Nel suo ultimo libro, “Democrazia”, pubblicato da Einaudi nel 2014, il filosofo Stefano Petrucciani denuncia il processo involutivo della democrazia contemporanea a causa di uno “spostamento verso l'alto dei centri decisionali più rilevanti”. Inoltre, le nuove forme della comunicazione politica, incentrata su frasi brevi adatte a “bucare lo schermo”, insieme alla centralizzazione leaderistica e personalistica dei partiti rischiano di svuotare di valore reale il richiamo alla democrazia.
di Dado
Tutti gli attori politici contemporanei si dicono difensori della democrazia, pena la loro immediata cancellazione dal dibattito pubblico. La democrazia è così divenuta un assioma per l'orizzonte politico occidentale e da questa constatazione Petrucciani inizia il suo breve excursus sulla storia della democrazia dalla polis ai giorni nostri. Sicuramente la fortuna della democrazia non è priva di ambiguità, tanto nella sua storia quanto nell'epoca contemporanea, e il testo ne evidenzia le principali torsioni di significato.
Il libro è diviso in due parti: la prima dedicata alla storia del processo democratico e la seconda più teorica, incentrata sulle difficoltà e le contraddizioni presenti nelle democrazie contemporanee occidentali. La storia dei momenti fondamentali per lo sviluppo del processo democratico e dei filosofi che ne sono stati i protagonisti è magistralmente ridotta all'osso per permettere la fruizione del libro a un pubblico ampio, ma allo stesso tempo l'autore fornisce a un lettore più attento un'ampia e accorta bibliografia. Gli approfondimenti, dedicati ad alcuni momenti storici fondamentali del processo democratico, sovente mirano a criticare una sorta di senso comune storiografico inserendosi nell'attuale dibattito.
La seconda parte risulta utilissima per i “non addetti ai lavori” in quanto permette un primo approccio con le questioni teoriche delle “democrazie” occidentali, che fin dalla nascita del pensiero democratico hanno occupato gli studiosi di filosofia politica. Questa sezione inoltre fornisce una digressione sulle molte anime che hanno ragionato intorno alla democrazia e ai suoi limiti. Sicuramente, come per la prima parte, l'interesse dell'autore è essenzialmente divulgativo e mira a interessare un lettore troppo spesso disinteressato di politica che non si pone domande o questioni sulle contraddizioni e le possibilità di trasformazione della società contemporanea. Il lettore attento alle problematiche attuali potrà sicuramente cogliere degli spunti interessanti per delle possibili soluzioni alle grandi questioni: la costituzione, la rappresentanza, i partiti, i diritti sociali. Anche se nessuna di queste grandi questioni trova una reale soluzione all'interno del testo.
Petrucciani sostiene una teoria discorsiva molto vicina alla filosofia di J. Habermas, rappresentante della seconda scuola di Francoforte, anche se con dei distinguo soprattutto per quanto concerne la necessità di salvaguardare i diritti sociali, che il filosofo italiano considera fondanti di una costituzione prettamente democratica.
In questa prospettiva risulta essenziale la grande critica ai nuovi mezzi di comunicazione politica, che si collega al progressivo svuotamento della democrazia reale evidente ai giorni nostri nei partiti come nel parlamento. La causa della crisi della democrazia contemporanea e del disinnamoramento del cittadino dalla politica è dovuta, secondo Petrucciani, a una “regressione oligarchica della democrazia” con la quale l'autore intende “il processo per cui vi è uno spostamento verso l'alto dei centri decisionali più rilevanti”. La nuova comunicazione politica, incentrata su frasi brevi adatte a “bucare lo schermo”, accoppiata alla centralizzazione leaderistica e personalistica dei partiti come dei governi sono il simbolo di questa evidente regressione anche se non è del tutto chiaro come ciò sia stato possibile.
Dunque il libro risulta piacevole, molto scorrevole e chiaro per ogni tipo di lettore e, soprattutto, riesce nell'intento di attirare anche chi difficilmente si interessa di politica. Il libro permette al lettore di porsi molteplici domande essenziali per considerarsi un cittadino attivo, ma non è stato scritto per coloro che volessero trovare delle soluzioni ai principali problemi della democrazia contemporanea.
Nel libro sono presenti spunti interessanti dall'etica del discorso alla parabola dei mezzi di comunicazione di massa fino al tentativo di soluzione delle cosiddette questioni etiche, ma il testo manca di “spirito dell'utopia”; inteso come speranza (o per chi voglia una fede) nel progresso e nella soluzione delle contraddizioni della democrazia contemporanea.
L'utopia, intesa nel suo significato intrinseco “nessun-luogo”, è fondamentale per ogni teorico di filosofia politica, essa infatti consente di denunciare la non esistenza di un sistema giusto e eguale nel mondo attuale, a capitalismo avanzato, e di questi tempi già avere coscienza di ciò non è poco. Inoltre lo spirito dell'utopia consente di assumere un atteggiamento critico dinanzi al sistema politico contemporaneo, sul modello di Utopia di Tommaso Moro, e allo stesso tempo non nega la sua possibilità di realizzazione, anzi permette di agire nella prassi per costruirla.
In conclusione, possiamo dire che il libro di Petrucciani evidenzia bene le contraddizioni del sistema democratico rappresentativo occidentale, ma sembra non comprendere la grande possibilità per le classi subalterne, in un un momento in cui la crisi economica si fonde con una crisi della rappresentanza politica, di rimettere in questione quelli che sono i fondamenti del sistema economico capitalista.
Poco citati nel testo sono gli autori comunisti che da tempo mostrano in maniera scientifica (e non in modo mistico/mitico come fanno gli elitisti) come sia impossibile il connubio tra democrazia e un sistema a capitalismo avanzato. Egualmente assenti nell'analisi di Petrucciani sono le teorie, in certi ambiti dominanti nel dibattito contemporaneo, sorte dalla riflessione di Foucault e sviluppatesi attraverso i concetti di Biopotere e Biopolitica.
Appare irrisolta, sebbene affrontata nel testo, anche l'importantissima questione della mancanza di democrazia in quelli che ormai sono gli organi decisionali delle diverse nazioni quali il Fondo Monetario Internazionale e l'Unione Europea. Infatti queste istituzioni non solo di fatto non sono democratiche, ma anche normativamente non hanno una costituzione democratica (vedi la Commissione europea). Con più coraggio e andando oltre il libro di Petrucciani forse si potrebbe sostenere che l'Italia ha una costituzione democratica, ma non vive una democrazia reale e che quest'ultima non è realizzabile in uno stato a capitalismo avanzato, ma solo in una città futura retta da un'economia socialista.