Titolo italiano | La congiura dei boiardi |
Titolo originale | Ivan Groznyj II: Bojarskij zagovor |
Paese | Unione Sovietica |
Anno | 1946 |
Regista | Sergej Michajlovič Ėjzenštejn |
Colore | Bianco e nero |
Sonoro | Dialoghi e musica |
Lingua | Italiano |
Sottotitoli | No |
Durata | 1h 20’ |
Qualità del filmato | Discreta |
La congiura dei boiardi è il secondo film in costume che il regista sovietico Sergej Michajlovič Ėjzenštejn dedica alla vita dello zar Ivan IV, vissuto in russia nel secolo XVI. Realizzato nel 1946 ma uscito postumo nel 1958, il film è il seguito di Ivan il terribile del 1944 (mentre la terza parte della trilogia rimarrà incompiuta). A differenza del primo film, in questa seconda parte la componente didattica è maggiormente presente, in modo da fornire anche al pubblico che ignora la storia russa di quel periodo le informazioni necessarie per poter meglio comprendere e giudicare i personaggi e gli eventi.
Il motivo centrale del film è costituito dal tentativo dei boiardi (i nobili proprietari terrieri) e del clero ortodosso di assassinare Ivan per poter insediare sul trono di Mosca suo cugino, una figura molto più accondiscendente nei loro confronti. La congiura viene organizzata quando ad essere mandato sul patibolo è nientepopodimeno che il metropolita di Mosca, forse la massima autorità religiosa della Russia ortodossa, lasciato morire perché “morto e santo non lo potrà sconfiggere nemmeno lo zar”, divenuto “il terribile” una volta capito che nobiltà e clero non si sarebbero mai piegati con le buone. La scelta di Ivan di farsi terribile come i boiardi lo dipingevano, però, è dettata anche dall’aver vissuto sulla propria pelle gli intrighi orditi dai nobili che hanno portato all’assassinio dei genitori quando era ancora un fanciullo (cosa a cui Eisenstein dedica un bel flash-back) e dall’aver sperimentato sulla propria pelle l’allontanamento ed il tradimento anche di quei pochi feudatari che credeva “amici” e “fedeli”.
Anche in questo secondo film, dunque, alla componente oggettiva Eisenstein non dimentica di affiancare anche quella soggettiva che rendono la definitiva conversione dello zar nell’autentico principe machiavellico - dunque monarca moderno e adeguato al capitalismo che avanza - maggiormente realistica e comprensibile proprio grazie alla presenza delle contraddizioni legate al modo di pensare e ai sentimenti frutto di un’epoca che si sta chiudendo. Ma sebbene anche in questo film la figura rivoluzionaria rimanga quella dello zar (e dei borghesi che lo circondano), a sancire che siamo di fronte ad un cambiamento epocale Eisenstein lascia che siano, loro malgrado, proprio i rappresentanti del vecchio ordine feudale. Per la scelta cinica di sacrificare il metropolita sì, ma anche per le parole della zia di Ivan - già assassina della zarina nel primo film ed indiscusso leader dei boiardi - che al proprio figlio tutt’altro che entusiasta dell’idea di diventare zar e preda di sensi di colpa preventivi nei confronti del cugino, dice di non preoccuparsi che “salito al trono la prima cosa che farai sarà quella di giustiziare l’uccisore dello zar e tutti gli altri congiurati, senza nessuna eccezione”.
Buona visione!