Jasna Tkalec, una celebre compagna e una coraggiosa scrittrice e intellettuale socialista democratica e rivoluzionaria è morta il 16 agosto.
Nata nel 1941 a Zagabria, in Croazia, suo padre era Zvonko Tkalec, appartenente alla vecchia generazione di rivoluzionari jugoslavi antecedente alla seconda guerra mondiale e protagonisti del movimento partigiano durante il conflitto. Il padre fu uno dei traduttori più importanti di Marx e Engels dal tedesco nella lingua serbo-croata, e fu imprigionato e torturato nel campo di concentramento di Nova Gradiška, gestito dagli ustasci [fascisti, ndt] dello stato fantoccio nazista croato.
Jasna ha studiato letteratura e filologia classica presso l'Università di Zagabria e ha intrapreso ulteriori studi presso l'Università di Firenze. Ha insegnato al XVI Ginnasio a Zagabria alla fine degli anni Sessanta e nei primi anni Settanta e dal 1976 fu segretario generale del Comitato Culturale dell’Unione Socialista dei Lavoratori della Croazia (una delle principali istituzioni politiche ufficiali dell'ex Jugoslavia, accanto alla Lega dei Comunisti). Nel 1984 ha risieduto a Roma con uno stipendio dell'Istituto Gramsci. A metà degli anni ottanta ha vissuto a Parigi dove ha tradotto libri sulla teoria politica e l'arte. Ha pubblicato articoli sulla teoria sociale (in particolare su Gramsci e sul femminismo) in molte delle principali riviste marxiste jugoslave, tra cui Naše teme, Žena, Dometi, Delo, Kulturni radnik, Pitanja e Oko.
Dopo il crollo della Jugoslavia, ha lavorato come giornalista freelance per Novi forum, Nokat, Hrvatska ljevica, Novosti, e per le riviste e i giornali italiani quali il Manifesto, Liberazione e Avvenimenti. Nei primi anni novanta fu condannata a tre mesi di carcere per la sua critica radicale al nuovo regime nazionalista di destra in Croazia. Dal 1991 al 1993 vive a Bologna e Roma, dove ha collaborato anche con la rivista Balcanica. Nel 2015 pubblica una raccolta di saggi Il fantasma della libertà, in cui ha svelato la brutalità e l'autoritarismo dell'ordine capitalista e imperialista che si maschera sotto forma di democrazia. A questa vergognosa realtà ha sempre contrapposto una costante politica pacifista di stampo socialista e democratico e un'ampia cultura umanistica.
Ho incontrato Jasna quando avevo 17 anni, quando ho iniziato a collaborare con il mensile socialista Hrvatska ljevica, di cui Jasna era redattrice (e nel cui consiglio di redazione sarei entrato anch’io l’anno successivo). Il fondatore ed editore del giornale era il professor Stipe Šuvar, ex vicepresidente della Jugoslavia che, a differenza dei suoi colleghi, si rifiutò sempre di ritirarsi a vita privata o di unirsi alle forze politiche centriste dopo la rottura della Jugoslavia, cercando invece di lanciare un percorso per nuove politiche socialiste, rivoluzionarie e democratiche. Gli scritti di Jasna e le nostre molte conversazioni durante questo e il periodo successivo furono immensamente arricchenti. Jasna è stata anche, sin dall'inizio, nel consiglio di redazione di Novi Plamen, una rivista di sinistra dedicata alla politica e alla cultura che ho fondato e co-pubblicato dal 2007 al 2015 (quando cessò come giornale stampato ma continua come rivista online). Plamen era sin dall'inizio concepito come un luogo di riunione per le forze democratiche e umanistiche di sinistra da tutti i paesi dell’ex Jugoslavia e Jasna ha continuato a contribuirvi con diligenza anche nell'edizione online.
Jasna era una scrittrice immensamente erudita e polivalente. I suoi saggi brillanti, illuminanti e di grande valore letterario, saranno profondamente apprezzati dalle prossime generazioni di intellettuali di sinistra e dai progressisti sul territorio dell’ex Jugoslavia e oltre. La sua visione umanistica del socialismo rifletteva il suo carattere umano, grazioso, generoso e cooperativo. Abbiamo perso una persona splendida e singolare. Il suo spirito prometeico, tuttavia, sopravviverà nei suoi saggi luminosi e nelle persone la cui coscienza ha arricchito e rivoluzionato.