Link al video della lezione tenuta per l’Università popolare Antonio Gramsci su argomenti analoghi.
1. Il crollo della Polonia e della Francia
Dal momento che le cause principali dello scoppio della guerra sono da attribuire in primo luogo ai nazisti al potere in Germania – che devono forzare la mano allo stato maggiore dell’esercito – e ai loro alleati fascisti italiani e imperialisti giapponesi – in guerra già dal 1937 contro la Cina –, considerato che il conflitto culminerà con l’aggressione all’Unione sovietica, la Seconda guerra imperialistica mondiale è stata vissuta non solo come un conflitto fra nazioni, ma anche come una finale resa dei conti fra ideologie e sistemi politici contrapposti.
La Blitzkrieg contro la Polonia
In un primo momento l’esercito tedesco appare invincibile. Forte di un’antica tradizione, sviluppa una nuova forma di guerra, assolutamente spregiudicata e spietata, puntando sul fattore sorpresa, la rapidità e la superiorità tecnologica: la Blitzkrieg, ovvero la guerra lampo. I nazisti invadono la Polonia senza dichiarazione di guerra, concentrarono gli attacchi aerei, i carri armati e la fanteria motorizzata su un punto, dove sfondano le linee nemiche, e senza aspettare l’avanzamento dell’intera fanteria puntarono sulla capitale, nel frattempo prostrata da terribili bombardamenti volti a terrorizzare la popolazione civile affinché faccia pressioni sul governo per imporre la resa. I bombardamenti hanno, nel frattempo, distrutto i punti nevralgici del sistema difensivo nemico, devastando aeroporti, nodi ferroviari e stradali, fabbriche.
Le cause del crollo della Polonia
Da parte sua l’esercito polacco, guidato da ufficiali aristocratici ultra-reazionari, è ancora legato alle tecniche militari della tradizione medievale, tanto da considerare ancora centrale la cavalleria, del tutto impotente contro i bombardieri e i carri armati tedeschi. Nel frattempo inglesi e francesi, pur avendo dichiarato guerra, non impegnano in combattimenti i tedeschi sul fronte occidentale, ma rimangono al sicuro dietro le fortificazioni, nella segreta speranza che Hitler prosegua la guerra verso l’Unione sovietica. L’Urss entra in guerra il 18 di settembre del 1939 e, nonostante l’esercito polacco sia dispiegato in modo significativo a est, nonostante l’attacco a ovest della Germania – dal momento che il governo reazionario polacco considera i comunisti i suoi peggiori nemici – rioccupa con relativa facilità i territori ucraini che aveva dovuto cedere alla fine della Guerra civile. A questo punto terrorizzato di dover finire sotto un governo comunista, la classe dirigente polacca capitola dinanzi alla Germania.
Lo stallo
Nell’inverno 1939 la guerra sembra arrestarsi, i francesi e i tedeschi si fronteggiano nelle rispettive linee fortificate Maginot e Sigfrido. Gli inglesi inviano qualche aiuto militare ai francesi e si impegnano, principalmente, a imporre un embargo marittimo ai tedeschi, sfruttando la superiorità della propria flotta. I governi borghesi francesi e britannici continuano a sperare che Hitler realizzi i suoi progetti di aggressione all’Unione sovietica. Quest’ultima, isolata da tutte le potenze imperialiste e aggredita a est dal Giappone, passa all’offensiva sul fronte occidentale in quanto, mentre i paesi Baltici gli hanno concesso le basi necessarie per la difesa di Leningrado, il governo anti-comunista finlandese si è rifiutato.
I tedeschi conquistano la Scandinavia
Nella primavera del 1940 i tedeschi occupano con relativa facilità Danimarca e Norvegia, imponendo alla Svezia il monopolio della vendita del ferro alla Germania. In Norvegia creano un governo fantoccio retto dal principale dirigente del piccolo partito nazionalsocialista locale: Quisling, nome divenuto proverbiale per indicare un governo fantoccio e collaborazionista.
