le finestre cieche

Il lavoro alienante in una grande città produttiva, dove non c’è spazio per gli sguardi tra simili perché è negato il riconoscersi come tali, come fratelli e sorelle. Lo sguardo negli occhi, laddove esiste, può essere solo attraverso vetri, finestre che schermano, che tengono a distanza di sicurezza per perpetuare la lontananza, baluardo contro l’unità.


le finestre cieche
   a milano nessuno guarda dalle finestre
mai ti capiterà alzando gli occhi d’incontrare occhi
al lavoro chi può perder tempo
e che finestre può avere il metrò poi
a casa stanco
chi può si ripara in un suo secchio igienizzato di pattume
  chi s’arrischia a guardare dalle finestre
ci vuole il coraggio d’incontrarlo uno sguardo
a milano nessuno se la sente di guardare
alla propria speranza
agli occhi dell’altro

Savignano sP 11 ottobre 1998

28/01/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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