SPREAD
Dio mio! Crolla l’economia!
Come faremo a mangiare?
E il lavoro? E i malanni?
Eppure stamane il sole si era alzato
come sempre da solo
senza stampelle o puntelli
ha divorato la notte,
ieri era ancora lo stesso cielo.
Le fabbriche erano aperte o chiuse
a seconda dei venti.
Cosa sarà successo improvviso
da ritrovarci tutti appesi a un capestro?
Una meteora ha squarciato il firmamento?
Un maremoto levigato la terra?
Un Dio vuotato la sua cesta di fulmini?
Amico mio, hai fatto male
i tuoi conti. Non era lo spread
che dovevi temere, ma i burattinai
che tendevano il filo.
Avresti fatto meglio a preoccuparti
della tua vecchiaia
senza uno straccio
con cui asciugarti il viso,
senza una casa dove poter dire: “t’amo”
del tuo lavoro senza più dignità
del tuo riposo più lontano di una stella
del tuo corpo esposto
a tutte le ingiurie del tempo.
Dio mio! Dio mio!
Ma nessuno che gridi,
che scenda in strada
a rovesciare il mondo,
che strappi nell’urna
i soliti simboli
dell’inganno globale:
quelli di una sinistra
che è la destra allo specchio?
Il'ič, per favore,
prestami quella ramazza:
c’è troppa sporcizia
in questa casa
troppo ciarpame qua attorno!
Una bella pulizia
rifarà il volto a questa sfera impazzita
e allora anche quel mostro
sarà una parola inesistente
un lontano ricordo
di cui nessuno sentirà più il bisogno.
Spread
L’inganno globale dei nostri tempi: versi per la ribellione.
- di Giuseppe Vecchi
- 01/04/2017
- Cultura
01/04/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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