I motivi della “strana disfatta” della Francia
A maggio scatta l’attacco tedesco alla Francia, sfruttando ancora una volta (dopo la Guerra franco-prussiana e la Prima guerra mondiale) l’occupazione dei neutrali Belgio e Olanda, per aggirare le possenti fortificazioni francesi della linea Maginot. Quando i francesi e gli inglesi si schierano a coprire il confine a nord, i tedeschi rompono il fronte francese poco più a sud – spianando con i panzer la foresta delle Ardenne che era considerata impenetrabile dai francesi – e accerchiano l’esercito nemico in una semi-sacca. Gli anglo-francesi invece di combattere e tentare di rompere l’accerchiamento, per impedire o almeno rallentare l’avanzata nazista verso Parigi, abbandonano tutte le armi pesanti e si imbarcano ben 350.000 uomini a Dunkerque verso il Regno Unito. In tal modo, senza infliggere nessuna significativa perdita al nemico, lasciano campo libero ai nazisti per poter raggiungere e occupare la capitale, avvalorando le tesi degli storici anti-fascisti che ritenevano che i vertici militari reazionari francesi avessero preferito la subordinazione alla Germania nazista, piuttosto che il rischio di un nuovo governo di sinistra del Fronte popolare.
2. L’intervento italiano
L’Italia sarebbe stata costretta dalla firma del Patto di Acciaio a entrare da subito in guerra a fianco della Germania. D’altra parte Mussolini aveva avvisato per tempo l’avversario tedesco del grave ritardo dell’esercito e dell’industria italiana, chiedendo una dilazione della guerra sino al 1943. Dinanzi al precipitare della crisi polacca, Mussolini cerca nuovamente di mediare a favore dei tedeschi e poi si sente tagliato fuori da Hitler che non lo informa neppure dei suoi piani di attacco. Perciò Mussolini chiede, per entrare in guerra, ingenti forniture militari ai tedeschi. Hitler gliele rifiuta, autorizzando l’alleato a rimanere non belligerante, in quanto, anche per motivi razziali, non considerava più di tanto l’alleato italiano.
La Francia di Vichy
Viste le clamorose vittorie tedesche, Mussolini pensa di entrare in guerra nonostante la completa impreparazione dell’esercito, sperando di partecipare alla spartizione del bottino francese. L’Italia dichiara guerra a Francia e Regno Unito e il 10 agosto le sue truppe varcano il confine con la Francia. Nonostante quest’ultima sia ormai prossima alla resa e abbia lasciato quasi scoperto il fronte sud, riesce comunque ad arrestare ben presto l’avanzata italiana. Nel frattempo il 14 giugno i tedeschi entrano a Parigi. La classe dirigente francese si divide fra una minoranza che intende continuare la guerra sfruttando l’enorme impero coloniale francese e la maggioranza che preferisce la resa e, quindi, la collaborazione in un ruolo subordinato ai nazisti. Prevale questa seconda posizione sostenuta dal maresciallo Pétain e da tutto lo Stato maggiore francese ad eccezione di De Gaulle. I tedeschi mantengono l’occupazione della Francia nord-occidentale per proseguire la guerra contro il Regno Unito, lasciando il governo della Francia meridionale a un regime di destra radicale guidato dal comandante in capo dell’esercito francese Pétain con capitale a Vichy. La parte minoritaria della classe dirigente contraria all’accordo con i nazisti, guidata dal generale De Gaulle, rifugiatosi nel Regno Unito, forma un governo in esilio cui aderiscono alcune delle colonie francesi.
3. La battaglia di Inghilterra
Di fronte al catastrofico atteggiamento tenuto dal Regno Unito dinanzi all’aggressività nazista, che ha consentito alla Germania di divenire la nazione dominante in Europa – violando un punto decisivo della tradizionale politica estera inglese rivolta a mantenere l’equilibrio nel continente – il governo Chamberlain è sostituito da un governo dell’unico dirigente conservatore, Winston Churchill, disponibile a fronteggiare in modo adeguato l’imperialismo tedesco, con l’appoggio del partito Laburista. Il governo di unità nazionale rifiuta le offerte di pace tedesche, anche quando si accompagnarono a massicci bombardamenti terroristici della popolazione civile britannica. Il governo Churchill risponde intensificando i bombardamenti sui civili tedeschi.
