Se si vuole che in Europa qualche prospettiva positiva si riapra, bisogna augurarsi la vittoria di Tsipras alle elezioni greche, così come quella di tutte quelle forze che possano mettere in discussione le politiche dell’austerità. Fare come Tsipras in Italia non vuol dire usarne in franchising il marchio, ma significa rompere qui sui nostri temi coi nostri avversari, con le politiche di austerità in parlamento, ma anche nei consigli comunali. E se necessario anche nei sindacati.

Tante idee e grandi aspirazioni, di fronte ad una richiesta forte di unità e riaggregazione della sinistra, ma poca concretezza e relazione con lo scontro di classe e con i movimenti reali più significativi.

Una questione di grande attualità: il rapporto fra i comunisti e il sindacato. Gramsci, i consigli di fabbrica, la lotta contro il fascismo, le critiche della Terza Internazionale, i limiti della direzione bordighista del partito, la lotta contro le burocrazie sindacali.

I lavoratori autoconvocati della scuola, nati per promuovere l’unità dei lavoratori in modo trasversale alle forze sindacali contro gli effetti devastanti della parcellizzazione sindacale, di fronte all’ultimo pesante attacco del governo, ritengono fondamentale un impegno nelle prossime elezioni RSU della scuola per unire i lavoratori su una piattaforma radicale ed elaborata dal basso. 

La partecipatissima assemblea di sabato e domenica scorsi a Bologna ha visto prevalere la volontà di stare insieme o, per lo meno, di non dividersi da parte della coalizione politica ed elettorale che sotto le insegne de L’Altra Europa per Tsipras ha conosciuto il suo esordio nelle elezioni europee.

Fibrillazione e canti della resistenza segnano queste ultime ore di campagna elettorale in Grecia. In attesa del responso delle urne di Domenica, una cosa é certa: in Grecia c'é una nuova generazione che non é più disposta a pagare una crisi prodotta da banche e speculatori

Martedì, 20 Gennaio 2015 19:39

414: un dialogo possibile

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Al tramonto dell’età antica e del paganesimo, nel quadro di un impero decadente che si appoggia alla nuova religione cristiana, potrebbe essersi svolto questo dialogo tra due grandi figure intellettuali di quella fase di passaggio. Il vescovo e teologo cattolico Agostino e la filosofa e astronoma pagana Ipazia. Due mondi che si confrontano e si scontrano.

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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