Sono bastati settant’anni, pressappoco quanto la vita di un essere umano, per aver convinto i più che oggi le guerre accadano solo nel sud del mondo, che le dittature siano fenomeni residuali e che l’occidente, progredito ed evoluto, sia diventato immune ai mali della Storia. Secondo questo pensiero, non ha più senso continuare a parlare, ai giorni d’oggi, di fascismo e men che meno di antifascismo. Insomma, per una parte del pensiero dominante, il fascismo è passato, è storia, dorme sonni tranquilli insieme alle guerre puniche, all’impero romano, al medioevo e via dicendo.
Ma è davvero così?
Per rispondere a questa domanda occorre chiarire un punto nevralgico. Il fascismo non è esclusivamente un fenomeno politico ma è anche e soprattutto una piaga culturale. La cultura fascista si basa essenzialmente su un progetto di presa del potere e di governo ultranazionalista di una classe dirigente, incentrato sulla supremazia di un popolo, di una cultura rispetto ad altre, generando nemici interni ed esterni da odiare, combattere, annientare. Il fascismo eterno, così chiamato da Umberto Eco, ovvero come regime restrittivo delle libertà e della partecipazione democratica, come riduzione al silenzio/soppressione di quanti non sono d’accordo, come tutela degli interessi di pochi a scapito di quelli collettivi, come omologazione al fine di cancellare le individualità e le diversità, come legittimazione della violenza per un ordine sociale, economico e politico è, e sarà sempre, un pericolo costante di qualunque sistema di potere.
Viviamo in un momento storico di profonda incertezza. L’economia globale dello scarto si sta rivelando sempre più per quello che è, ovvero, un sistema finalizzato a tutt’altro che il benessere sociale. I fallimenti dell’economia e la crisi di partecipazione democratica con i partiti politici e i sindacati, ridotti a poco più di ectoplasmi, sono alla base di molte paure che si stanno diffondendo in Europa e oltreoceano. Lo smarrimento di gran parte dei ceti sociali e il regime mediatico di paura, sono diventati il campo su cui si stanno giocando le attuali partite politiche e si giocheranno anche quelle future.
Tra le ricette semplici alle grandi sfide poste dalla globalizzazione, si moltiplicano, non a caso quelle dell’estrema destra che ripropongono la promessa di portare l’ordine nel caos. Si parte dal dare un volto, quello del migrante, alla paura di perdere quello che si ha, si indica, per esempio, nell’Unione Europea, nell’euro e nella Cina, le principali cause dei mali economici, si racconta con lo scontro di civiltà la minaccia del terrorismo globale, si individuano solo nello sviluppo tecnologico e nel mercato globale i mandanti dell’assassinio del lavoro, si sostituisce al principio di eguaglianza quello dell’uniformità, all’internazionalismo quelli del protezionismo economico e dell’ultranazionalismo. Sta già accadendo, in Europa come negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Turchia, per fare solo degli esempi.
La Brexit o l’elezione di Trump in America sono un esempio di come le persone poco informate e lasciate ai margini della società, diventino facili prede di bugiardi, xenofobi, nazionalisti, arrivisti in cerca di potere.
Ma a questo punto è necessario domandarsi: quale antifascismo ha senso oggi?
Forse più di tutto è necessario un antifascismo che riparta dalle organizzazioni di base, che sia più radicato sui territori e meno nei palazzi della politica, che ritrovi finalmente un dialogo con le periferie, con la gente comune, quella poco politicizzata - dall’anziano al giovane studente - che crei aggregazione, socialità e partecipazione, che provi a ragionare sulla complessità del nostro tempo senza retorica e ipocrisia, che aiuti la gente a dissipare le paure più irrazionali mediante la conoscenza dell’altro, l’agire in maniera collettiva per realizzare obiettivi collettivi, che combatta il pensiero dominante basato sull’individualismo. Tutte battaglie che, ahimè, stiamo clamorosamente perdendo mentre tutti sappiamo e vediamo che i neofascisti guadagnano sempre più terreno proprio su questo piano.
Vanno dunque abbandonati certi connotati elitari e settari del vasto mondo dell’antifascismo militante, per diventare fenomeno di massa, strumento concreto di supporto allo smarrimento generale, senza dare soluzioni né spiegazioni semplicistiche e frettolose ma soltanto chiavi di lettura corretta e consapevole dei complessi fenomeni sociali, economici, culturali e politici in cui viviamo e verso cui tendiamo, senza tralasciare le grandi battaglie democratiche a livello istituzionale.
