1. La vita, la scuola e le fonti
Epicuro nasce a Samo (un’isola dell’Egeo vicina alla Turchia) nel 341 a. C. Si occupa di filosofia a partire dai 14 anni. Ascolta le lezioni del platonico Panfilo e dell’atomista Nausìfone. È considerato un continuatore di Democrito, anche se Epicuro rivendica la completa indipendenza della propria filosofia
Il giardino
A 18 anni Epicuro si reca ad Atene, dove rimane fino alla morte nel 270 a. C. Nel 307 fonda la sua scuola “il giardino” nella sua casa. La sua autorità è grandissima, amici e scolari gli tributano onori divini e si danno come massima: “comportati sempre come se Epicuro ti vedesse”.
Le fonti
Epicuro è stato autore di numerosi scritti, ma a noi restano solo tre lettere conservateci da Diogene Laerzio: a Erodoto sulla fisica, a Meneceo sull’etica, a Pitocle su questioni metereologiche, quest’ultima di dubbia paternità. Abbiamo poi un manoscritto trovato in Vaticano “Sentenze vaticane”, più un frammento sulla natura trovato fra i papiri rinvenuti a Ercolano.
Il De rerum Natura di Lucrezio
Nella scuola di Epicuro non mancano le donne e i rapporti fra tutti sono improntati alla solidarietà e alla amicizia. Numerosi sono i suoi amici e discepoli, anche se non apportano contributi originali. La scuola di Epicuro dura fino al IV secolo d. C., sempre con una stretta osservanza degli insegnamenti del maestro. Il pensiero di Epicuro conosce un’importante ripresa nel I secolo a. C. a Roma a opera di Lucrezio Caro nel “De Rerum natura” un poema in esametri. Lucrezio è stato il massimo rappresentante latino dell’ateismo epicureo. Per tale motivo è stato screditato e fatto passare per pazzo. Nella sua opera, edita da Cicerone, Lucrezio esalta Epicuro come un essere divino, in quanto fondatore della vera sapienza e come colui che ha liberato gli uomini dal timore del soprannaturale e della morte.
2. La funzione della filosofia di Epicuro
Epicuro intende la filosofia come quadrifarmaco, cioè come terapia che cura l’infelicità dell’uomo. In effetti per Epicuro la filosofia ha essenzialmente un fine pratico, un valore strumentale, è una via per raggiungere la felicità tramite la liberazione dalle passioni (desideri molesti, opinioni irragionevoli, turbamenti).
Il superamento della paura degli dèi e dell’aldilà
Si tratta, dunque, di individuare i principali mali che affliggono l’uomo e di studiare la terapia filosofica per curarli. Così dinanzi alla paura degli dèi e dell’aldilà che affligge l’uomo, Epicuro suggerisce di ridurre tutti i fenomeni all’interno del campo d’esperienza dell’individuo, eliminando ogni elemento di trascendenza e di finalismo che limiti la capacità dell’uomo di raggiungere liberamente il proprio fine. Tanto più, aggiunge Epicuro, che se gli dèi esistessero non si occuperebbero certo dell’uomo.
Per quanto concerne la paura della morte, che affligge gli uomini, Epicuro la considera stolta, in quanto sino a che noi ci siamo la morte non c’è, quando invece ci sarà noi non ci saremo più.
La terapia filosofica per raggiungere la felicità
Di contro alla mancanza di piacere e della felicità che affligge gli uomini, la terapia filosofica suggerita da Epicuro è il dimostrare come la felicità e il piacere siano raggiungibili dagli uomini. Infine, per quanto riguarda il dolore fisico, bisogna considerare che se è acuto è provvisorio e porta alla morte, ossia alla fine della sofferenza; se è lieve allora è sopportabile.
Le tre parti della filosofia
Epicuro divide la filosofia in tre parti: la canonica, la fisica e l’etica. Le prime due parti della filosofia servono di fondamento alla terza: l’etica. Mentre per Epicuro la “base fondamentale di tutto è l’evidenza”.
