Povere creature!

Una recensione al nuovo film di Yorgos Lanthimos con la notevole interpretazione di Emma Stone


Povere creature!

Non risulta molto semplice capire da dove partire per approcciare un'opera come Povere Creature!, adattamento cinematografico di un libro omonimo (che non ho letto, altro ostacolo) dell'autore scozzese Alasdair Gray, attualmente nelle sale e diretto dal regista greco Yorgos Lanthimos. Per farlo, proverò a partire dalla fine. Al termine della proiezione ho percepito una sensazione di esitazione nei confronti della pellicola. Il film è un tripudio per gli occhi, dalla prima all'ultima scena, finanche nei titoli di coda, talmente ricca, curata e originale è l'attenzione alle scenografie, ai dettagli, ai colori, alle ambientazioni, ai costumi, ai rimandi simbolici. Rispetto a questi ultimi forse, ad onor del vero, il film abusa sin troppo e diventa a tratti fastidioso il modo in cui la spiegazione del significato di alcune scene è sottolineata da gesti, dettagli o dialoghi talmente didascalici che sorge il dubbio che il regista tema di rivolgersi ad un pubblico totalmente incapace di intendere ed interpretare alcunché senza un apparato di strumenti di decodificazione che lo indirizzino nella giusta direzione. Non trovo particolarmente grave che un regista si ponga il problema di arrivare efficacemente ed effettivamente col proprio messaggio al pubblico, giacché solitamente trovo insopportabile la tendenza contraria di certi artisti a confezionare opere assolutamente ermetiche e spesso autoreferenziali. Tuttavia per qualche ragione ho comunque percepito una sensazione di esagerazione per tutto il film, per il modo in cui tutti gli aspetti estetici della narrazione debbano necessariamente tutti insieme e così tanto contribuire a sottolineare la connotazione degli eventi, producendo anche un effetto cacofonico per esempio per quanto riguarda le musiche, a mio avviso assolutamente evitabile perché appesantisce inutilmente una storia già di per sé ricca e complicata in relazione alla molteplicità di temi trattati. Forse questo approccio quasi pedagogico del regista potrebbe essere considerato assonante con la trama che sostanzialmente riguarda un percorso di rinascita, formazione ed emancipazione.

