Potere al Popolo ha svolto una funzione importantissima nel percorso di una soggettività politica che si ponga l'obiettivo di rappresentare gli interessi dei lavoratori e, più in generale, dell'insieme di tutte le classi popolari che in questi ultimi anni hanno pagato di più gli effetti devastanti della crisi capitalistica in Italia. La rottura netta e decisa con ogni possibile opzione di ricostruzione del centro-sinistra ha rappresentato un primo punto di aggregazione e di costruzione di un’identità anticapitalista ed antiliberista che ci permette di declinare il concetto di sinistra non più in termini astratti e generici ma con un ancoraggio forte e deciso agli interessi e ai bisogni dei lavoratori e, più in generale, a tutte quelle classi sociali che contribuiscono sempre di più alla costruzione della ricchezza nel nostro paese ma che, al contempo vengono sistematicamente impoveriti, defraudati dei loro diritti e della loro dignità.
È a questi settori che noi dobbiamo rivolgere l'attenzione, è con i settori popolari che dobbiamo fare i conti, a partire dai loro bisogni che sono i nostri stessi bisogni, la nostra organizzazione, se vuole crescere effettivamente, deve penetrare nella vita dei lavoratori, e dei giovani disoccupati in cerca di lavoro, degli studenti, delle donne e degli uomini che lottano per un alloggio dignitoso, che rivendicano cure mediche gratuite e di qualità, che pretendono un’istruzione gratuita e di massa che rivendicano trasporti pubblici efficienti,etc.
Dopo una prima fase fondativa nella quale il coordinamento di potere al popolo è stato espressione dei gruppi politici che hanno aderito all'appello del centro sociale Ex-OPG, si è aperta una seconda fase, contraddistinta dall'esigenza oggettiva di superare la modalità decisionale degli intergruppi e determinare una bozza di statuto che definisse le regole di funzionamento dell'organizzazione e favorisse al contempo la più ampia e democratica partecipazione ai processi decisionali di tutti i militanti di Potere al Popolo, nella consapevolezza più o meno esplicita che i gruppi politici rappresentano tutti delle realtà inadeguate sia qualitativamente che quantitativamente rispetto al compito che come Potere al Popolo ci siamo prefissati. Su questo punto siamo d'accordo con l'incipit del Documento 1: Indietro non si torna.
Muovendo dalle finalità che abbiamo precedentemente descritto, tuttavia, riteniamo che l'attuale contrapposizione sullo Statuto, essendo una discussione di carattere politico ed organizzativo, in una dinamica di contrapposizione netta scaturita tra due proposte entrambe insufficienti perché scaturite da un contesto non pienamente democratico e partecipato come il Coordinamento nazionale provvisorio, rappresenti un limite profondo nello sviluppo complessivo di Potere al popolo. La democrazia in questo caso non è solo decidere in piattaforma quale delle due proposte calate dall'alto si vota, ma come si costruisce un dibattito aperto, sereno e franco tra i militanti al fine di migliorare, correggere, rettificare e discutere su come noi pensiamo di organizzare un soggetto politico nuovo dentro tutto il territorio nazionale.
Per queste ragioni intendiamo proporre la nostra concezione dell'organizzazione e da questa esprimere quelle che secondo noi sono le forme concrete che favoriscono il maggiore livello di partecipazione democratica, di discussione e, di conseguenza d'intervento attivo nelle dinamiche e nei problemi che vivono i settori popolari. Naturalmente si tratta di uno stimolo al dibattito ed al confronto delle idee ed è solamente un punto di vista per arricchire il dibattito.
Premessa: Secondo il nostro punto di vista se un’organizzazione politica vuole interagire dialetticamente con i settori popolari non deve organizzarsi solo territorialmente ma anche e, soprattutto, per settori d'intervento sociale, aggregando per commissioni di lavoro i militanti di Potere al popolo, facendo interagire i lavoratori tra loro così come gli studenti, gli attivisti che si occupano del problema della casa, della sanità, dei trasporti etc, in commissioni territoriali e nazionali che operano su quel tema perché lo vivono, perché subiscono sulla loro pelle gli effetti nefasti delle politiche dei governi sulle loro condizioni personali, di lavoro o di vita.
