Ernesto Buonaiuti, una figura scomoda al fascismo e al Vaticano: un comitato per ricordarlo

Nasce un Comitato promotore per una migliore conoscenza e per la riabilitazione di Ernesto Buonaiuti nella Chiesa e nella società. Di seguito l'appello e le firme.


Ernesto Buonaiuti, una figura scomoda al fascismo e al Vaticano: un comitato per ricordarlo

 Nasce un Comitato promotore per una migliore conoscenza e per la riabilitazione di Ernesto Buonaiuti nella Chiesa e nella società. Di seguito l'appello e le firme. nei confronti della politica vaticana in questo ambito, per cui era considerato un elemento di disturbo sia da parte ecclesiastica che da parte governativa.

Nel 1931 fu rimosso dal proprio ruolo di docente anche presso l’Università di Roma avendo rifiutato il giuramento di fedeltà al regime fascista che furono invitati. a prestare i circa millecinquecento professori delle Università italiane. Soltanto dodici vi si rifiutarono: Ernesto Buonaiuti era tra questi

Il Vaticano, che aveva chiuso nel 1929 la “questione romana” con i patti del Laterano, pur ritenendo abusiva la richiesta di giuramento, non volle urtarsi con il regime e consigliò i professori di area cattolica di giurare “con riserva mentale” cioè ponendo come condizione, nel segreto della propria coscienza, che si sarebbero attenuti a tale giuramento solo se ciò non avesse loro imposto doveri contrari alla fede cattolica.

Perdette in tal modo ogni sostegno economico e si affidò unicamente all’appoggio di amici ed estimatori. Dopo la caduta del fascismo fu reintegrato nei ruoli del magistero universitario, ma privato dell’insegnamento: nel Concordato era stata inserita una norma “ad personam” (art. 5 terzo comma) che impediva agli scomunicati di adire a posti statali che comportassero contatto con il pubblico. Sgradito, come cattolico, ai partiti di sinistra e come scomunicato dai politici di obbedienza vaticana, non fu mai riabilitato ufficialmente, anche se molte delle sue posizioni riecheggiarono nei dibattiti conciliari del Vaticano II e furono riprese nei documenti ufficiali. È nota la stima che aveva per lui Angelo Roncalli, al tempo degli studi romani.

Buonaiuti morì a Roma nel 1946, e fu privato della sepoltura ecclesiastica, essendosi rifiutato di ritrattare le proprie posizioni; la sua memoria restò nell’ombra per decenni, dal momento che, pur trattandosi di una figura di testimone eticamente e giuridicamente superiore a ogni motivo di critica, Buonaiuti fu considerato scomodo da tutti i centri di potere, data la sua irriducibile fedeltà alla propria coscienza e alla propria onestà intellettuale e morale, al di sopra di ogni altra considerazione.

Riteniamo che l’evoluzione delle sensibilità politico-sociali e religiose, che ha condotto a rivedere numerose manifestazioni di intolleranza del passato, costituiscano un clima favorevole alla rivalutazione pubblica delle sue virtù civiche e religiose, soprattutto in un tempo come il nostro, in cui da ogni parte si fa giustamente appello alla capacità personale di resistenza critica al conformismo intellettuale e al relativismo morale.

Nell’ambito di queste considerazioni promuoviamo un “Comitato per una migliore conoscenza e per la riabilitazione di Ernesto Buonaiuti nella Chiesa e nella società”, la cui adesione proponiamo a esponenti della cultura cristiana e laica, a movimenti, riviste, associazioni, centri studi e a tutti. L’apertura di un sito Internet e la divulgazione dei testi di Ernesto Buonaiuti sono i primi concreti obiettivi.

Agire politicamente”-coordinamento di cattolici democratici,Centro Studi “Romolo Murri”-Urbino, Coordinamento delle comunità cristiane di base, Coordinamento delle teologhe italiane, “Fine settimana” (Verbania), Il Guado-omosessuali credenti, Movimento per la società di giustizia (Lecce), “Noi Siamo Chiesa”, Consulta torinese per la laicità delle istituzioni, Centro culturale Puecher (Milano), Comunità di base del Vomero, Comunità nascente (Torino), Comunità La Collina (Cagliari) -Confronti, Adista, Koinonia, Il Tetto, Il foglio (Torino), Il Gallo, Tempi di fraternità, Viator, Preti Operai, Quale vita, Esodo -Clara Achille, Giovanni Avena, Franco Barbero, Daniele Barbieri, Marcelo Barros, Ugo Francesco Basso, Vittorio Bellavite, Luigi Berzano, Luigi Bettazzi, Alfonso Botti, Frei Betto, Franco Brescia, Gianfranco Brunelli, Emanuele Bruzzone, Carla Busato Barbaglio, Remo Cacitti, Gabriella Caramore, Carlo Carlevaris, Giuseppe Casale, Angelo Casati, Rocco Cerrato, Francesco Cesarini, Fabrizio Chiappetti, Giancarla Codrignani, Pasquale Colella, Arrigo Colombo, Paolo De Benedetti, Fulvio De Giorgi, Gigi De Paoli, Daniele Gallo, Paola Gaiotti De Biase, Filippo Gentiloni, Gianni Geraci, Paolo Farinella, Giovanni Filoramo, Roberto Fiorini, Giovanni Franzoni, Silvia Giacomoni, Raniero La Valle, Piergiorgio Maiardi, Vito Mancuso, Giancarlo Martini, Dora Marucco, Ettore Masina, Clementina Mazzucco, Lidia Menapace, Daniele Menozzi, Giovanni Meriana, Giovanni Miccoli, Cesare Milaneschi, Cettina Militello, Carlo Molari, Gian Franco Monaca, Arnaldo Nesti, Gianni Novelli, Primarosa Pia, Marco Marzano, Tullio Monti, Raul Mordenti, Samuele Nicoli, Laura Novati, Ercole Ongaro, Flavio Pajer, Antonio Parisella, Enrico Peyretti, Marinella Perroni, Mauro Pesce, Valerio Pocar, Lino Prenna, Ernesto Preziosi, Adriano Prosperi, Anna Raybaudi, Paolo Ricca, Armido Rizzi, Domenico Rosati, Giuseppe Ruggieri , Brunetto Salvarani, Luigi Sandri, Daniela Saresella, Felice Scalia, Cristina Simonelli, Alberto Simoni, Ortensio da Spinetoli, Paolo Sorbi, Piero Stefani, Marilena Terzuolo Giaccone, Stefano Toppi, Fabrizio Truini, Adriana Valerio, Giorgio Vecchio, Antonio Vermigli, Giangabriele Vertova, Marcello Vigli, Aldo Visco Gilardi, Gianmaria Zamagni, Francesco Zanchini.

Roma,18 luglio 2014

11/12/2014 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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