Segue da: “Videolezione: Fenomenologia dello spirito” pubblicata sul precedente numero di questo giornale
Link agli articoli usciti su questo giornale in cui sono approfondite le questioni affrontate nella video lezione: “Il momento Ragione della Fenomenologia dello spirito”; “La ragione attiva”; “Lo spirito del mondo nella Fenomenologia di Hegel”; “Il passaggio dal momento spirito al momento religione nella Fenomenologia”; “La religione nella Fenomenologia dello spirito”.
Dalla transizione dalla coscienza infelice alla ragione rinascimentale, al processo dialettico di sviluppo della ragione osservativa, fino al passaggio alla prima figura della ragione attiva: l’uomo del piacere e la necessità
Il totale asservimento della coscienza infelice cristiana a una divinità lontana e destinata a restare sostanzialmente estranea alla soggettività della singola autocoscienza, forma, ovvero educa l’umanità – come la dura esperienza del servizio aveva educato il servo – a non cercare più la verità nella propria singola interiorità, ma in qualcosa di universale. In tal modo l’autocoscienza supera il proprio difetto di fondo, la propria unilateralità contraria ma speculare a quella della coscienza, che ricercava la verità al di fuori di sé. L’autocoscienza, in effetti, muoveva dal presupposto della certezza soggettiva di essere in se stessa la fonte di ogni verità. Ora questo duro servizio in funzione del divino insegna all’autocoscienza la necessità di ritrovare la verità nell’universale e non più nella singola soggettività. D’altra parte questo universale diverrà finalmente la ragione e non sarà più il prodotto feticistico dell’auto-alienazione e autoestraniazione dell’autocoscienza solo alla fine di questo lungo percorso della coscienza infelice. Quest’ultima supererà se stessa e la propria costitutiva infelicità solo nel momento in cui l’universale non sarà più l’assolutamente altro da sé, ma verrà interiorizzato, divenendo appunto la ragione.
In altri termini l’autocoscienza diverrà consapevole mediante la tragica esperienza della coscienza infelice, di avere in sé quell’universale che invano aveva ricercato fuori di sé, in una sfera trascendente il mondo reale. L’universale che l’autocoscienza riscopre nella propria interiorità e che realizza la sua certezza di essere la fonte di ogni verità è il suo partecipare all’universalità della ragione, l’universale immanentistico che sarà al centro della cultura Umanistica e Rinascimentale che si svilupperanno a partire dall’Italia fra il XV e il XVI secolo. In tal modo dal particolarismo tipico dell’età medioevale, dall’esperienza estrema della coscienza infelice che proiettava fuori di sé, nell’altro da sé, tutti gli aspetti sostanziali della propria essenza generica, siamo finalmente entrati in un’altra epoca decisiva della storia universale caratterizzata dalla transizione dall’autunno del medioevo all’alba dell’epoca moderna. Prosegui la lettura dell’articolo a questo link.
“Non si può comprendere perfettamente Il Capitale di Marx – osserva Lenin nei suoi Quaderni filosofici – e in particolare il suo primo capitolo senza aver studiato a fondo e compreso tutta la Logica di Hegel. Quindi nessun marxista ha compreso Marx da mezzo secolo a questa parte”. Tanto che Lenin, due anni prima della sua morte, in un articolo consacrato al materialismo militante e che ha dunque lo statuto di una sorta di testamento filosofico, non reclama la fondazione di una “società per lo studio della dialettica marxista”, bensì di una “società degli amici materialisti della dialettica hegeliana” [V. I. Lenin, Sul significato del materialismo militante, 1922].
Del resto lo stesso Marx fa vanto a Hegel, a questo “individuo colossale al quale dobbiamo tanto” [K. Marx, Marx-Engels Werke, XXXIII, p. 665], che egli “per primo comprese la storia della filosofia nel suo insieme” [K. Marx, “Lettera a Lassalle” del 1858 in Marx-Engels Werke, XXIX, p. 549] Inoltre nella Postazione alla seconda edizione de Il capitale Marx sostiene d’aver "civettato" con Hegel ed esprime disprezzo nei confronti dei suoi contemporanei, "epigoni pretenziosi e mediocri" che continuano a denigrare Hegel dilettandosi a trattarlo "da “cane morto”". Anche perché Hegel "è stato il primo ad esporre le forme generali del movimento [dialettico della realtà] in modo ampio e cosciente" [K. Marx, Marx-Engels Werke, XXIII, p. 27].
Infine ha osservato Bertolt Brecht: "Una conoscenza più o meno completa del marxismo costa oggi dai venti ai venticinquemila marchi-oro [oggi pari a 100 mila euro], e senza tutte le finezze e i dettagli. Per meno non si ottiene niente di veramente buono, al massimo un marxismo di mezza tacca, senza Hegel o senza Ricardo". [Dialoghi di profughi].
Proprio per questo, dopo aver in lungo e largo esposto il pensiero di Marx nei precedenti anni accademici, abbiamo deciso di dedicare un corso dell’Università popolare Antonio Gramsci a: “Le origini filosofiche del marxismo: la filosofia di G.W.F. Hegel”.Per continuare a leggere la presentazione del corso vai a questo link.