La svolta nella Seconda guerra mondiale

Dal dominio nazi-fascista sull’Europa, passando alla svolta nella guerra con la battaglia di Stalingrado, per arrivare agli scioperi di massa che portano alla caduta del regime fascista in Italia e alla conseguente nascita della Resistenza.


La svolta nella Seconda guerra mondiale Credits: https://it.rbth.com/storia/79555-linferno-di-stalingrado-nelle-testimonianze

Link al video della lezione tenuta per l’Università popolare Antonio Gramsci su argomenti analoghi

Segue da: “La Seconda guerra mondiale”, articolo pubblicato sul numero 293 di questo giornale

L’intervento in guerra degli Stati uniti d’America

Il Giappone imperialista, che aveva subito una netta e indimenticabile sconfitta da parte dei sovietici nella prima fase della guerra – quando nel 1939 aveva aggredito proditoriamente l’Urss – non si azzarda a partecipare alla nuova aggressione lanciata dai nazi-fascisti europei, ma conquista nel luglio del 1941 la colonia francese dell’Indocina. Ciò produce un inevitabile conflitto con gli Usa, che inizia nel dicembre 1941 con il bombardamento della flotta statunitense a Pearl Harbour di stanza nelle isole Hawaii. Oggi storici americani dubitano dell’effetto sorpresa e della presunta completa distruzione della flotta americana del Pacifico, ritenendo che, in qualche modo, i vertici politici statunitensi abbiano lasciato fare i giapponesi, sacrificando navi piuttosto malandate per avere un casus belli, atto a convincere la maggioranza degli americani decisamente contraria alla guerra. Il Giappone nel frattempo bombarda la stessa flotta inglese in Siam, conquistando gli arcipelaghi del pacifico, in cui erano dislocate importanti basi inglesi e statunitensi.

Il dominio nazista sull’Europa

Nell’inverno del 1941-42 le forze nazi-fasciste sono in vantaggio su tutti i fronti e dominano tutto il continente europeo a eccezione della Svezia, cui hanno imposto il monopolio del commercio del ferro, e della Svizzera, principale paradiso fiscale europeo, decisivo per il riciclaggio del denaro sporco. Ovunque l’occupazione nazifascista ha portato terrore e distruzione. Nei campi di lavoro in Germania affluiscono prigionieri e deportati di tutti i paesi occupati, costretti a vivere e, più spesso, a morire come schiavi per assicurare gli extra-profitti alle grandi imprese capitalistiche tedesche, che ancora oggi dominano a livello internazionale.

Inoltre, i paesi occupati sono sistematicamente depredati delle loro ricchezze e costretti a pagare pesanti tributi ai nuovi dominatori. Il controllo su buona parte dell’Europa consente a Hitler e ai suoi alleati fascisti di applicare su larga scala le teorie antiscientifiche razziste, sempre più inasprite nel corso della guerra, sino ad arrivare alla “soluzione finale della questione ebraica” in termini di totale annientamento nei campi di sterminio. Tuttavia nei campi di concentramento tedeschi muoiono anche gli oppositori politici, in primo luogo comunisti e socialisti, i sovietici, che pagano in termini quantitativi il peso più grande, polacchi, omosessuali, zingari, handicappati, testimoni di Geova ecc. Dunque, oltre ai milioni di ebrei sterminati nelle camere a gas – fra cui moltissimi cittadini di origine ebraica dell’Unione sovietica – muoiono milioni di deportati nei campi di concentramento tedeschi. Di gran lunga il numero maggiore delle vittime viene dall’Urss.

La guerra diviene totale, i bombardamenti terroristi delle potenze imperialiste e la strage dei civili

Con l’entrata in guerra degli Usa fra il 1941 e il 1942 si raggiunge il momento più tragico della storia europea, agli spaventosi crimini in primo luogo nazi-fascisti, si aggiungono i terribili bombardamenti degli imperialisti anglo-americani sulle città, atti a terrorizzare i civili e a mettere in ginocchio un paese, distruggendo luoghi della produzione e infrastrutture. Le belle città dell’Europa, culle di civiltà e custodi di immensi tesori d’arte e di cultura, sottoposte a martellanti bombardamenti aerei da parte di tutte le potenze imperialiste, sono spesso ridotte a cumuli di macerie. Più in generale la guerra diviene totale e spesso i civili ne pagano le conseguenze ancora più dei soldati al fronte.

