dubbio uno dei dischi più innovativi e rivoluzionari dell’ultimo decennio.

La capacità del compagno Daniele di mescolare le sensibilità musicali di più di sessanta artisti ha restituito un risultato pregevole da moltissimi punti di vista: pur non perdendo di organicità, il disco attraversa un numero imprecisato di generi riuscendo così a non rimanere ingabbiato in maniera ossessiva da nessuno di essi. L’esecuzione è assolutamente raffinata – ma ciò va da sé considerando lo spessore del maestro e di molti musicanti – ed è attraversata costantemente da quel filo conduttore ironico, di impronta tipicamente napoletana, che ricorda molto da vicino l’esperienza Zappiana.

Sin dalle prime battute (“Penelope”, da cui idealmente prende via il viaggio, e “Amò”, con Foja e Aldolà Chivalà) si ha l’impressione di trovarsi dinanzi ad un prodotto che, una volta decriptate le forme dialettali partenopee, riesce a coniugare l’ironia locale con affascinanti melodie e narrazioni ben strutturate. Il riferimento alla situazione napoletana e all’intrinseco conservatorismo di alcuni ambienti viene poi estrinsecato dalla hit Le Range fellon” (Tartaglia) e “Spritz e rivoluzione” dove le Tennents e gli Spritz a piazza Bellini a Napoli sono rappresentanti di un evidente arretramento politico della cosiddetta “compagneria”, mentre le istanze di presunti barbuti “molecolari” che parlano di rivoluzione e di indipendenza in Palestina, poi svelano la loro inconsistenza politica nei cappuccini e nelle zuppe di latte di mammina.

E così si procede passando per le splendide ballate di Gnut e Nelson, attraversando l’esilarante western-Sanità in cui a rimetterci le penne è un “Frank trippa tosta” personaggio presumibilmente partorito dai film di Sergio Leone. Il disco poi scorre (sarebbe meglio dire che “gira”) passando per le frequenti sbornie rock di Gino Fastidio alimentate dall’ottimo rum che è a bordo, attraversando anche melodie balcaniche e lasciando comunque una sensazione di viaggio che culmina con la ballata finale del capitone. Da sottolineare, infine, l’utilizzo di una ghost track (Perfect suicide) che conferisce ulteriore anima all’intero lavoro.

Sembrerebbe quasi un “concept album” per la capacità di narrazione che si può seguire mentre le tracce scivolano l’una dopo l’altra, ma in realtà si tratta di qualcosa forse di più ambizioso: finalmente dopo tanti anni ci troviamo dinanzi ad un disco veramente collettivo, nato da notti e giorni passati insieme a suonare, a provare, ad immaginare e a sviluppare quel discorso nato presumibilmente in piazza Dante a Napoli nell’estate del 2015. Era infatti il 7 luglio quando Mimmo e gli altri operai della Fiom (licenziati per aver insultato Marchionne, e recentemente reintegrati a Pomigliano) si trovarono abbracciati dalla musica di artisti, chiamati da Daniele Sepe, e venuti da tutta Italia per offrire sostegno economico e solidarietà ai compagni. Il concerto fu spettacolare e da lì nacque l’idea di proseguire, di forgiare finalmente un album che collettivamente mantenesse lo spirito rivoluzionario di quella iniziativa. E possiamo dire col senno del poi, che il risultato è assolutamente in linea con le aspettative.

Non da ultimo, visto che la produzione è indipendente, il consiglio è quello di acquistare il disco (che è anche disponibile gratuitamente in rete) proprio per fornire al maestro Sepe e agli altri artisti i mezzi necessari per rientrare delle spese sostenute e rilanciare progetti di questo tipo sempre utili per le battaglie a cui lo stesso Sepe e gli altri non mancano mai di essere a disposizione, quando coinvolti.

19/11/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: i.ytimg.com

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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