L’Asse non riesce a piegare la Gran Bretagna
Per piegare l’Inghilterra è indispensabile per la Germania la guerra aerea, non disponendo di una flotta all’altezza della britannica. Da parte sua il Regno unito non si arrende grazie al sostegno che giunge dalle colonie, sempre più depredate, e all’uso innovativo del radar. Tutto ciò convince Hitler, nel settembre del 1940, che non sarebbe stato possibile conquistare il paese. Punta allora a colpire gli inglesi nei loro possedimenti coloniali, in primo luogo nel mediterraneo. In tal caso sarebbe stato decisivo il supporto italiano, che dovrebbe conquistare Malta e il Canale di Suez. In entrambi i casi gli italiani mancano completamente gli obiettivi, anche perché allo scoppio della guerra l’aviazione inglese ha colto del tutto impreparata l’ingente flotta italiana, settore di punta dell’esercito, mettendola quasi completamente fuori combattimento.
Il Patto tripartito
Nel settembre 1940 il Giappone si unisce a Italia e Germania nel Patto tripartito cui aderiscono Ungheria, Slovacchia e Romania, paese in cui sono intervenuti i tedeschi per imporre il monopolio della vendita del petrolio e per porre alla guida del governo un fascista locale.
I tedeschi traggono d’impaccio gli sconfitti italiani
Mussolini, sempre più invidioso dei successi hitleriani, decide di condurre una Blitzkrieg contro la Grecia, che si risolve nell’ennesimo insuccesso, dal momento che non solo i greci la respingono, ma contrattaccano penetrando nella colonia italiana dell’Albania. Nel frattempo l’Italia non solo non ha messo in discussione il controllo inglese di Suez, ma i britannici sono penetrati nella Libia italiana e hanno spazzato via l’Africa orientale italiana restaurando il negus d’Etiopia. Ciò dimostra non solo l’incapacità dei vertici militari e politici dell’Italia fascista, ma anche che l’Italia non è in grado di condurre la guerra se non a rimorchio dei tedeschi. È la Germania a togliere d’impaccio l’Italia in nord Africa, con un corpo di spedizione guidato da Rommel, che ricaccia gli inglesi dalla Libia. Lo stesso avviene nei Balcani dove, nel 1941, le armate tedesche occupano la Bulgaria, con il supporto italiano la Jugoslavia e, infine, la Grecia.
Roosevelt si prepara per la guerra al Giappone
Una Germania troppo forte impensierisce però gli Stati Uniti, tanto più che la Germania è alleata del principale concorrente degli Usa per il dominio sul Pacifico: il Giappone. Perciò Roosevelt riesce a far approvare la legge affitti e prestiti, superando l’opposizione dei repubblicani isolazionisti, anche perché il loro elettorato è in parte significativa filo-fascista. Tale legge consente di fornire prestiti a lunga scadenza alla Gran Bretagna con cui acquistare materiale bellico e altre merci americane. Ciò permette inoltre a Roosevelt di riassorbire del tutto la disoccupazione post crisi del 1929 e di rilanciare la produzione. L’impegno commerciale a sostengo del Regno Unito implica la difesa dell’oceano Atlantico e i princìpi delineati da Roosevelt e Churchill nella Carta Atlantica per riorganizzare ed egemonizzare il mondo dopo la sconfitta dei fascismi.
4. L’aggressione nazi-fascista all’Unione Sovietica
Un mutamento decisivo nella guerra avviene quando il 22 giugno del 1941 la Germania, l’Italia, la Romania, l’Ungheria, la Slovacchia, la Finlandia e volontari spagnoli e francesi aggrediscono, senza dichiarazione di guerra, l’Urss. Il nazismo attua così la sua più profonda aspirazione: l’espansione verso il grande spazio orientale e la lotta contro il comunismo, oltre che l’esigenza di mettere le mani sulle risorse agricole e industriali sovietiche. Più di tre milioni di uomini, con diecimila carri armati, 3 mila aerei, ovvero la più potente armata che si sia mai vista, sferra l’attacco puntando a tre obiettivi principali: a nord Leningrado, al centro Mosca e a sud Stalingrado. In pochi giorni le truppe fasciste si avvicinano a tutti e tre gli obiettivi e se, già all’inizio dell’aggressione, quasi nessuno avrebbe scommesso sull’Urss, ora le sorti di questo paese sembrano decise. Tuttavia più i nazisti si avvicinano ai tre obiettivi e più le truppe sovietiche sotto la direzione di Zukov resistono caparbiamente, mentre dietro le linee tedesche i partigiani, con l’appoggio della popolazione civile, danno filo da torcere ai nazi-fascisti. In tal modo al sopraggiungere dell’inverno il piano della guerra lampo è definitivamente naufragato e le truppe dei paesi fascisti devono affrontare una durissima guerra di logoramento.