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Segue da Da oriente a occidente: le origini del pensiero filosofico e scientifico.
Caratteri specifici della scienza greca
Vi è un evidente legame, testimoniato tanto dal primo storico Erodoto, quanto dal primo grande filosofo Platone, fra la scienza orientale e la scienza greca. Resta, tuttavia, una profonda diversità di indirizzi e metodi. Al solito è necessario tenere conto del rapporto di identità e al contempo di differenza che esiste fra ogni cosa. Allo stesso modo è altrettanto indispensabile tenere bene a mente che la civiltà umana si è sviluppata essenzialmente mediante un processo di superamento dialettico, degli stadi precedenti attraversati, che implica al contempo un togliere ciò che non è ormai storicamente superato e tesaurizzare quanto ancora di valido è presente nei precedenti momenti di sviluppo. Altrimenti gli uomini dovrebbero ripartire sempre da zero, come in un certo senso fanno le altre specie viventi, e la civiltà umana non si sarebbe sviluppata.
Il carattere teorico della scienza greca
Innanzitutto, la scienza greca si differenzia dalla sua preistoria orientale per il suo carattere teorico, riflessivo, astratto e universale, mentre nel mondo orientale era invece preminente l’interesse eminentemente pratico, immediato e pragmatico. In altri termini vi è una profonda diversità fra la visione scientifica del mondo sorta in Grecia e i suoi antecedenti nelle civiltà orientali. La scienza greca si differenzia per il carattere teorico, mentre nel mondo orientale resta preminente l’interesse pratico. Per esempio, alla semplice descrizione degli oggetti celesti e dei loro stadi, o all’interpretazione mitologico-religiosa dei medesimi del mondo orientale, i greci sostituiscono la spiegazione naturale, immanentistica e razionale delle loro cause. Allo stesso modo la matematica egiziana nasce dall’agrimensura, volta a misurare le terre dopo le inondazioni del Nilo. Manca nella matematica orientale la formula e la legge, proprie solo della matematica greca, che consentono di includere gli illimitati casi particolari possibili all’interno di un unica regola astratta e universale.
In che senso, dunque “la filosofia è una creazione dei Greci”, come afferma Diogene Laerzio
Per tre ragioni fondamentali: in primo luogo i primi testi scritti di argomento filosofico sono greci; in secondo luogo la filosofia e la scienza moderna hanno la loro origine nel mondo ellenico; in terzo luogo i greci sono stati i primi a sviluppare in modo esplicito il pensiero filosofico, distinguendolo da quello religioso e giuridico-morale, con cui era ancora frammisto nelle civiltà orientali pre-elleniche.
Il salto qualitativo fra il sapere orientale e il sapere greco
I greci non si sono limitati ad acquisire nuove nozioni sui diversi ambiti del sapere, ma hanno dato per la prima volta una forma scientifica: universale e necessaria a tale materiale desunto da una ricerca ancora empirica. Fra l’indirizzo pratico-empirico del sapere caratteristico delle antiche civiltà orientali e quello razionale-teorico elaborato per la prima volta dalla civiltà ellenica vi è una differenza non solo quantitativa, ma anche qualitativa. La lenta crescita quantitativa all’interno delle civiltà orientali produce quel salto qualitativo che è stato definito “genio ellenico”. Perciò è possibile asserire che la filosofia e la scienza, nell’accezione moderna del termine, sono un prodotto peculiare della civiltà ellenica. Del resto fra il VI e il V secolo a.C. in Grecia il filosofo e lo scienziato tendono a coincidere. È, per esempio, Anassagora a spiegare che il sole e la luna non sono divinità, ma rispettivamente una pietra incandescente e un corpo terroso, sono i pitagorici a elaborare per primi la scienza matematica, Talete era anche un astronomo e via dicendo…
I caratteri fondamentali peculiari della civiltà ellenica: la democrazia, il commercio e l’attitudine critica
Le civiltà pre-elleniche orientali erano dominate da potenti caste chiuse sacerdotali e guerriere e da despoti divinizzati. Erano società statiche di tipo autoritario e tradizionalista, che tendevano a sacralizzare il pensiero dominante impedendo l’indagine critica e razionale di cui si nutre la filosofia. Nell’VIII secolo sorgono nel mondo greco polis libere e indipendenti – non fondate su sistemi gerarchici. Perciò, a differenza delle civiltà orientali, la civiltà greca era caratterizzata da città-Stato repubblicane con governi aristocratici che, in alcuni casi, si svilupparono in senso democratico. Non vi era uno Stato centralizzato, un’autorità religiosa o dei testi sacri. Il potere si doveva autolegittimare – mancando dinastie, diritto ereditario e investitura religiosa – in che modo si legittimava? Attraverso il discorso, il confronto e la competizione. Anche la filosofia si autolegittima, è una ricerca della verità, non vi sono dogmi o autorità.
