Gli anni Settanta, crocevia della storia del Novecento

La presentazione del libro Compagna Luna di Barbara Balzerani è stata un’occasione per riflettere sulle ragioni degli anni di piombo.


Gli anni Settanta, crocevia della storia del Novecento

Furono anni, per chi li visse come tanti di noi, furono anni ruvidi, tormentati. Furono anni sui quali occorre avviare, qualcuno lo ha cominciato a fare, una analisi storica. Furono anni sui quali si sono scritti libri, realizzati film e qualche serio dibattito è stato organizzato. Erano gli “anni di piombo”, definiti così prendendo a prestito il titolo del film girato da Margarethe Von Trotta nel 1981 su faccende avvenute nella Germania Ovest.

Erano gli anni della “strategia della tensione” e nello slogan riepiloghiamo dalle “stragi di Stato”, la nascita della lotta armata rivoluzionaria, la clandestinità, l’insicurezza, atti clamorosi e azioni isolate, disegni ignoti e misteriosi.

Erano gli anni delle Brigate Rosse, del loro primo sequestro per il “processo proletario nel carcere del popolo” quando venne rapito il 3 marzo 1972 l’ing. Macchiarini della SIT-Siemens, del clamoroso sequestro del giudice Sossi a Genova il 18 aprile 1974 quando lo Stato intraprese una trattativa per la sua liberazione.

Primo Moroni e Nanni Balestrini hanno scritto in un libro che dal 1977 si intensificò la lotta armata contro obiettivi ritenuti significativi: magistrati, poliziotti, docenti universitari, giornalisti, operai e politici. Il risultato di un decennio fu di numerosi morti e feriti, oltre quarantamila denunciati, 15mila arrestati, 4 mila condannati a lunghe detenzioni.

Quello che deve diventare oggetto di analisi è la dimensione esistenziale, il travaglio psicologico dei protagonisti. Nel mondo delle Brigate Rosse e di Prima Linea abbiamo imparato a conoscere gli irriducibili, i dissociati, i pentiti. Nel mondo che era oggetto di battaglia per la rivolta armata abbiamo imparato a conoscere anche giudici e poliziotti con cui poter analizzare la storia di quegli anni: se ne parlano i protagonisti stessi possiamo fare passi avanti nell’uscire dalla banalità con cui si sono visti quegli anni, dal loro chiudersi a oggi.

Qualcuno ha preso le proprie responsabilità e trascorso anni di vita in carcere duro. Barbara Balzerani, una brava scrittrice, ha saputo comunicare con la parola scritta, affermando così il “diritto di parola” che ha ciascuno di noi. Lei affermò di prendersi la responsabilità di fronte all’intera società, al Paese. Così fece Mario Moretti quando si assunse la responsabilità di considerare chiusa l’esperienza brigatista. Come fece anche Renato Curcio quando affermò che “ci assumemmo l’esperienza di aprire la lotta armata e ci assumiamo la responsabilità di dichiararla chiusa”.

Le Brigate Rosse nacquero da Sinistra Proletaria ci disse Prospero Gallinari. Un punto di partenza per capire quegli anni e avviare l’analisi storica in modo scientifico sulla pratica dell’organizzazione e sulla pratica dei militanti. Senza mettere nell’angolo dell’oblio che le lotte delle BR e di Prima Linea scaturirono dall’ interno delle lotte sociali del Paese, che la classe operaia cercava un riferimento per la lotta al capitalismo padronale e al liberismo borghese.

La lettura del libro Compagna Luna ci aiuta a capire come l’origine operaia e contadina di tanti appartenenti alle Brigate Rosse è un’origine di classe sfruttata in un periodo della storia italiana, gli anni Settanta appunto, in cui la coscienza di classe era ravvivata da moti studenteschi e operai che si sono arresi alla prepotenza del capitalismo.

Furono anni crocevia della storia del Novecento italiano. Capirne lo snodo potrebbe aiutare a rafforzare la coscienza che il capitalismo è ancora presente con la sua violenza repressiva.

B. Balzerani, Compagna Luna, Feltrinelli Editore, 1998 - 140 pagine.

10/06/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Guido Capizzi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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