Ripartono i corsi dell’Università popolare Antonio Gramsci, scarica il programma e il manifesto degli studi. Mercoledì 14 settembre a via goito (Roma ) la prima lezione. Per il calendario dei corsi clicca qui.
di Pasquale Vecchiarelli
Gramsci, uno dei pensatori più profondi del 900 ma anche uno dei più importanti dirigenti del movimento comunista italiano, ci ha lasciato in eredità una complessa e affascinante teoria rivoluzionaria, utile a comprendere e trasformare il mondo occidentale contemporaneo, ancora oggi oggetto di studio e di ricerca al livello mondiale.
L’istruzione e la formazione costante sono per Gramsci un passaggio fondamentale per un aspirante comunista, cioè un aspirante intellettuale organico al partito, e quindi alla classe, che si pone l’obiettivo di elevare il grado di emancipazione individuale e collettivo della società.
Allo stesso tempo l’organizzazione (delle masse) finalizzata all’“attivazione” e all’agitazione contro il modello borghese, che si basa invece sulla “passivizzazione”, assume per Gramsci un ruolo altrettanto decisivo nella lotta per l’egemonia. Mediante l’organizzazione è possibile l’emersione dell’elemento consapevole (e quindi disciplinante) all’interno della massa spontanea (e quindi indisciplinata) illuminata solo dal senso comune e dunque destinata alla subalternità. Gramsci sostiene che la "teoria moderna" (x Gramsci il marxismo leninismo) [1] non può essere in opposizione con la spontaneità delle masse, altrimenti (ndr), diviene impossibile il determinarsi nel movimento reale di quegli elementi di consapevolezza necessari a rimuovere la falsa coscienza, con la conseguenza che i “concetti” (che teorizzano il mondo borghese, il suo determinarsi storicamente e il suo superamento) per quanto avanzati e scientifici non possono divenire Teoria essendo quest’ultima definibile come la Prassi che diviene cosciente di se stessa.
Le conseguenze di questo mancato incontro possono essere catastrofiche, scrive Gramsci a proposito:
“ [...] Trascurare e peggio disprezzare i movimenti così detti “spontanei”, cioè rinunziare a dar loro una direzione consapevole, ad elevarli ad un piano superiore inserendoli nella politica, può avere spesso conseguenze molto serie e gravi. Avviene quasi sempre che a un movimento “spontaneo” delle classi subalterne si accompagna un movimento reazionario della destra della classe dominante, per motivi concomitanti: una crisi economica, per esempio, determina malcontento nelle classi subalterne e movimenti spontanei di massa da una parte, e dall’altra determina complotti dei gruppi reazionari che approfittano dell’indebolimento obbiettivo del governo per tentare dei colpi di Stato. Tra le cause efficienti di questi colpi di Stato è da porre la rinunzia dei gruppi responsabili a dare una direzione consapevole ai moti spontanei e a farli diventare quindi un fattore politico positivo. [...]” [2]
Ritorniamo al principio, dunque, perché l’incontro dell’elemento consapevole con la spontaneità può determinarsi in una spinta verso la disciplina se a guidarla sono quadri estremamente formati, ma per un’alta formazione è ancora una volta necessaria l’organizzazione dei comunisti. Dall’incontro con l’elemento spontaneo, quindi con la realtà, deve nascere il terreno fertile per lo sviluppo e l’emancipazione a tutti i livelli: la lotta economica deve divenire lotta politica e contestualmente alla battaglia delle idee avviare la lotta per la conquista dell’egemonia.
L’Università Popolare Antonio Gramsci si pone l’obiettivo strategico della battaglia delle idee insieme all’obiettivo della formazione politica nella consapevolezza dei propri limiti, cioè, nella consapevolezza che tali obiettivi non possono essere disgiunti dal problema dell’organizzazione delle masse.
Note:
[1] Raul Mordenti , Gli occhi di Gramsci, Red Star Press
[2] Antonio Gramsci Quaderno 3 (XX) § (48)