3. La Canonica
Con questo termine Epicuro intende la logica o la sua teoria della conoscenza, diretta a dare il criterio della verità, dunque un canone, ossia una regola per orientare l’uomo verso la felicità. Dunque, Epicuro rigetta lo scetticismo o il relativismo dei sofisti quale necessario corollario di una teoria della conoscenza che parta dall’esperienza.
Le sensazioni
Il criterio della verità ricercato da Epicuro è costituito dalle sensazioni, dalle anticipazioni e dalle emozioni. La sensazione è prodotta dal flusso di atomi che si staccano dalla superficie delle cose, questo flusso produce immagini, simili alle cose da cui sono prodotte. L’anticipazione è la rappresentazione di un oggetto, in assenza dell’oggetto stesso. È prodotta da sensazioni ripetute che si fissano nella memoria. Dunque, l’anticipazione è un processo che riassume le esperienze passate e anticipa le future. Ogni sensazione è vera ed evidente e lo sono anche le anticipazioni, visto che derivano dalle sensazioni. L’errore consiste nell’opinione, ossia interviene quando si emette un giudizio prima dell’evidenza empirica. Ad esempio si vede in lontananza una persona e si dice quella persona mi è amica, prima che si avvicini e che ci sia l’evidenza empirica che faccia asserire con certezza che sia amica o meno. D’altra parte, attenendoci ai fenomeni si può, tuttavia, mediante il ragionamento estendere la conoscenza a cose che rimangono nascoste alla sensazione. L’emozione concerne il piacere e il dolore e riguarda la condotta pratica della vita al di fuori della logica.
L’importanza della sensibilità contro ogni forma di trascendenza
L’impostazione empirista di Epicuro è volta alla critica del dualismo platonico, contro ogni forma di trascendenza, contro la svalutazione platonica della conoscenza sensibile e la subordinazione aristotelica di questa alla conoscenza intellettiva. In Epicuro vi è una rivalutazione del sapere immediato.
Resta tuttavia il problema del rapporto fra la conoscenza empirica e la struttura profonda della realtà, costituita dagli atomi e dal vuoto, che non è percepibile in modo immediato attraverso i sensi. Perciò alcuni studiosi contestano che Epicuro sia un empirista, in quanto muove in realtà da principi a priori, gli atomi e il vuoto, che sono delle necessità di ragione e non dei dati empirici.
4. La fisica
Epicuro esclude dalla spiegazione del mondo ogni causa soprannaturale, per liberare gli uomini dal timore di essere alla mercé di forze sconosciute. Perciò la fisica di Epicuro è materialistica in quanto di contro all’idealismo esclude la presenza nel mondo di principi spirituali. È la materia il principio di spiegazione della realtà. Ciò implica una posizione ateistica, visto che non vi è più alcun bisogno di un’intelligenza ordinatrice. Inoltre la fisica di Epicuro è meccanicistica, in quanto spiega la realtà mediante il movimento dei corpi nello spazio, secondo il principio deterministico della causa efficiente che esclude qualsiasi finalismo.
Il corpo e il vuoto
Tutto ciò che esiste è corpo. Di incorporeo c’è solo il vuoto che consente il movimento. La nascita e la morte dipendono da un’aggregazione e una disgregazione di atomi. Non c’è una causa finale. Non è dunque una potenza divina ad agire nel mondo, altrimenti non si spiegherebbe la presenza del male. L’universo per Epicuro è infinito e costituito esclusivamente da atomi e vuoto. Vi sono perciò infiniti mondi.