Perché filosofia e scienza hanno la loro preistoria nelle colonie greche in Asia minore? Le condizioni storico-politiche che facilitano la nascita della filosofia
A emigrare nelle colonie è spesso la nuova classe media commerciante, interessata a sperimentare nuove e più moderne forme di governo; contro l’aristocrazia, si affermano così oligarchia e democrazia, fondata quest’ultima sulla partecipazione diretta, con sorteggio e rotazione, alle cariche pubbliche. Dalla partecipazione politica sorge l’importanza di saper ragionare, argomentare e discutere. Si afferma il logos, ovvero l’uso appropriato della ragione. Al monopolio del potere dell’aristocrazia agraria si affianca un nuovo ceto sociale composto principalmente da mercanti e artigiani delle città. Costoro sono la classe emergente, sono i nuovi ricchi, hanno una mentalità intraprendente e imprenditoriale, si battono per l’isonomia, ovvero per uguali diritti politici, sono uomini liberi che decidono tramite la discussione, il confronto delle opinioni, hanno un’attitudine critica che non accetta il principio d’autorità. Il confronto scontro fra il partito aristocratico, oligarchico e democratico porta a superare la mera conservazione della tradizione culturale, sviluppando nuovi modi di pensare, da cui sarebbe sorta la filosofia. Quest’ultima si sarebbe affermata come pensiero laico e critico anche per l’assenza del monopolio sulla cultura di una casta chiusa sacerdotale.
Altri aspetti che contribuirono alla nascita della filosofia sono: 1) lo sviluppo della tecnica – conoscere e modificare la natura porta l’uomo ad assumere consapevolezza di sé e sicurezza, affrancandosi così dall’autorità religiosa – ; 2) Il conio per la prima volta della moneta, da cui sorge il denaro come equivalente astratto universale di ogni merce; 3) lo sviluppo della scrittura alfabetica e l’importanza dell’articolo che consente di sviluppare il concetto, come l’essere, il pensare etc.
Politica, classi sociali e religione nella vita della polis
La centralità della politica
Nella Grecia ogni cosa era legata alla vita della città-Stato, non era ancora sorta l’individualità moderna. Da qui il forte interesse per la politica dell’uomo e della filosofia antica. I principali esponenti della filosofia greca erano al contempo “naturalmente” uomini politici. Solo con l’età ellenistica e la crisi della polis si attuò la separazione fra cittadino e Stato che porterà la filosofia a occuparsi di tematiche etiche, esistenziali e, infine, religiose.
I limiti della democrazia greca
La democrazia greca escludeva le donne, gli schiavi e i metèci, ossia in non nati nella polis e, quindi, la maggioranza della popolazione. Perciò il dibattito politico e culturale restava un privilegio di un settore ristretto della società, anche se notevolmente più ampio di quello delle civiltà orientali. Per i tempi un grande progresso, rispetto a oggi auspicabile esclusivamente dai nazisti. Al partito conservatore degli aristocratici, fautori di una cultura tradizionalista, si opponeva il démos che aveva una mentalità più progressista e aperta al nuovo.
Il dinamismo della società ellenica: dalla colonie ioniche ad Atene
Una società dinamica, quindi, favorisce lo sviluppo della filosofia. Non a caso essa ha la sua preistoria nelle colonie ioniche dell’Asia Minore e nella Magna Grecia, che avevano raggiunto per prime un certo benessere, dando luogo a una società mista fondata non solo sull’agricoltura, ma anche sui traffici commerciali. Questi ultimi favoriscono la circolazione di merci, idee ed esperienze con le civiltà orientali. Mentre l’esigenza del confronto dialogico fra le classi sociali diverse favorisce l’affermarsi di istituzioni in cui il potere è connesso anche alle capacità argomentative, non solo alla legge della giungla. In seguito la filosofia si diffuse ad Atene piuttosto che a Sparta, proprio a causa del maggiore confronto fra le posizioni, reso possibile dalle istituzioni democratiche. A partire dalle colonie, si sviluppa una mentalità più aperta e ciò favorisce la nascita di una nuova cultura che si vuole liberare dalle credenze magiche, mitologiche e religiose, una cultura tesa a un’osservazione più attenta e razionale dei fenomeni naturali, nel senso più ampio del termine.
L’esigenza di razionalità posta dalle classi emergenti, quindi, si afferma progressivamente come valore anche al di fuori dell’ambito politico. I greci ambiscono non solo a governare razionalmente la dimensione civica della polis, ma anche a spiegare razionalmente il mondo naturale ed è proprio in tale contesto che nasce la figura di un intellettuale che ha i tratti del filosofo, dello scienziato, del tecnico. Dal momento che la polis è un sistema che funziona in base a proprie regole (le leggi), anziché essere in balia di un despota, perché il vasto mondo, ovvero la natura, non dovrebbe funzionare in maniera analoga, invece di essere in balia del volere arbitrario di una divinità? Quindi come la città-Stato è un sistema basato su princìpi, così anche la natura, come sistema razionale, dovrebbe avere un principio fondamentale (archè) che ne governa la vita. La filosofia inizia come ricerca di tale principio.
Segue sul numero 318 di questo giornale, on-line dal 16 gennaio 2021.