Proponiamo 4 macroaree fondamentali all'interno delle quali sviluppare l'attività:
- Lavoro privato subordinato (operai, commercio, logistica, etc) Come coordinare i lavoratori di potere al popolo per elaborare piattaforme, costruire intervento nei luoghi di lavoro, come intervenire nei conflitti e che ruolo svolgere nei sindacati.
- Formazione: scuola, università e ricerca. da far interagire con i giovani di potere al popolo. In questo caso il gruppo si sta formando e svilupperà una prima assemblea nazionale a Torino
- Vivere la città: alloggi, trasporti, problematiche relative al territorio.
- Diritto alla salute: come difendere il diritto alla salute tutelando i diritti di chi lavora nelle strutture ospedaliere sostenendo la difesa del carattere pubblico e gratuito della sanità.
La costruzione di piattaforme specifiche, il percorso d'interazione collettiva dei militanti tra loro e la complessa dialettica con i settori popolari attraverso la costruzione del conflitto sociale o l'intervento all'interno di conflitti che sorgono spontaneamente nella società. Abbiamo molti militanti che già fanno questo personalmente, il coordinarli rappresenta un enorme passo in avanti per l'organizzazione. Le assemblee territoriali, dove possono debbono stimolare l'organizzazione in nuclei tematici e lo stesso dovrebbe avvenire sul piano nazionale.
Le assemblee territoriali debbono tentare di raccogliere la divisione in ambiti di lavoro, dove è possibile; dove ciò non è possibile si strutturano secondo un coordinamento provinciale a partire dalla presenza dalla mappatura delle sedi di Potere al popolo ed alla dislocazione nel territorio. Date le diverse configurazioni delle province è opportuno dare vita a più assemblee territoriali nella stessa provincia e da qui ad un coordinamento provinciale.
Sugli obblighi statutari riprendiamo quanto è presente nella seconda proposta eccetto la clausola per cui le decisioni vanno prese con la clausola dei due terzi. su questo punto ci troviamo totalmente d'accordo con la proposta uno. In un’organizzazione democratica non esiste nessuna minoranza che può porre il veto sulle decisioni ma è compito della maggioranza, se non vuole vivere in uno stato di tensione perenne, raccogliere quegli elementi di sintesi e di consenso che sono propri dell'attività politica.
Di entrambi i documenti non condividiamo affatto la votazione per mezzo di piattaforma informatica. Se il compito della democrazia nel momento della costruzione del conflitto sociale è elaborare un percorso di elaborazione politica dei militanti di un settore con il corpo largo di quel settore sociale bisogna vedersi, discutere, votare insieme; la piattaforma può essere utile per i report, le dirette streaming e per supplire alle problematiche degli spostamenti per alcune attività ma non può essere determinante nel momento delle scelte. I luoghi deputati per le scelte sono le assemblee territoriali ed il lavoro delle commissioni specifiche.
Assemblea nazionale. È l'organismo che definisce le linee generali di Potere al Popolo: è espressione dei delegati delle assemblee delle commissioni di lavoro e delle assemblee territoriali attraverso lo strumento della delega. Le assemblee territoriali e le assemblee tematiche inviano un numero di delegati in funzione degli iscritti in ogni territorio in ragione di un delegato ogni cinquanta aderenti. Rispetto alla proposta n. 2 siamo nettamente contrari al limite del 66 per cento rispetto alle decisioni più importanti. Nessuna organizzazione deve avere nessun diritto di veto sulle scelte, è evidente che il metodo del consenso va ricercato attraverso un esercizio complesso che è la sintesi politica.
Coordinamento nazionale. È l'organo esecutivo delle direttive generali di Potere al Popolo: è composto dai rappresentanti nazionali delle differenti aree tematiche congiunte ai rappresentanti delle assemblee territoriali. I membri del coordinamento sono trenta e si riuniscono per aree tematiche e territoriali.
I portavoce sono due eletti dall'assemblea nazionale poiché ne debbono esprimere le linee di fondo e non possono svolgere più di due mandati. Tutte le cariche sono a rotazione e perennemente revocabili. Per quanto riguarda le parti mancanti rimandiamo alle parti comuni dei due documenti di cui questo nostro elaborato vuole essere un contributo alla modificazione della discussione originaria e dei due statuti contrapposti rispetto alla cui parzialità ci troveremo in serie difficoltà di scelta e saremo costretti ad astenerci.