Daily Alaskan (Alaska Daily) è una serie televisiva statunitense creata da Tom McCarthy, disponibile su Disney+; voto: 9,5. Vede come protagonista Hilary Swank. La serie affronta una questione sostanziale come la strage di donne native non indagate dagli apparati repressivi dello Stato. Gli altri aspetti che tocca risultano ambigui. La protagonista indaga su un generale statunitense che sta per essere nominato segretario di Stato, ma ha compiuto dei crimini contro l’umanità, però la sua fonte viene considerata inaffidabile. Il team di giornalisti indaga su un piccolo ristorante che sembra sia stato fatto chiudere da una grande multinazionale di hamburger, ma poi si viene a sapere che è stata la piccola proprietaria a creare, poco credibilmente il caso. Mentre i prodotti della multinazionale vengono presentati come gustosissimi. Infine i giornalisti indagano sul più potente capitalista del posto che ha utilizzato fondi pubblici per fini privati, per pagare la casa in cui nascondere l’amante omosessuale, salvo poi farlo sgomberare dalla polizia quando si viene a trovare in difficoltà finanziarie. Il facoltoso uomo avvisa la giornalista che il suo scoop avrebbe rovinato la vita della sua famiglia, la reporter è convinta dalla collega ad andare avanti, ma l’incriminato si suicida. Peccato, perché la serie sembrava in grado di toccare argomenti sostanziali garantendo un certo godimento estetico agli spettatori.
La terza e quarta puntata segnano un salto di qualità anche perché chiariscono gli aspetti ambigui precedenti. Si vuole dare una precisa deontologia professionale del giornalista che deve mirare a far conoscere la realtà, mantenendo sempre il beneficio del dubbio e una disposizione garantista. Si denunciano a ragione le malefatte degli apparati repressivi dello Stato e il greenwashing dei democratici. Si denuncia anche l’ecoterrorismo. Anche in questo caso sorgono però dei dubbi, visto che si denunciano a ragione alcuni rischi dell’ecologismo, senza però mostrare l’importanza che ha la lotta per la difesa dell’ambiente.
Nel quinto e sesto episodio la serie diviene sempre più interessante e avvincente. Non solo tocca moltissimi temi sostanziali in modo intelligente, ma è molto realistica e dialettica nella rappresentazione dei personaggi e mira sempre ad andare a fondo alle cose, superando i pregiudizi e le apparenze. Detto questo resta ferma la denuncia del sistema nel suo complesso, della classe dirigente e dominante, alle quali si contrappone una alternativa possibile attraverso una redazione giornalistica che, nonostante tutte le difficoltà, fa onestamente il suo mestiere e attraverso le comunità dei nativi, che svolgono un’importante funzione sociale. Molto significativa la disparità di trattamento dinanzi alla morte dei media e delle istituzioni, per cui la morte in diretta di una caucasica crea un dispiegamento sconsiderato di mezzi e risorse, anche quando non ci sono speranze di salvare una vita, mentre quando scompare l’ennesima nativa non si fa assolutamente nulla.
Nel sesto e settimo episodio la serie diviene ancora più complessa, dialettica e avvincente. Particolarmente significativa è l’analisi del tipico terrorista bianco proletario di estrema destra. Per quanto le sue azioni siano criminali egli è anche una vittima degli intellettuali di destra che lo fomentano e del sistema che ha prodotto il suo immeritato licenziamento. Inoltre, dal momento che le imprese utilizzano la questione ambientale per giustificare i licenziamenti, diversi estremisti di destra ignoranti che hanno perduto il lavoro danno credito alle concezioni negazioniste. Altrettanto significativa è la denuncia dei terribili danni che provoca la libertà della religione negli Stati uniti, con sette di criminali e sadici che commettono i peggiori abusi sugli ignari fedeli.
Nell’ottavo e nono episodio la serie diviene ancora più notevole, nella critica del potere politico ed economico costituito, degli apparati repressivi dello Stato, dell’ideologia dominante, del razzismo e del machismo. In particolare emerge come i grandi capitalisti fanno affari attraverso la corruzione del potere politico. La cultura patriarcale dominante protegge di fatto gli uomini che fanno violenze sulle donne. Infine l’impunità diviene di fatto assoluta quando la violenza colpisce le donne native. Ci sono migliaia di casi e, nella sola capitale dell'Alaska, una nativa sparisce ogni settimana. Infine emergono tutti i limiti del sistema giudiziario che o non indaga quando si tratta di crimini ai danni dei più deboli e anche quando è costretta a intervenire incolpa ingiustamente gli umiliati e offesi che, difesi da un avvocato d’ufficio si trovano costretti a patteggiare delle pene detentive, sebbene innocenti. Anche perché nel momento in cui il sistema è costretto a intervenire, agisce sbattendo in prima pagina il mostro, cioè il diseredato.
