Da venerdì 10 a domenica 12 giugno 2016, si è svolto presso lo spazio sociale Communia a San Lorenzo, la quinta edizione di Letteraria - Festival di Letteratura Sociale. L’evento è organizzato dalla casa editrice Alegre in collaborazione con la stessa Communia.
di Laura Nanni
“Letteraria” quest’anno ha messo a confronto la società distopica e quella utopica. “La prima, appena possibile e attraverso numerosi mezzi, ci viene imposta da chi di dovere, per farci diventare dei veri e propri ‘servi’; la seconda, invece, è il solo mezzo di difesa che abbiamo per difenderci da questa distopia che ci invade sempre e ovunque”.
Durante la tre giorni del festival sono intervenuti vari esponenti del mondo culturaleche, in numerosi modi, cercano di portare avanti quella che viene conosciuta con il termine di “cultura alternativa“. Ad esempio hanno partecipato Wu Ming 1 e Wu Ming 2, membri del collettivo Wu Ming Foundation, o lo scrittore Giuliano Santoro.
Come mai si è deciso di dar vita ad un festival del genere? Qual è il ruolo sociale nella letteratura contemporanea?
Pietro De Vivo, uno degli organizzatori del festival Letteraria, ha spiegato come nasce l’idea di dar vita ad un festival che si occupa del lato sociale della letteratura:
“L’idea del festival parte dalla Nuova Rivista Letteraria. Semestrale di letteratura sociale che pubblichiamo da sette anni, fondata da Stefano Tassinari, che era nostro collaboratore e che purtroppo è scomparso cinque anni fa, e a cui il festival è dedicato. La rivista, in un’epoca di consumo veloce e superficiale di qualsiasi prodotto comunicativo e culturale, vuole essere un luogo “pesante” e di approfondimento in cui trattare i temi della letteratura e della cultura intesa in senso ampio, affrontandoli da un punto di vista sociale e con la forte convinzione che le opere dell’ingegno umano, di qualsiasi tipo esse siano, non possano esistere astrattamente, essere fini a sé stesse, avulse dal contesto reale che le circonda e in cui nascono, crescono e si muovono, come se invece fossero rinchiuse in una torre d’avorio. (…)”
Il festival è diventato un luogo d’incontro per discutere e per confrontarsi, al di fuori di stretti schemi formali. Collaboratori della casa editrice e autori hanno potuto confrontarsi su temi sociali ed attuali anche molto scottanti. Nell’ultima giornata, ad esempio, il dibattito sul libro scritto da Lorenzo Declich su Giulio Regeni, ha visto emergere visioni e interpretazioni contrastanti.
Gli organizzatori stanno anche pensando ad un’edizione bolognese del festival. La frase che riassume il progetto editoriale e quindi quello del festival Letteraria è quella che viene citata da Pietro De Vivo:“Sgonfiare le narrazioni dei potenti e raccontare altre storie con ogni mezzo necessario“.
La scelta di Communia come partner è stata naturale, in quanto c’è da tempo una collaborazione e le stesse persone di Alegre edizioni, fanno parte del collettivo. Si svolgono infatti qui presentazioni di testi e dibattiti che vedono impegnati sullo stesso terreno militante, i due protagonisti di questa bella Utopia.
Ecco un altro stralcio significativo tratto dalla stessa intervista a Pietro De Vivo, riguardo agli obiettivi che si intendono raggiungere:
“L’obiettivo è quello di non rassegnarsi all'immaginario dominante ma mostrare che quella che viviamo è una realtà che sempre più si configura come una distopia, che non è né il migliore dei mondi possibili né l’unico, mentre delle alternative a loro modo utopiche sono possibili, nel senso del termine che allude a orizzonti altri da perseguire e alla volontà di trasformazione radicale dell’esistente.”
Un’altra citazione dalla stessa intervista riguarda cosa viene inteso dagli ideatori, con Letteratura sociale: “Col termine ‘letteratura sociale’ non intendiamo un nuovo genere o un’etichetta, non vi è quindi nessun tentativo di ingabbiare opere letterarie all’interno di schemi, contenutistici o formali, anzi. È una categoria interpretativa molto ampia e poco stringente che siamo soliti usare per riferirci a tutte quelle forme culturali, e non solo letterarie (quindi usando anche un approccio transmediale e multidisciplinare) che, come già accennato in precedenza, forniscono uno sguardo “altro” sul mondo. Si tratta di tutte quelle opere che, non potendolo cambiare direttamente, vogliono comunque agire sull’esistente in vari modi (…)”
Ho partecipato all'ultima giornata, del 12 giugno, in cui molti sono stati gli spunti di riflessione e ispirazione, le informazioni nell’ampia panoramica antropologica riguardante il campo delle migrazioni. Sono stati presentati tre libri dai loro autori. A questo mi dedicherò nel prossimo articolo.