Il numero 2-3 di MarxVentuno

Nell’ultimo numero di “MarxVentuno” – rivista al solito molto attenta nell’informare sugli attuali risultati del processo di transizione al socialismo in atto – si trovano, oltre a significative analisi di marxisti italiani, traduzioni di interessanti e stimolanti studiosi del marxismo cinesi, russi e portoghesi.


Il numero 2-3 di MarxVentuno

È uscito il numero 2-3 (marzo-giugno 2021) della prestigiosa rivista comunista “MarxVentuno”. Il numero è dedicato al centenario della fondazione del partito comunista in Italia, in Cina e alla nuova era. Più nello specifico mira a tracciare Bilancio e prospettive dei comunisti nel quadro mondiale del XXI secolo, a ulteriore conferma dell’attenzione per le questioni internazionali che da sempre anima questa rivista. 

Al centenario del partito comunista cinese e italiano, caratterizzati da storie ed esiti decisamente diversi, è dedicata una parte significativa di questo numero doppio, con analisi, riflessioni, ricostruzioni storiche e recensioni. Ne sono protagonisti quattro significativi intellettuali cinesi e due italiani. 

Segue una sezione sulle problematiche teoriche e pratiche della transizione al socialismo dedicata in particolare al Vietnam, opera del segretario generale del partito comunista di questo paese, e a Cuba

Abbiamo poi la traduzione del contributo di uno storico comunista russo di rilievo, che si concentra in particolare sull’alleanza fra Russia e Cina, quale principale ostacolo allo scatenamento di guerre imperialiste.

La sezione successiva è dedicata all’analisi critica, condotta da importanti storici, contro l’ideologia anticomunista dell’Unione Europea, giunta a considerare l’Unione Sovietica corresponsabile – con la Germania nazista – dello scoppio della Seconda guerra mondiale.

Infine occorre segnalare un’ultima sezione dedicata all’approfondimento teorico di aspetti significativi della teoria dei classici del marxismo di particolare interesse anche ai giorni nostri, tradotti da un'importante rivista marxista cinese.

La rivista si apre con l’editoriale del suo direttore, Andrea Catone, che sottolinea gli esiti diametralmente opposti della parabola storica secolare dei comunisti cinesi e italiani. I primi sono stati in grado di costruire il Partito comunista più grande del mondo nel paese attualmente più popolato. Hanno inoltre guidato un eccezionale processo di emancipazione del genere umano che, almeno dal punto di vista qualitativo, non ha eguali nella storia. Al contrario i comunisti italiani, nonostante la loro gloriosa storia passata che – a partire da grandi dirigenti come Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti – gli aveva consentito di costruire il più grande partito comunista occidentale, negli ultimi trenta “ingloriosi anni” non sono stati all’altezza di rilanciare un partito comunista all’altezza dei tempi, dopo l'auto scioglimento del Partico comunista italiano.

Nonostante ciò, Catone ritiene che tutte le forze comuniste e sinceramente democratiche dovrebbero unirsi nella lotta portata avanti dal Partito comunista cinese per la realizzazione di una comunità di destino condiviso per tutta l’umanità, da contrapporre al tentativo dell’imperialismo di innescare una nuova Guerra fredda contro la Repubblica popolare cinese e la Russia.

All’editoriale, che prosegue presentando i diversi contributi presenti nella rivista, segue l’articolo “Essere” e “coscienza”. La comunità mondiale nel XXI secolo di Lennor Ivanovic Olstynskij, professore in scienze storiche e vincitore del premio Lenin. Si tratta della traduzione di un articolo pubblicato sulla rivista del Partito comunista della federazione russa, con cui MarxVentuno ha stabilito rapporti di scambio e collaborazione. Affrontando la questione storico-filosofica del rapporto dialettico fra essere e coscienza, l’autore suddivide la storia contemporanea in due grandi periodi. Nel primo, che va dalla fine della Seconda guerra mondiale al termine della Guerra fredda, i paesi socialisti sono riusciti a mantenere l’equilibrio strategico ma, a causa delle loro economie arretrate, non sono stati in grado di reggere la concorrenza con le economie capitaliste. Inoltre, hanno perso la decisiva lotta per l’egemonia, al punto che i paesi imperialisti hanno imposto la loro ideologia sino a corrompere dall’interno ampi strati della popolazione e degli stessi gruppi dirigenti dei paesi in transizione al socialismo.

Con la sconfitta nella Guerra fredda, i paesi postsovietici sono divenuti fornitori di materie prime e importatori delle merci sovraprodotte nei paesi imperialisti. D’altra parte, la vittoria nella Guerra fredda ha concesso alle potenze imperialiste solo una breve tregua nel corso della propria crisi strutturale. La crisi di sovrapproduzione ha portato gli Stati Uniti dall’essere protagonisti del 40% della produzione mondiale a ridursi al 18%, cifra ampiamente superata dalla Repubblica popolare cinese. L’imperialismo tende a cercare di dilazionare la crisi attraverso la guerra. Il potere della prima potenza mondiale e dei suoi alleati imperialisti può essere tenuta a bada solo dall’alleanza fra Cina, Russia – erede dell’impianto militare sovietico – e paesi antimperialisti. Perciò gli Stati Uniti stanno facendo di tutto per far risorgere i contrasti – ampiamente sfruttati durante la Guerra fredda – fra Cina e Russia. In particolare il popolo russo, per uscire dalla grave crisi che ha martoriato il proprio paese, deve far propria l’esperienza di settant’anni di storia dell’Urss e degli ultimi 30 anni di rapidissimo sviluppo della Repubblica popolare cinese. 