L’origine del movimento e il clinamen
Per quanto riguarda le proprietà degli atomi abbiamo: la forma, la grandezza (quantitativa) e il peso. Diversamente da Democrito, che non aveva spiegato l’origine del movimento, Epicuro sostiene che non vi è un inizio del movimento, in quanto è l’atomo ad avere in se stesso la causa del movimento. Tale ragione del movimento è proprio il peso che trascina gli atomi verso il basso, perpendicolarmente e alle stesse velocità. Ma come avvengono allora gli scontri e gli incontri che danno luogo agli aggregati? Secondo Epicuro vi è la possibilità della declinazione (clinamen), ossia di una deviazione casuale degli atomi dalla linea retta, che è l’unico evento naturale non sottoposto a necessità. Ciò spiega la formazione degli aggregati dell’universo senza dover ricorrere a intelligenze trascendenti e consente il passaggio dal piano fisico a quello morale, sottrae l’agire dell’uomo alla necessità assoluta e fonda la possibilità della libertà e dell’autonomia del soggetto.
5. Gli dèi e l’anima
Anche se sulla base della fisica sembra esclusa ogni traccia di trascendenza, Epicuro ammette l’esistenza della divinità proprio in virtù del suo empirismo. Visto che abbiamo l’immagine della divinità, che ha forma umana, gli dèi esistono. Tuttavia abitano spazi vuoti fra mondo e mondo, gli intermundia, e non si curano né del mondo né degli uomini.
L’anima è corporea, costituita da atomi, e vive in connessione con il corpo. Quando il corpo muore, muore anche l’anima. L’uomo non può quindi fare esperienza della propria morte, perché ciò presupporrebbe la sopravvivenza dell’anima al corpo.
6. L’etica
La felicità consiste nel piacere, e per questo l’uomo rifugge il dolore. Questo è il principio della vita beata e il criterio con il quale valutiamo ogni bene. Il piacere (la felicità) può essere in movimento, ossia può essere gioia, letizia. Ma può anche essere stabile, intesa quale privazione del dolore. In tal caso può essere atarassia quale assenza di turbamento nell’anima, dalla preoccupazione del bisogno corporeo o aponia quale assenza di dolore nel corpo. La felicità consiste essenzialmente nel piacere stabile o negativo, che comporta il non soffrire, in non agitarsi e impone la scelta e la limitazione dei bisogni.
Atarassia e aponia
Anche i bisogni sono o non sono naturali e, in quest’ultimo caso, di conseguenza, non sono necessari, come ad esempio il lusso. Solo i bisogni naturali sono necessari, come, ad esempio, il mangiare. Mentre non è naturale né necessario mangiare troppo. Solo i bisogni naturali debbono, perciò, essere appagati. Alla saggezza è demandato il calcolo dei piaceri, la scelta e la limitazione dei bisogni e il raggiungimento dell’atarassia e dell’aponia. Epicuro ritiene che tutti i piaceri abbiano carattere sensibile, dal momento che anche il piacere spirituale non è altro che la speranza di un piacere sensibile.
Non confondere epicureismo e volgare edonismo
Tale teoria non va confusa con il volgare edonismo, altrimenti contraddirebbe il culto dell’amicizia e la condotta pratica degli epicurei, la loro esaltazione della saggezza. Per gli epicurei “è non solo più bello, ma anche più piacevole fare il bene anziché riceverlo” ed è proprio questa la giustificazione della solidarietà fra gli uomini.
I limiti politici della filosofia epicurea
Per quanto concerne la vita politica Epicuro consiglia al saggio di rimanerne estraneo, l’invito di Epicuro è a vivere nascosto. La politica, infatti, può essere fonte di turbamento e ostacolo al raggiungimento dell’atarassia.
7. Ricezione storica dell’epicureismo
L’epicureismo è stato aspramente combattuto dal pensiero cristiano e medievale, in quanto negherebbe dio, l’immortalità dell’anima e propugnerebbe un’etica edonistica. È stato rivalutato per la prima volta dagli umanisti, a partire da Lorenzo Valla. Nel Seicento si richiamano alla sua filosofia sia Hobbes che i libertini. La fortuna vera e propria dell’epicureismo si ha dall’Ottocento in poi, soprattutto in quanto è considerato l’ispiratore dell’utilitarismo.