Testimonianza diretta sul posto nei giorni della tragica morte di Vassallo, ucciso sei anni fa nel Cilento da cosche malavitose.
di Gaetano Foccillo
Pollica, era il 5 settembre 2010. Nove colpi di pistola echeggiarono nella notte cilentana. Testimoni solo la luna e il cielo stellato. Poi il silenzio, rotto solo dal lieve respiro della risacca tra gli scogli. E’ così che è stato assassinato Angelo Vassallo, detto il sindaco-pescatore di un piccolo e remoto comune del salernitano, Pollica, luogo incantevole della costa.
Ai piedi della collina quel mare placido e cristallino, che l’aveva visto tante volte rivivere l’avventura della pesca. Il vile attentato suscita enorme emozione nell’Italia intera. L’eco rimbalza fin nella sede del Parlamento europeo che interrompe i lavori per osservare un minuto di raccoglimento. Il grave fatto di sangue scuote un’intera comunità che, fino a quella notte drammatica, si considerava quasi immune dalle virulente incursioni della criminalità organizzata che infesta il tessuto democratico e civile della regione campana e non solo.
In quei giorni drammatici ero in vacanza ad Acciaroli, splendida frazione del comune di Pollica, com’è anche l’altra, Pioppi, riconosciuta “culla e sede storica della dieta mediterranea” da un pool di autorevoli studiosi italiani e stranieri. Ho avuto modo, perciò, di partecipare alla fiaccolata notturna organizzata dai cittadini la sera successiva all’attentato. Fu una risposta di straordinaria mobilitazione che coinvolse le popolazioni e i sindaci dei paesi vicini, in un clima di grande tensione e di rabbia urlata. Una fiumana di popolo si mosse dalla sede comunale e sfilò tra le vie d’Acciaroli per poi convergere nell’ampia area del porto. Tra gli innumerevoli messaggi di cordoglio, arrivati da ogni parte d’Italia, mi colpì quello riportato dai tanti manifesti listati che tappezzavano i muri cittadini, suscitava una forte emozione leggerlo sull’enorme striscione che dominava la testa del corteo: “Sindaco, oggi il paese è morto con te!”.
Una frase struggente che comunicava il profondo stato di prostrazione in cui la comunità ferita era stata rigettata in quelle ore drammatiche. Un altro messaggio, invece, accendeva una luce di speranza nel buio di quel dolore indelebile, si proponeva come impegno etico-civile nel riaffermare la volontà di dare continuità al nuovo progetto di città avviato da Angelo Vassallo: “I tuoi ideali continueranno a camminare con le nostre gambe”.
Ai funerali intervennero gli esponenti politici nazionali di tutti i partiti, i rappresentanti del Governo, di vari organi di stampa, della televisione pubblica e privata.
Chi era Angelo Vassallo? Era un uomo di cinquantasette anni e padre di due figli. Nel 2010 si era ripresentato per un quarto mandato: unico candidato rieletto il 30 marzo con il 100% dei voti. Esponente del PD, in passato aveva ricoperto l’incarico di consigliere provinciale alla Provincia di Salerno ed era stato inoltre Presidente della Comunità Parco Nazionale Cilento e Vallo di Diano.
Innamorato della sua terra, intendeva proteggerla da interventi che avrebbero potuto produrre un impatto devastante su un ambiente paesaggistico ancora incontaminato. Aveva una particolare sensibilità verso gli animali e l’aveva dimostrato con la predisposizione della spiaggia riservata ai cani con annesso servizio di navetta.
Lottava per uno sviluppo ecocompatibile del territorio e puntava sulla cultura, che egli considerava il motore decisivo per la crescita politica, civile ed economica. Chi ha avuto modo di conoscerlo sa che il suo carattere era schietto e a volte usava interloquire anche ricorrendo alla provocazione culturale, come quando manifestava critiche pungenti nei confronti dello Stato centrale per i nodi strutturali irrisolti del Mezzogiorno. Denunciava il persistente divario rispetto al Nord del Paese, rilevando che la storica questione meridionale fosse ancora all’ordine del giorno.
Difendeva con passione i successi ottenuti col suo dinamismo nel campo civile e amministrativo, al punto da autodefinirsi simpatizzante di un “leghismo meridionale”, per opporsi a interventi invadenti e al saccheggio delle incomparabili bellezze naturali e del paesaggio. Non esitava, perciò, ad adottare, come sindaco, misure anche impopolari, sollevando molte critiche e polemiche, anche all’interno del suo stesso comune, come quando emise l’ordinanza che vietava ai fumatori di gettare a terra le cicche, dopo che erano stati predisposti dei portacenere in vari punti delle vie cittadine. La sanzione prevista era una multa salatissima per i trasgressori.