La svolta del 1942-1943

Gli Stati Uniti influenzano il conflitto con le loro risorse economico-industriali che consentono ai paesi che, come l’Unione sovietica, sostengono la parte decisamente preponderante dello sforzo bellico di poter respirare. Inoltre nella primavera del 1942 nelle battaglie del Mar dei Coralli e delle Midway gli Stati Uniti riprendono il controllo del Pacifico infliggendo dure sconfitte alla flotta nipponica. Parte così la riconquista delle basi perdute, attraverso la durissima battaglia, dall’agosto del 1942 al febbraio del 1943, per il controllo della base di Guadalcanal, colonia inglese nell’oceano Pacifico.

La battaglia di Stalingrado

D’altra parte, la battaglia decisiva della Seconda guerra mondiale si combatte nel sud dell’Unione sovietica, dal momento che le truppe tedesche, che non riescono a conquistare Leningrado e Mosca, puntarono in quella direzione, per sottrarre ai sovietici i decisivi pozzi di petrolio oltre alle risorse agricole. I nazi-fascisti con una massiccia offensiva, del più grande e potente esercito mai visto nella storia, giungono al Don e al Volga e penetrano nel Caucaso. Però, nel novembre del 1942 i sovietici lanciano una poderosa controffensiva sul fronte meridionale, nel momento in cui i nazi-fascisti la consideravano impraticabile a cause delle bassissime temperature e del terreno ghiacciato. Un intero corpo d’armata tedesco, comandato dal generale d’origine aristocratica von Paulus, è completamente annientato nella battaglia di Stalingrado – durata dal novembre del 1942 al gennaio del 1943 – che rappresenta la prima rovinosa sconfitta subita dai tedeschi e segna la svolta decisiva nel corso della guerra. I sovietici, dopo aver difeso la città – che oggi ha ripreso il nome di Volgograd – casa per casa, riescono con una geniale manovra ad accerchiare le truppe tedesche. I vecchi ufficiali Junker prussiani, considerati i migliori del mondo, anche per la loro antichissima tradizione militaresca, sono messi nel sacco dai giovanissimi generali sovietici figli di operai e contadini.

La battaglia di El Alamein

Nel frattempo anche in Africa del nord si combatte un’importante battaglia. Le truppe al servizio dell’Impero britannico sono riuscite a fermare l’avanzata nazi-fascista in Egitto e contrattaccano a El Alamein, guidate dal maresciallo Montgomery, infliggendo al nemico una dura sconfitta che lo fa retrocedere, da essere arrivato a soli 100 km da Alessandria d’Egitto, sino alla Libia.

La caduta del fascismo in Italia

Nel contempo crescono le pressioni dei sovietici verso gli Stati Uniti affinché impegnino i nazi-fascisti su un secondo fronte in occidente, da sempre promesso, ma mai realizzato. In realtà alla classe dominante degli Stati uniti non dispiace affatto il terribile scontro in atto fra i suoi nemici tedeschi e sovietici. Perciò, invece di sbarcare in Francia, occupano nel novembre del 1942 il Marocco, l’Algeria e conquistano la Libia, attaccandola con i britannici da est e da ovest. Per assicurarsi, così, nel dopoguerra, il controllo della sponda sud del Mediterraneo. Solo ai primi di luglio del 1943 gli statunitensi, dopo aver preso accordi con la mafia, sbarcano in Sicilia. Mentre i britannici sbarcheranno in Grecia, per impedire alle forze della resistenza guidate dal Partito comunista di prendere il controllo del paese.

