Nello scenario dei processi di destabilizzazione dei governi progressisti latinoamericani è opportuno interrogarsi sul ruolo giocato in essi dal fattore religioso. E ciò per due ragioni: il panorama religioso di questa regione sta radicalmente cambiando e tali cambiamenti influenzano la coscienza delle masse popolari.
di Alessandra Ciattini
Mi pare che pochi sappiano, almeno in Italia se non in Europa, che Eduard Cunha [1], presidente della Camera dei Deputati brasiliana che ha diretto il procedimento per giungere alla destituzione di Dilma Roussef, appartiene ad una chiesa pentecostale. Egli ha agito di concerto con altri deputati, di orientamento conservatore e reazionario (circa 70), che esplicitano chiaramente la loro fede religiosa e che, partecipando alla procedura di impeachment, hanno dedicato il loro voto a Dio.
A mio parere, questo fatto merita un qualche approfondimento per far sì che anche il comune lettore sia informato delle trasformazioni religiose che hanno investito negli ultimi decenni l'America Latina, su cui dibattono quasi esclusivamente gli specialisti o che sono denunciate con preoccupazione dalla Chiesa cattolica, perché da queste risulta fortemente danneggiata, essendo ridimensionato il suo ruolo egemonico tra le masse popolari. Considero tale riflessione quanto mai opportuna per delineare in maniera complessiva la strategia imperialista elaborata dagli Stati Uniti, che – dopo le sfiancanti e non popolari guerre in Afganistan e Iraq – sono tornati a guardare alla regione, che hanno sempre considerato parte integrante della loro sfera d'influenza. E ciò non solo per la grande quantità di risorse diversificate che essa contiene, ma anche perché rappresenta da sempre un mercato vicino e conveniente per la produzione statunitense. Ma ovviamente la possibilità di mantenere sotto controllo entrambe queste due dimensioni deve essere supportata da un intenso lavoro ideologico, volto a diffondere i “valori americani”, di cui si fa portavoce Obama e che sono incentrati essenzialmente sull'individualismo, sul consumismo, sul raggiungimento del successo.
Tutti elementi che, in una forma sia pure mistificata, sono presenti nel messaggio di cui sono portatrici le nuove chiese pentecostali e le loro varianti neopentecostali, di origine statunitensi, anche se si sono successivamente gemmate in America Latina, danno vita a istituzioni prettamente autoctone come la Iglesia Universal del Reino de Dios [2].
Tenendo presente che le concezioni religiose orientano sempre il comportamento sociale dell'individuo e il suo orientamento politico, forse non costituisce una perdita di tempo dedicare una qualche riflessione al fenomeno pentecostale e alla sua ricaduta sociale e politica. D'altra parte, le intense campagne di evangelizzazione dei nativi e di estirpazione dell'idolatria tra di essi, condotte dai colonizzatori iberici, ci insegnano che il controllo della vita religiosa è indispensabile per tenere in piedi un certo sistema di dominio, anche perché attraverso di esso motivi e temi politici penetrano in maniera surrettizia e in forma più efficace [3]. Si pensi, per esempio, al senso colpa scatenato dall'accusa di aver adorato divinità diaboliche, rivolta agli amerindiani, sfociato nel profondo senso di inferiorità indotto nell'indigeno, così chiamato perché privato della sua identità etnica e con essa della sua storia e autonomia. Senso di inferiorità di cui non poteva fare a meno un sistema di sfruttamento bestiale e di inaudita ineguaglianza come quello coloniale, il quale ha prodotto uno tanti olocausti dai quali è stata ed è scandita la storia umana.
Prima di analizzare, sia pure brevemente, i contenuti delle credenze e delle pratiche pentecostali, forniamo qualche dato per dare un'idea della consistenza del fenomeno pentecostale, che non riguarda solo l'America Latina, ma anche l'Africa, l'Asia e l'Europa in forma indiretta a causa delle migrazioni.
Una recente ricerca, condotta dal Pew Research di Washington, pubblicata nel 2014 [4] rende noto che oggi i cattolici in America Latina costituiscono il 69% della popolazione, mentre fino agli anni '60 del Novecento erano il 90%. Inoltre, sempre dalla stessa indagine risulta che i cattolici hanno fatto propri una serie di valori secolari come il divorzio, l'uso degli anticoncezionali, ritengono necessarie innovazioni nella struttura ecclesiastica come il sacerdozio femminile e la fine del celibato per il clero. Il risvolto di tale fenomeno è rappresentato dalla contemporanea crescita degli evangelici (in America Latina non si usa chiamarli protestanti perché questo termine è in stretta relazione con la storia europea), i quali tra il 1970 e il 2014 sono passati dal 9% al 19%. I due terzi degli evangelici appartengono a una denominazione pentecostale o si definiscono tali. Per quanto riguarda il Brasile, uno dei paesi progressisti dell'America Latina insieme al Venezuela, dove più forte è il tentativo di far piazza pulita dei governi caratterizzati da una politica sociale a favore delle masse più povere e marginali, i pentecostali sarebbero circa 45 milioni.