“ Una cicca di sigaretta –affermava – impiega da 1 a 5 anni per degradarsi, recando gravissimi danni all’ambiente”. “Un uomo che si batteva per la legalità”, lo definì il Procuratore aggiunto della repubblica di Vallo della Lucania.
In una manifestazione, tenutasi nel nuovo porto di Senigallia, alla fine di luglio del 2011, il giornalista Luca Pagliari, nel presentare il libro scritto dal fratello, Dario Vassallo, (“Angelo Vassallo – La storia di un uomo coraggioso”), ne ha così ricordati la personalità e il ruolo politico – istituzionale:
“Angelo è stato un grande ambientalista, un visionario capace di trasformare i suoi sogni in fatti concreti, ma innanzi tutto un uomo coraggioso. Senza quel coraggio, non sarebbe riuscito a fermare abusi edilizi, a imporre la legalità, a promuovere uno stile di vita basato sul lavoro pulito e sull’onestà. Il messaggio è e sarà uno solo; speriamo in un mondo migliore, perché le persone che lo vogliono sono tante, perché ci sono i figli da far crescere, perché non possono essere nove colpi di pistola a fermare il lavoro e le idee d’uomini come Angelo Vassallo”.
La classe politica cilentana ha di che riflettere perché non si diffonda la paura dopo un delitto così efferato. Un clima d’intimidazione forse continua a incombere sul Cilento e rischia di stringere la comunità, pacifica e pur orgogliosa della propria identità, in una morsa paralizzante. Gli uomini politici e le istituzioni del territorio e nazionali dovranno essere fermamente vigili. Si tratta di non abbassare la guardia, di sapere che fare politica in certe realtà del Paese è come essere in trincea. Vi è l’estrema necessità di ricostruire la fiducia, ripristinare lo stato di diritto e sviluppare soprattutto nei giovani una coscienza civica consapevole della difficile posta in gioco; altrimenti la società cilentana rischia di ripiegare su se stessa.
C’è bisogno di decisioni coraggiose che isolino le forze oscurantiste che intendono mantenere il Cilento sotto la cappa soffocante dell’illegalità e del sottosviluppo cronico. C’è bisogno di un progetto alto, sorretto dalla partecipazione popolare e democratica. C’è bisogno, insomma, di dare coerente continuità politica e culturale al “modello Vassallo”, com’è stato evidenziato nel corso della manifestazione di Senigallia. Il modello che andava, tra l’altro, dalla raccolta differenziata fino al 70% dei rifiuti alla costruzione del primo depuratore del Cilento, dall’abitudine per i pescherecci di scaricare a terra e non in mare i rifiuti, al primato delle 5 vele di Legambiente e Touring Club, fino alla dichiarazione, da parte dell’Unesco di “Pollica capitale mondiale della dieta mediterranea”. L’alto tasso di vocazione turistica della fascia costiera richiede l’attivazione di politiche atte a salvaguardare e valorizzare le aree a forte valenza ambientale: i parchi naturali, la trasparenza delle acque e gli ecosistemi marini, che costituiscono i tratti distintivi e incomparabili del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano.
Si tratta di sventare ogni mira speculativa su un’area protetta, che comprende la parte meridionale della provincia salernitana e si estende per oltre 180 mila ettari, e di preservarne le straordinarie risorse e caratteristiche naturali. Tutto questo richiede progetti coerenti e rispettosi dell’ambiente e, nello stesso tempo, una decisa azione di contrasto alla cementificazione selvaggia del parco e delle splendide coste marine, senza lasciarsi coinvolgere in una distorta e mistificante visione dello sviluppo.
Al nuovo sindaco di Pollica, Stefano Pisani, l’augurio di buon lavoro, poiché ha davanti a sé un compito non semplice, ha bisogno della più solidale partecipazione e collaborazione da parte dei cittadini. Dopo l’attentato, egli ebbe modo di testimoniare anche in altre città d’Italia l’impegno civile e la figura politica e umana di Vassallo.
Sono trascorsi ormai sei anni da quella tragica sera a Pollica e non si sa se le indagini approderanno mai a esiti concreti. Indiscrezioni d’organi di stampa locale riferiscono che la Procura di Salerno è sul punto di risolvere il caso in tempi brevi. E’ quanto si augurano tutti, i familiari innanzi tutto, che attendono giustizia, la popolazione di Pollica e gli italiani, perché l’attentato proditorio ha ferito la coscienza civile del Paese.
Il Cilento attende ora di essere rassicurato e protetto dallo Stato. I Cilentani, però, si riscattino dalle clientele politiche, abbattano il muro del silenzio, si liberino dalla condizione di subalternità che li opprime storicamente e si diano una nuova classe dirigente per uscire dal sottosviluppo cronico e paralizzante.