Cultura
Nella società capitalista la preminenza dei diritti del cittadino su quelli dell’uomo è propria esclusivamente dello stato di emergenza che vive la società borghese all’epoca della sua gestazione rivoluzionaria. In effetti, sulla base dell’ideale di superare il dualismo fra cittadino e borghese nella ricostruzione dell’unità antica di soggetto e cittadino in armi [10], il comitato di salute pubblica violò praticamente la costituzione del 1793, che comunque teoricamente sanciva ancora i diritti naturali dell’uomo come fondamento dei diritti di cittadinanza.
Quando il giovane Marx condanna Hegel per il fatto che il suo idealismo finirebbe col rovesciarsi in un “positivismo falso” ovvero in un “positivismo acritico” che sussume surrettiziamente e senza vaglio critico quei contenuti empirici rispetto ai quali esso pretende di proclamare la propria incontaminata purezza, quando argomenta in tal modo è chiaro che il discepolo ritorce contro il Maestro la lezione da lui appresa.
Con l’esaurirsi della contrapposizione ideologica della Guerra Fredda, l’individuazione di un nemico esterno appare funzionale a preservare l’identità nazionale, etnica o religiosa, per difendere la coesione interna del gruppo di appartenenza, sostituendo i perduti valori etici del mondo precedente.
Nel centocinquantenario della morte di Mazzini si impongono alcune riflessioni sull’identità culturale e politica della crepuscolare Italia contemporanea e del ruolo che nella costituzione della sua identità collettiva ha il patriota genovese.
Le associazioni politiche e sociali costituiscono il principale antidoto ai rischi di derive demagogiche, ponendosi quale indispensabile termine medio fra l’esecutivo e le masse
Vegetti ha cercato di mostrare come non solo Platone ritenesse il suo progetto di società, tendenzialmente comunista, come il migliore dei mondi possibili, ma si sia costantemente sforzato di dimostrare come non si trattasse di un progetto campato in aria
Il punto di vista del proletariato è parte della società capitalista ma, contemporaneamente, è totalità riproducente l’interezza dei rapporti sociali
Come denuncia Marx mediante l’emancipazione politica solo la società civile si libera realmente, mentre l’uomo si emancipa astrattamente, contrapponendo la cittadinanza ideale alla subordinazione reale a dei rapporti di produzione che lo disumanizzano.
Hegel, di fronte ai critici della rivoluzione come astrazione che rompe il naturale sviluppo, non si limita come Kant e Fichte a difendere il ruolo dell’astrazione teorica, ma ripensa in riferimento alla Rivoluzione francese e, più in generale, all’agire politico la dialettica che si instaura tra le categorie di astratto e concreto.
Storia e coscienza di classe è responsabile della concezione della reificazione come condizione ontologica dell’uomo. L’errore fondamentale consiste nell’eccessivo hegelismo, che ha portato l’autore a identificare l’oggettivazione, essa sì condizione universale e ineliminabile dell’attività dell’uomo, con l’alienazione che ne è invece la forma storica, transeunte e specifica del modo di produzione capitalistico.
Per quanto paradossale possa apparire, il più grande platonico è stato certamente Aristotele
Come mostra Gramsci, la filosofia della praxis, cioè il marxismo, ha dato prioritaria rispetto a un nuovo Rinascimento, ovvero alla formazione di una concezione del mondo per i propri intellettuali, a una novella riforma in grado di divenire senso comune in larghi strati delle masse popolari.
Marx, a partire dalla Questione ebraica, ritiene che nello Stato politico borghese l’uomo si pone come indipendente dalla religione, dal dualismo fra esistente ed ideale, che però si riproduce nella società civile in cui l’individuo è contrapposto alla sua essenza, alla sua attività vitale come a un estraneo: il capitale, ovvero il lavoro morto che comanda sul lavoro vivo.
Lo Stato, la nazione, la lingua, la religione, la molteplicità delle civiltà e il mercato attendono ancora di essere indagate ontologicamente dal marxismo
Recensioni che comprendono i punti di forza di Storia e coscienza di classe, cercando di superarne dialetticamente i limiti
L’ingresso delle masse nella vita politica produce un profondo mutamento della funzione direttiva svolta dagli intellettuali, la cui funzione socio-politica muta a seconda del modo in cui si rapportano alla classe di riferimento.