Dal punto di vista della lotta di classe sul piano delle sovrastrutture la Russia deve guardarsi anche dall’attacco dell’Unione europea che tende a equiparare fascismi e socialismi sotto lo pseudoconcetto di totalitarismo. Arrivando così a sostenere, in una famigerata risoluzione del 2019, che Germania nazista e Urss sarebbero corresponsabili dello scoppio della Seconda guerra mondiale.

Per contrastare tale ideologia, “MarxVentuno” pubblica l’articolo scritto a suo tempo per la rivista dallo storico E.M. Masucci, Le deriva progettuale della Ue. Note critiche sulla Risoluzione del Parlamento europeo (2019). In perfetta continuità con l’impianto progettuale su cui si è sviluppata l’Unione Europea, la risoluzione abbandona ogni rigore dell’indagine storica, per rilanciare l’ideologia rovescista dapprima utilizzate per denigrare la Rivoluzione francese, poi la Rivoluzione d’ottobre e oggi la Russia.

Lo stesso Olstynskij – in un altro saggio tradotto dalla rivista: La minaccia fascista del dominio del mondo. L’inizio della II guerra mondiale. Lezione di storia – denuncia la mistificazione eurocentrica che fa iniziare la guerra con l’aggressione nazista alla Polonia, condannando all’oblio l’aggressione imperialista del Giappone alla Cina del 1937. La corretta datazione del conflitto consente di demolire la leggenda ideologica per cui la guerra avrebbe avuto come sua causa, il patto di non aggressione fra Germania e Urss.

Allo stesso modo, lo storico portoghese J.A. Nunes – nel suo saggio: Le ali angeliche del Parlamento europeo (ovvero il gatto fascista nascosto all’interno con coda democratica di fuori) – denuncia la mistificante leggenda per cui l’Unione europea sarebbe nata per contrastare i totalitarismi. Inoltre, gli ideologi dell’Unione europea pretendono che le potenze imperialiste che la guidano non avrebbero avuto nessuna responsabilità nello scoppio delle due guerre mondiali. Si cerca con ciò di celare il decisivo apporto dell’Unione sovietica e dei partigiani – ampiamente egemonizzati dai comunisti – nella sconfitta dei fascismi.

Ne Il dilemma e le prospettive della ripresa dei partiti comunisti in Italia, la ricercatrice Li Kaixuan – dell’Accademia cinese di marxismo – analizza i motivi della profonda crisi che ha portato gli eredi del più grande partito comunista occidentale a non eleggere più nemmeno un deputato dal 2008. Le cause della crisi sarebbero da rinvenire nella litigiosità interna, nella mancata soluzione della dialettica fra identità comunista e politica delle alleanza, nella scarsa capacità d’innovazione e nella carenza di formazione, che ha impedito di sviluppare l’eredità di Gramsci e Togliatti. A proposito di quest’ultimo, la rivista pubblica una recensione alla raccolta di testi che testimoniano il ruolo decisivo svolto da Togliatti dalla svolta di Salerno al memoriale di Jalta.

Francesco Galofaro, dell’università di Torino, pubblica la sua recensione critica al libro La metamorfosi di Luciano Canfora e uno studio semiotico che mostra come tutt’oggi non vi sia fra i comunisti italiani una interpretazione condivisa della storia del Pci e del suo scioglimento.

Al contrario, con la pubblicazione di una serie di saggi, MarxVentuno intende dimostrare come i comunisti cinesi si dimostrino in grado di elaborare le proprie prospettive future attraverso una rigorosa analisi del proprio passato. Fra tali contributi spicca il saggio del direttore dell’Accademia cinese di marxismo in grado di sintetizzare i punti fondamentali di forza che hanno consentito al Partito comunista cinese di portare avanti il proprio straordinario processo di sviluppo. Sulla storia del Pcc occorre ricordare l’importante contributo di Andrea Catone, peraltro già precedentemente pubblicato in Cina.

Significativa anche la traduzione di un testo del Segretario del Partito comunista del Vietnam, che dopo aver rivendicato come l’economia di mercato orientata al socialismo – sperimentata dal suo paese dal 1986 – ha consentito un eccezionale sviluppo delle forze produttive, ha sottolineato che, nella fase di transizione al socialismo in atto in Vietnam, permane necessariamente la lotta fra le forze progressiste e reazionarie. Per aver successo in tale lotta occorre, altrettanto necessariamente, produrre trasformazioni qualitative profonde in ogni ambito della società.

Altrettanto interessante l’analisi dialettica del discorso di Raul Castro in occasione dell’ultimo congresso del Partito comunista cubano. Nell’articolo della professoressa Alessandra Ciattini emergono luci e ombre del processo di riforme in atto a Cuba – sotto costante stato d’assedio a causa del blocco decennale imposto dall’imperialismo statunitense. Tale analisi si giova di importanti analogie colte da Ciattini fra la Nuova politica economica teorizzata e portata avanti da Lenin in Urss e le significative riforme introdotte a Cuba.

Infine la rivista propone due interessanti traduzioni dei saggi di due importanti studiosi del marxismo cinese su due grandi classici del marxismo come Engels e Lenin. In particolare il professor Yang Chengxun si sforza di dare un fondamento marxista all’invito globale del presidente Xi Jinping a lavorare in comune per una “economia mondiale innovativa, inclusiva e aperta”. Tale concezione non sarebbe altro che un ulteriore sviluppo della teoria marxista dell’economia mondiale, fondata sulla concezione di Lenin della necessità di adattamento e di utilizzo dell’economia mondiale da parte dei paesi in transizione al socialismo. Perciò l’invito di Lenin a fare un buon uso delle conquiste civili, tecnologiche ed economiche realizzate nei paesi capitalisti, sarebbe stato raccolto e implementato dall’attuale gruppo dirigente della Repubblica popolare cinese.

15/10/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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