Occorre, infine, conquistare un’egemonia culturale del reale anche nelle narrazioni dei vecchi e nuovi media, ormai sempre più superficiali e costruite sulle percezioni della realtà o non più sulla realtà, diventando principalmente essi stessi moltiplicatori oltre che di fake news, di un clima di odio razziale e paura, che non fa altro che favorire l’estremismo di destra.
L’antifascismo è un sistema di valori e si pratica tutti i giorni, in ogni momento della giornata, dappertutto e non solo in piazza o nei cortei, con chiunque. L’antifascismo è senza tempo e senza patria, parla tutte le lingue del mondo ed è dalla parte dei deboli e degli oppressi, dalla parte di coloro che sembrano predestinati dalla storia ad essere sempre dei perdenti. L’antifascismo è l’antidoto all’odio e al razzismo, all’intolleranza e alla sopraffazione dei più indifesi, all’ingiustizia sociale; è il seme della ribellione contro ogni forma di schiavitù.
Il 22 settembre la sezione dell'Anpi di Perugia Bonfigli Tomovic, raccogliendo l'invito diffuso a tutte le organizzazioni territoriali dall'Anpi Nazionale, ha lanciato un appello per una giornata di mobilitazione degli antifascisti perugini per il 28 ottobre, giorno della ricorrenza della Marcia su Roma del 1922, più volte al centro dell'attenzione mediatica per i tentativi di commemorazione e maldestre celebrazioni da parte di organizzazioni neofasciste.
A Perugia il 28 Ottobre gli Antifascisti in marcia, hanno realizzato un programma ricco di iniziative partecipate da centinaia di cittadini, che prevedevano:
- 11:30 Giardini Carducci: Presidio antifascista a cura del Comitato Provinciale A.N.P.I. di Perugia.
- 12:30 Rocca Paolina: Tributo alla memoria dei democratici umbri vittime dello squadrismo fascista nel 1921-1922, a cura dell'A.N.P.I. Sez. di Perugia "Bonfigli - Tomovic".
- 13:00 via del Cortone n.19: Pranzo in stile "Casa Cervi" a cura di Terre Fuori Mercato e musica dal vivo con Boda in acustico.
- Dalle 16:00 a cura dell’Ass. Fiorivano le Viole:
- Via Cartolari n.2 presso lo spazio F.R.A.: Mostra dedicata a "Brenno Tilli" anarchico antifascista perugino;
- Via della Viola n.29 presso la sede di Fiorivano le Viole: Proiezione a ciclo continuo di "Astratto Rosso" dedicato a Paolo Vinti;
- Via della Viola: integrazione del percorso artistico a cielo aperto con installazione di nuove opere tematiche.
- 16:30 Cinema Melies: Galassia Nera. I neofascismi fuori e dentro il web, a cura dell'A.N.P.I. Sez. di Perugia "Bonfigli Tomovic": con Giovanni Baldini, giornalista di Patria Indipendente e curatore della ricerca Galassia nera Valerio Marinelli, ricercatore I.S.U.C. (Istituto per la Storia dell'Umbria Contemporanea), prof. Mauro Volpi Coordinamento per la Democrazia Costituzionale dell'Umbria
- 18:30 Chiostro Casa dell'Associazionismo in Via della Viola: Apertivo casereccio a cura dell'A.N.P.I. Sez. di Perugia "Bonfigli - Tomovic"
- 21:30 Cinema Postmodernissimo: Salvatore Lo Leggio raccontato da Girolamo Li Causi. Un perseguitato politico contro la mafia, a cura di Libera. A seguire proiezione del film Salvatore Giuliano di Francesco Rosi in versione restaurata dalla Cineteca di Bologna (biglietto ridotto per gli iscritti ANPI e Libera).
Le varie iniziative sono state a cura di: Sez. Anpi di Perugia Bonfigli Tomovic, Arci di Perugia, Cinema Melies, Cinema Post Modernissimo, Coordinamento per la Democrazia Costituzionale dell'Umbria, Ass. Fiorivano le Viole, Ass. Libera, Ass. Terra fuori Mercato, e sono elencate in dettaglio nel Programma, “Antifascismo in marcia a Perugia” pubblicato sulla pagina facebook della Sez. ANPI di Perugia Bonfigli Tomovic.