L’individuo non può trovare rifugio in una società, come quella borghese, dove domina la differenza, l’insocievole socievolezza, la naturale legge del più forte
Le accuse più ricorrenti a Storia e coscienza di classe sono di idealismo, di soggettivismo e di deformazione del #marxismo, per avere escluso la natura dalla considerazione #dialettica.
Come osserva Gramsci, l’assenza della fase storica europea segnata dalla Rivoluzione francese ha lasciato le masse popolari americane allo stato grezzo, tanto che la lotta di classe ricalca ancora quella svoltasi in Europa nel secolo XVIII.
A parere di Marx nella società capitalista, l’emancipazione politica fu al tempo stesso l’emancipazione della società civile dalla politica, dalla parvenza stessa di un contenuto universale.
Storia di una ricca esperienza educativa, ispirata ai criteri di didattica libertaria di Danilo Dolci, Maria Montessori, Mario Lodi, don Milani, Célestin Freinet, P. A. Kropotkin e Baden Powell, messa a tacere dall’obsolescenza di certa scuola italiana.
A parere del giovane Lukács il compito dell’unificazione del dualismo di soggetto e oggetto – oscuramente avvertito e lasciato cadere da Kant – viene ripreso da Hegel, il quale se da un lato interpreta il criticismo come la filosofia della scissione per eccellenza, dall’altro è ben lungi dall’addossarne la causa all’arbitrio o ai limiti del filosofo Kant.
Mentre il cattolicesimo mira a preservare un’unità esteriore con le masse, mirando a mantenerle all’interno di una visione folcloristica del mondo, impedendo il sorgere di una visione scientifica, il marxismo, al contrario, intende stabilire un contatto dinamico con esse volto a sollevare continuamente nuovi strati di massa a una vita culturale superiore, con il fine di costruire un blocco intellettuale-morale che renda politicamente possibile un progresso intellettuale di massa.
Lo #Stato è il prodotto dell’organizzazione #sociale, mutando i rapporti di forza al suo interno cambia di conseguenza la forma statuale.
Avendo quale fine la direzione politica in frangenti storicamente decisivi per la propria classe di riferimento, il partito rivoluzionario dovrà avere per Gramsci l’elasticità necessaria a adattarsi ai compiti inediti che impone la fase sulla base dei rapporti complessivi di forza nel paese determinato e sul piano internazionale.
Il recente libro di Enzo Mauro sulla frammentazione della sinistra, sebbene abbia il pregio di fare un buon excursus storico sul movimento socialista dalla fine dell’Ottocento fino alla scissione di Livorno, legge gli avvenimenti con occhio astorico, semplificandoli e piegandoli a sostegno della tesi preconfezionata del divisionismo naturale della sinistra.
L’essere qualitativo delle cose che conduce la propria vita extra-economica come una cosa in sé, che si pensa di poter trascurare durante il normale funzionamento delle leggi economiche, nelle crisi diventa improvvisamente il fattore decisivo. I suoi effetti si manifestano nell’arresto del funzionamento di queste leggi.
Il confronto del giovane Marx con i diritti umani non è sistematico, né immediatamente rivolto alla cosa stessa, ma è mediato dalla critica all’uso ideologico che ne fa l’opposizione liberal-democratica tedesca e alla necessità di portare a termine il parricidio nei confronti della filosofia hegeliana.
Il nazionalismo è una escrescenza anacronistica nella storia italiana, di gente che ha la testa volta all’indietro come i dannati di Dante. La missione di civiltà del popolo italiano è nella ripresa del cosmopolitismo romano e medioevale, ma nella sua forma più moderna e avanzata.
La deviazione burocratico-economicista tende a contrapporre lo sviluppo della produzione, indispensabile ai fini della transizione al socialismo, all’altrettanto necessaria lotta al burocratismo, considerando quest’ultima lotta come una preoccupazione politicista e una difesa piccolo-borghese della democrazia formale.