A differenza dei cattolici gli evangelici hanno un atteggiamento etico più rigorista, nel senso che sono contrari al divorzio, al matrimonio tra individui dello stesso sesso, all'uso degli anticoncezionali; inoltre, partecipano più attivamente dei cattolici alla vita religiosa e si distinguono per il loro attivismo caritatevole verso i poveri. Ma c'è un altro elemento assai importante per caratterizzarli. Pur essendo assai eterogenee per struttura, credenze e liturgia, le chiese pentecostali hanno le loro radici nelle “Missioni di fede” statunitensi, provenienti dal movimento protestante di santificazione, il quale è portatore di un fondamentalismo evangelico volto ad un proselitismo aggressivo mirante all'incremento delle conversioni. Esso focalizza tutto il suo interesse sulla vita del singolo individuo, che deve essere riformata e ristrutturata secondo i nuovi ideali religiosi, stimolando l'indifferenza verso l'ambiente sociale e conseguentemente il disimpegno politico. Ha, inoltre, un esplicito orientamento anticattolico – giacché considera pagano il cattolicesimo – e anticomunista, essendo il comunismo una visione del mondo del tutto incongruente con la fede professata (C. Rondón Palmera, Pentecostalismo y minorías religiosas. Aporte a la sociología de la religión, Revista colombiana de Sociología, n° 28, 2007, p. 98).
Al centro del fenomeno pentecostale sta la fede nella discesa dello spirito santo sui seguaci del Cristo, avvenuta cinquanta giorni dopo la Pasqua di resurrezione, con la quale una serie di doni o carismi vennero effusi agli astanti, che grazie alla straordinarie capacità da questi attribuite avrebbero potuto portare avanti con successo l'evangelizzazione. L'importanza di tale evento segna tutta la liturgia pentecostale, nel corso della quale si mira essenzialmente a “sperimentare” collettivamente il sovrannaturale, che in essa si manifesta tramite miracoli, guarigioni, soluzione di problemi esistenziali. Si tratta, dunque, di una liturgia in cui non si trasmettono dottrine, quanto piuttosto ci si predispone, con danze e canti, con comportamenti emotivamente coinvolgenti, a raggiungere quella sorta di estasi collettiva, che già Durkheim aveva considerato il fattore fondamentale sul quale si costruisce ogni concezione religiosa del mondo.
In definitiva, una religione orale, gestuale, emotivamente trascinante, dai caratteri simili a quelli di uno spettacolo televisivo [5], che trasforma gruppi di individui di origini culturali ed etniche diverse in una comunità, sotto la tutela e il controllo – abbastanza visibile – di un leader carismatico. Al tempo stesso, una religione che ha recepito una serie di pratiche provenienti dal mondo africano (anche negli Stati Uniti e dal cattolicesimo popolare in America Latina) e che sembra coinvolgere essenzialmente i settori sociali bassi e medi della popolazione dei Paesi in cui attecchisce. In realtà, su questo punto c'è un dibattito tra gli studiosi, alcuni dei quali rifiutano l'idea di considerare il pentecostalismo una religione dei poveri, giacché essa coinvolge anche gruppi benestanti, i quali a mio parere però debbono essere considerati l'élite pentecostale, cui appartiene il su menzionato Cuhna.
(segue sul prossimo numero)
Note:
[1] Il suo nome appare anche nei Panama Papers.
[2] Fondata in Brasile ma diffusasi in America Latina e negli altri continenti. Il suo fondatore è stato condannato per frode fiscale.
[3] L'importanza di questo aspetto trova ulteriore conferma nel fatto che il Dipartimento di Stato statunitense elabora ogni anno l'International Freedom Report sulla libertà religiosa e sul suo rispetto nel mondo. Per il 2014 v. http://www.state.gov/j/drl/rls/irf/religiousfreedom/index.htm.
[4] La ricerca ha riguardato 18 Paesi latinoamericani e Porto Rico (colonia degli Stati Uniti).
[5] Del resto, assai usato dai cosiddetti telepredicatori, che hanno trasformato le cerimonie religiose in spettacoli.