“Le viol est un crime. Mais la drague insistante ou maladroite n’est pas un délit, ni la galanterie une agression machiste.”
Che tradotto suona così: “lo stupro è un crimine. Ma la draga insistente o maldestra non è un reato, né la galanteria un'aggressione maschilista.” In cui con drague s’intende il rimorchiare.
Sui giornali francesi di risposte alla lettera accusatoria nei confronti del movimento Me too, firmata anche dalla Deneuve, ce ne sono state e tutte piuttosto critiche.
Vorrei aggiungere qualcosa.
A parte il fatto che l’atto di usare la propria notorietà di attrice per attaccare il movimento che è nato con l’affare Weinstein, assomiglia molto più a un atto di difesa di una corporazione, o meglio, di un certo mondo, quello patinato dei divi del grande schermo e di tutto ciò che ruota loro intorno, un mondo a sé, che non vuole rispondere a nulla di ciò che riguarda la vita vera delle persone… Certamente non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, però nel bel mondo dello spettacolo una casta esiste.
‘Non accusate il grande magnate, il genio, la persona libera che non fa nulla di male, cerca solo di rimorchiare…’. Ma qui non si tratta né di libertà né di arte, si tratta di comportamenti scorretti, quando non aggressivi, derivanti da stereotipi di una società improntata al Modello unico, in realtà maschile, in cui le donne hanno preso parola da poco tempo. Comportamenti che seguono uno schema semplice, in cui l’uomo che agisce, si meraviglia se poi c’è chi non lo seguee, anzi, gli risponde.
In Italia non si è diffuso il movimento Me too, ma avrei aderito volentieri, ricordando la mia esperienza durante la scuola di teatro, un periodo in cui noi allieve-i abbiamo preso parte a qualche film, per scegliere poi di non continuare in quell’ambiente. Perché? Semplice, dal direttore di fotografia agli altri, in vari ruoli, cercavano solo di sedurre, ognuno a modo suo…e abbiamo capito subito che quella strada noi non volevamo percorrerla. Così era. Noi non eravamo Catherine Deneuve né figli d’arte, che ci vuoi fare?
Ora, vorrei chiedere a Catherine se prende quotidianamente metropolitana o bus e altri mezzi pubblici in cui poter incontrare, maniaci o meno, personaggi di vario tipo che si strofinano, si slacciano, allungano tutto quello che possono e così via. Le chiederei se percorre strade poco illuminate o periferiche, se ha mai lavorato in quei luoghi professionali in cui da poco si è introdotta la figura femminile.
Potremmo tutte raccontare una serie di esperienze personali in vari ambiti, in cui ad emergere è sempre un comportamento in cui il maschio deve in qualche modo imporsi e imporre i suoi modi di fare, anche quando non si tratta di vera e propria violenza.
Uno delle ultime galanterie voglio raccontarla. Un tipo con la Mercedes, che ha cambiato direzione per affiancarmi mentre io con la giacca a vento imbottita facevo la mia camminata mattutina, quando gli ho gridato basta, sennò chiamo il 112; ha dovuto replicare dicendo: ma che sei lesbica?
Un ‘galantuomo’ direbbe la Deneuve?
L’abuso di potere da parte degli uomini, in nome della propria forza fisica ma anche sociale, derivante da modelli che ancora non sono stati scardinati, nonostante i femminismi li abbiano disarticolati, è qualcosa di molto concreto e presente nella vita delle donne, e non solo nella loro. Per questo ritengo grave che quella lettera sia stata scritta, pubblicata e firmata.
Inoltre il modello patriarcale dominante alimenta la cultura capitalistica del Pensiero unico, quello che rende tutto una merce, anche i corpi e le relazioni.
E qui rifletto sulla parola seduzione alla quale si sono agganciate le autrici della famosa lettera pubblicata da Le Monde, che parla di una libertà sessuale conquistata che viene messa in discussione da questa ondata di presa di parola da parte delle donne molestate.
Quale libertà sessuale? Quella della mercificazione sessuale dei corpi maschili e femminili che invade le nostre vite attraverso i mezzi di comunicazione?
Domandiamoci: siamo diventati consapevoli dei nostri corpi e del valore implicito dell’esperienza fisica che non è mai solo fisica?
Marx, analizzando il modo di affermarsi del capitalismo, ha descritto il sistema di mercificazione. Anche i corpi sono assoggettati a questa reificazione, considerati oggetti da cui trarre il massimo del piacere o del profitto. È così che il capitalismo ha informato le menti della maggioranza, alienando le persone che non vivono più la propria ‘interezza’ e, per questo, le distoglie dalla possibilità di essere uomini e donne con un valore che oltrepassi la mera riproduzione dei rapporti di potere di questa società.