In Italia, si sa, quello che non manca sono le anime belle pronte in ogni momento a professioni di fede nel liberalismo. Lo sport preferito di questi liberali da allevamento in batteria, oltre a quello di mettersi in fuga ogni qual volta incontrino per loro sventura un monopolio autentico, economico o politico che sia, c'è quello di negare con veemenza qualsiasi ipotesi che nel nostro paese ci siano rigurgiti di autoritarismo.
Per loro, questa possibilità è fumo negli occhi: ogni volta che si leva qualche voce, partono gli scongiuri, gli esorcismi, quasi, contro gli iettatori di turno che pure lamentano repressioni, censure, occupazioni del servizio pubblico radiotelevisivo, escalation delle spese militari, ecc.
Tutte fandonie: l'autoritarismo non può tornare!
Ebbene possiamo dare a lor signori qualche altro elemento su cui esercitare una riflessione. In Italia, infatti, con l'attuale Ministro dei trasporti in carica, Matteo Salvini, è diventato sempre più difficile esercitare il diritto di sciopero, pure costituzionalmente garantito dall'articolo 40.
La via “comica” alla compressione dei diritti
Il ministro ex comunista padano, in seguito spesso munito di rosario, s'è contraddistinto per essere intervenuto più volte a impedire o a ridurre gli scioperi indetti dalle organizzazioni sindacali del settore, utilizzando lo strumento della precettazione. L'estate scorsa fu perché l'emergenza caldo rendeva pericoloso per i cittadini l'eventuale blocco dei trasporti pubblici. Ora, il Ministro interviene contro lo sciopero indetto da alcuni sindacati di base per il 19 e 20 maggio 2024 “soprattutto in vista del weekend per gli appassionati di Formula 1, in quanto coincide con la manifestazione sportiva «Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia-Romagna» nell’Autodromo di Imola”; così si legge in un comunicato del Ministero dei trasporti.
Il fatto che la motivazione addotta dal solerte ministro faccia ridere, non deve trarre in inganno, perché in effetti il risultato è che indire una astensione dal lavoro per richiamare l'attenzione su una vertenza, su un rinnovo di contratto da tempo scaduto in questo paese rischia di diventare una specialità vicina al “gioco dell'oca”, con il rischio di non muovere mai il primo passo dalla casella di inizio.
Di questo parere è anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini che, rispondendo a “Il Sole 24 Ore”, dice: “Siamo ormai in modo evidente di fronte al tentativo di mettere in discussione il diritto di sciopero nel nostro paese”.
È necessario ricordare a tutti, Salvini per primo, che non solo lo sciopero è un diritto costituzionale dei lavoratori, ma è pure un diritto che questi si pagano di tasca loro, rinunciando a un giorno di salario, pur di ottenere un trattamento più favorevole dalla controparte datoriale.
È chiaro che contro questi tentativi in salsa ungherese (diciamo così) di comprimere i diritti di chi lavora, va estesa una mobilitazione democratica al di là dei patriottismi di sigla sindacale.
Il Ministro Salvini avrà forse anche un gran senso dell'umorismo nell'individuare le cause di necessità per le sue precettazioni, ma comunque lascia alludere a dei meccanismi abbastanza inquietanti.