Milano. Gaetano Foccillo, già autore de Il ragazzo del borgo e Crepuscolo contadino, ha pubblica quest’anno Oltre la stella dell’utopia, una vicenda amorosa ambientata in un periodo della storia di questo Paese che l’autore ci tiene a ricordare e vorrebbe analizzato seriamente e senza superficiali archiviazioni.
Parliamo del ruvido, tormentato decennio dal 1977, quello che in molti ricordano e anche accantonano come “anni di piombo”, che fu il titolo dato da Margarethe Von Trotta al suo film del 1981 su fatti di terrorismo e bande armate nella Germania dell’Ovest.
Si parlò di “strategia della tensione” per riepilogare clandestinità, lotta armata, stragismo di Stato, insicurezza, pericolo sociale, atti clamorosi e azioni isolate contro singoli individui, disegni ignoti e misteriosi. Parliamo di Brigate Rosse, delle azioni delle B.R.: dal primo sequestro per il “processo proletario nel carcere del popolo”, venne rapito l’ingegnere Macchiarini della SIT-Siemens il 3 marzo 1972. Parliamo del clamoroso rapimento del giudice Sossi il 18 aprile 1974 e della trattativa con lo Stato per la sua liberazione. Dal 1977 – lo scrivono Primo Moroni e Nanni Balestrini nel L’orda d’oro – si intensifica la lotta armata contro obiettivi che sono singole persone: magistrati, poliziotti, giornalisti, docenti universitari, operai, politici. Il risultato di un decennio vivido e tormentato sono stati numerosi morti e feriti, 40mila denunciati, 15mila arrestati, 4mila condannati a lunghi anni di carcere.
Occorre concordare con Gaetano Foccillo quando, nel tentativo che fa nel suo bel romanzo di assumere il punto di vista della giovane militante che preferì intraprendere la critica con le armi, chiede di ragionare sui motivi che spinsero molti attivisti politici cresciuti nell’estrema sinistra a intraprendere la lotta armata, riconoscendo la natura razionale della scelta. Occorre anche riconoscere che la dimensione esistenziale e il travaglio psicologico dei protagonisti – irriducibili, dissociati, pentiti e anche giudici, poliziotti e altri – possono essere analizzati soltanto se ne parlano i protagonisti stessi.
E qualcuno lo ha fatto e lo fa: parecchi libri – qui ricordo quelli di Barbara Balzarani – e un’ampia filmografia lo confermano. Forse, la condanna della violenza radicale e disperata non dovrebbe più ignorare le circostanze che la determinarono e si dovrebbe proprio ragionare sulle motivazioni che spinsero alcuni a intraprendere la lotta armata contro lo Stato.
La giovane protagonista del libro Oltre la stella dell’utopia non trova una via d’uscita per evitare questa sua scelta, nonostante l’intensa storia d’amore con un uomo più anziano di lei.
“Di sicuro tornerò a casa come perdente!” – afferma nella conclusione del romanzo. “Le idee qui sconfitte sopravviveranno in un’altra parte del mondo e in altro tempo? Chissà, forse!”.