La caduta del governo Mussolini

Con l’occupazione della Sicilia e i bombardamenti a tappeto degli anglo-americani sul territorio nazionale il regime fascista, sempre più privo di consensi, collassa. Nei mesi precedenti la mancanza di materie prime e di approvvigionamenti aveva creato enormi difficoltà all’industria e ai civili, inoltre la completa subordinazione all’alleato tedesco creava sempre più scontento nelle fila stesse del fascismo, soprattutto nel momento in cui lo strapotere nazista pareva ormai destinato a una certa sconfitta. Infine, i grandi scioperi, che nella primavera avevano animato la classe operaia del nord Italia, dimostravano che, nonostante la legge marziale, le violentissime repressioni nazi-fasciste non erano più in grado di contenere l’esasperazione del proletariato, alla quale il Partito comunista clandestino tentava di dare una direzione consapevole.

Spaventati dal fatto che i fascisti non erano più in grado, con la repressione dei lavoratori salariati, di consentire ultra-profitti al padronato, l’alta borghesia, principale responsabile della conquista del potere del fascismo e della tenuta sino ad allora del regime, decide di abbandonarlo, per non seguirne la sorte in una ormai certa sconfitta. Così il 25 luglio del 1943, dopo una violenta discussione in seno al Gran Consiglio del fascismo, la maggioranza, in contatto con la corte – che aveva ormai ceduto alla pressione del padronato e cercava a sua volta di salvarsi dal crollo del fascismo, che aveva sino a quel momento in tutti i modi appoggiato – vota una mozione di sfiducia contro il governo Mussolini. Vittorio Emanuele III coglie immediatamente l’occasione per far destituire e arrestare Mussolini. Il governo è così affidato dal monarca al maresciallo Badoglio, macchiatosi di gravi crimini di guerra, che costituisce un ministero di “tecnici”, al solito funzionale alla conservazione del potere da parte della classe dominante.

L’otto settembre e la criminale condotta della classe dirigente italiana

Nel paese l’antifascismo popolare latente esplode, rivelando l’abisso che si era venuto scavando fra le masse popolari e il regime a partire dalla partecipazione alla guerra imperialista. Il governo apre trattative segrete di pace con gli anglo-americani, sino all’armistizio firmato in Sicilia il tre settembre e reso pubblico solo l’otto settembre, quando gli alleati sono sbarcati in Calabria e soprattutto quando la classe dirigente ha potuto mettersi in salvo salpando di nascosto per la Sicilia. Peraltro, per la completa incapacità organizzativa, delle tre navi previste per mettere al sicuro i notabili – per paura della reazione degli ex alleati tedeschi dinanzi a questo tradimento – ne arrivano solo due. Inizia così un’accanita lotta dei notabili, per prendere posto sulle navi, lasciando indietro anziani, malati, donne e bambini.

Inoltre, il re e il governo Badoglio si rifugiano nei territori controllati dai nuovi “alleati”, senza aver preso alcuna misura per prevenire la reazione naturale tedesca all’annuncio dell’armistizio e senza preavvisare e dare nessuna istruzione alle truppe dell’esercito italiano, abbandonate al loro tragico destino. In tal modo, i tedeschi prendono direttamente il controllo dell’Italia centro-settentrionale, senza incontrare praticamente nessuna forma di resistenza da parte dell’esercito italiano, che si sfalda, con i soldati che cercano di tornare nelle loro case, come mostra il film di Comencini Tutti a casa con Alberto Sordi.

Inizia la resistenza all’occupazione nazista

Tuttavia, a Roma, civili e militari antifascisti decidono di organizzare spontaneamente la resistenza all’occupazione tedesca a Porta san Paolo, primo significativo atto della resistenza italiana al nazi-fascismo. In alcune zone, in particolare a Cefalonia – nelle isole ioniche greche occupate – si ha il più significativo esempio di resistenza militare, con le truppe italiane che rifiutano di passare sotto il comando tedesco e combattono disperatamente, senza rifornimenti e direttive, per essere vigliaccamente trucidate dai nazisti al momento della necessaria resa.

23/08/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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