Negli ultimi due episodi la serie diviene quasi perfetta, denunciando come la violenza verso le donne più deboli potrebbe essere facilmente contrastata, se solo ci fosse la volontà politica. Per altro i servizi sociali essenziali di fatto non funzionano se non consentono la massimizzazione dei profitti privati, anche se quest’ultimissimo aspetto non è approfondito. Emerge invece come la ristrutturazione dell’informazione gestita dal capitale privato porti a licenziamenti e ad assumere direttori della destra radicale populista. Piuttosto discutibile è la conclusione con il capitalista buono che finanzia un giornale che non fa sconti al potere, in contrapposizione al capitalista cattivo. Dall’altra parte nella società capitalista i giornali sono tutti privati e quasi tutti controllati da capitalisti.
Questo mondo non mi renderà cattivo è una serie animata italiana del 2023 scritta e diretta da Zerocalcare per la piattaforma di streaming Netflix, voto: 9. La serie è divertente e lascia anche riflettere lo spettatore su tematiche sostanziali e tabù per la cultura italiana mainstream. Da questo punto di vista quello di Zerocalcare è un contributo indubbiamente prezioso. Resta il limite della sinistra radicale italiana di rischiare di scadere nel minoritarismo.
Come spesso avviene il secondo episodio è di livello decisamente inferiore al primo. Gli aspetti più significativi passano in secondo piano ed emergono gli elementi più discutibili, di un discorso che rischia di essere troppo criptico e autoreferenziale.
Con il terzo e quarto episodio la serie decolla anche perché viene messo al centro il tema centrale, cioè come la destra populista e demagogica speculi sui disagi dei quartieri proletari per fomentare la guerra fra poveri. Davvero illuminante la rappresentazione delle tre forze principali politiche parlamentari italiane, la destra, la pseudosinistra e i qualunquisti 5 Stelle. Molto significative anche le riflessioni autocritiche del protagonista.
La quinta e sesta puntata restano a un livello molto elevato e dimostrano lo stile militante di Zerocalcare, più unico che raro. La serie riesce così a essere al contempo molto istruttiva, divertente e godibile esteticamente.
Profeti di Alessio Cremonini, drammatico, Italia 2023, nomination miglior attrice a Jasmine Trinca ai Nastri d’argento, voto 6,5. L’unico regista italiano mainstream, insieme a Nanni Moretti, che fa film affrontando tematiche sostanziali. Il film è interessante, ben fatto, e fa un notevole sforzo per superare lo scontro di civiltà e la prospettiva imperialista, mostrando anche le ragioni di chi si schiera con l’Isis. Peccato che, tolto l’inizio con i kurdi progressisti, manchi di fatto nel film una prospettiva alternativa al regresso a una visione del mondo religiosa. Buona l’interpretazione di Jasmine Trinca che certamente merita la nomination a migliore attrice.
Romantiche di Pilar Fogliati, con Barbara Bobulova, Italia 2023, Nastro d’argento per la miglior attrice commedia a Pilar Fogliati e nomination a miglior commedia e miglior canzone, voto 6+. L’attrice, anche regista, sceneggiatrice e soggettista è molto brava a impersonare diversi tipi sociali in modo umoristico, facendone emergere tutti i limiti. Il film è indubbiamente divertente, anche se è composto da un insieme di sketch riusciti e lascia troppo poco di sostanziale su cui riflettere allo spettatore.
L’ultima notte di amore thriller, Italia 2023, nomination per la migliore regia ad Andrea di Stefano, alla migliore attrice a Linda Caradi, al miglior attore a Pierfrancesco Favino, al miglior attore non protagonista a Francesco di Leva, al miglior montaggio a Giorgio Franchini ai Nastri d’argento, voto: 6. Thriller formalmente e tecnicamente ben costruito, con un buono scavo psicologico e un ottimo cast di attori. Peccato che a tanta perizia tecnica e formale non facciano riscontro contenuti sostanziali da affrontare e mediare. Anzi, dal poco che emerge, c’è poco da rallegrarsi con i consueti pregiudizi su cinesi e calabresi, che porterebbero la criminalità a Milano, e un poliziotto duro, ma buono.
Vicini di casa di Paolo Costella, con Vittoria Puccini e Valentina Lodovini, Italia 2022, nomination miglior attore commedia a Claudio Bisio ai Nastri d’argento, voto: 6. Commedia all’italiana divertente, godibile e che lascia anche qualcosa su cui riflettere allo spettatore, in chiave satirica naturalmente. Buona la prova degli attori e meritata la candidatura di Claudio Bisio.
La primavera della mia vita di Zavvo Nicolosi, commedia, Italia 2023, miglior colonna sonora a Antonio Di Martino e Colapesce ai Nastri d’argento, voto: 3. Film del tutto insostenibile, alla maniera di Ciprì e Maresco, insopportabilmente postmoderno e del tutto inutile e futile. Anche dal punto di vista musicale gli autori sono decisamente sopravvalutati.