Una donna incinta di nome Victoria, si suicida buttandosi in un fiume senza che lo spettatore sappia nulla delle motivazioni del gesto: verrà raccolta subito dopo la morte da Godwin Baxter, un medico figlio d'arte che decide di riportarla in vita con il nome di Bella, impiantandole, però, il cervello ancora funzionante del proprio feto e creando così una creatura del tutto inedita che, nonostante le fattezze di una donna adulta, si riaffaccia alla nuova vita dovendo riscoprirla e conoscerla da capo proprio come fanno i bambini. Attraverso questo tipico espediente narrativo gotico, è possibile leggere la storia di Bella e della sua formazione ed emancipazione sia in termini della donna nuova che nascerà dalla morte del modello patriarcale, sia in termini di evoluzione delle stesse strutture culturali e sociali del patriarcato di fronte al sorgere di una creatura nuova, una donna assetata di esperienza ed impermeabile alle sovrastrutture convenzionali riguardanti il genere femminile e i suoi rapporti con quello maschile, col mondo, e con la propria stessa individualità. Dopo una prima fase della vita in cui la creatura” viene tenuta dal suo stesso creatore segregata in casa, separata dal mondo e dalle altre persone allo scopo di proteggerla”, Bella scopre per caso l'esperienza dellautoerotismo e del piacere che ne deriva ed inizia ad entrare in una nuova fase di sperimentazione spinta dalla curiosità e dal desiderio di compiacere i propri sensi. Dopo una iniziale resistenza del padre-scienziato e del suo assistente, promesso sposo di Bella, quest'ultima ottiene la possibilità di partire per un viaggio alla scoperta del mondo accompagnata da Duncan Wedderburn, un discutibile e patetico dongiovanni apparentemente interessato unicamente a sfruttare linsaziabile voluttà della ragazza per poi disfarsene, salvo poi scoprirsi incapace di tollerare la promiscuità sessuale di Bella e la sua crescente voglia di approfondire la realtà di ciò che la circonda, ampliando i propri orizzonti grazie a nuove amicizie, allo studio, alla lettura dei libri, alla scoperta delle dinamiche sociali esistenti all'infuori della società ricca, benestante e bigotta di provenienza. Bella e Duncan dapprima fanno la bella vita a Lisbona, città in cui oltre alle gioie del sesso Bella inizia a sperimentare lappagamento esagerato di tutti gli altri sensi, stimolando il gusto ingozzandosi fino al vomito con dell'ottimo cibo, la vista con i panorami mozzafiato dei belvedere della città al tramonto, il sentimento della Sehnsucht attraverso lascolto dello struggente fado portoghese, la consapevolezza del corpo e del proprio ritmo con danze del tutto non convenzionali e via dicendo. La prima fase della conoscenza, così come per i bambini, è similmente per Bella incentrata unicamente sulla soddisfazione piena e totale dei propri desideri, assecondando un egocentrismo esagerato che contribuisce alla sempre maggiore presa di coscienza della sua persona e personalità inserita nella varietà del mondo. In seguito, raggiungendo in nave la meta successiva, Bella raggiunge una sempre maggiore maturità e sicurezza di sé facendo esperienza del confronto delle idee e dello studio, iniziando ad elaborare una propria filosofia di vita che, coerentemente con la propria sete di conoscenza, si pone allo stesso modo di fronte al reale, nella convinzione di poter indagare e scoprire tutto fino a raggiungere il senso più profondo e veritiero delle cose. Un messaggio che ho trovato estremamente positivo e non appiattito sul ben più modaiolo nichilismo disfattista di coloro che, per giustificare il proprio immobilismo e la propria paura dinanzi alle ingiustizie, si convincono che la reale natura dell'essere umano sia intrinsecamente e irrimediabilmente malvagia e che non si possa incidere sul mondo e sulle sue dinamiche, giustificando così lo stato di cose esistenti come un destino ineluttabile e rinchiudendosi in una bolla di snobismo elitario dalla quale nulla può nascere. Bella sconfigge” questa impostazione di vita è affronta con ingenuità ma anche con coraggio il dolore provocato dalla scoperta delle disuguaglianze sociali senza tuttavia sviluppare una autentica coscienza di classe. Dinnanzi ai progressi evolutivi di Bella, ormai lungi dall'essere una bambina inconsapevole di tutto e totalmente manovrabile, Duncan diviene talmente oppressivo e intollerante da rasentare la pazzia, simboleggiando la crisi del modello machista dinnanzi allestrema forma di emancipazione della donna, fino a quel momento gestita e posseduta a piacimento, come una proprietà: Bella, ormai pienamente padrona e consapevole di sè e risoluta ad assecondare i propri desideri, lo scaricherà ben presto e lui finirà in manicomio, senza alcuna speranza o prospettiva di riconquistare le sue arroganti prerogative in un mondo popolato da donne sempre più emancipate. Proseguendo nel viaggio in maniera autonoma, Bella finisce quindi a Parigi dopo essersi volutamente disfatta del denaro di Duncan, regalato ai poveri per lenirne le sofferenze e sperimentando sulla propria pelle la condizione di indigenza del proletariato. In questo contesto decide di trovare lavoro in un bordello, approfittando del fatto che in tal modo avrebbe tratto un ritorno economico in grado di mantenerla dal proprio sempre insaziabile desiderio sessuale. A questo punto, anziché approfondire le tematiche sociali connesse al conflitto di classe che sembrano preludere al successivo interessante sviluppo della storia, a mio avviso la pellicola assume invece una preoccupante prospettiva di apologia e mitizzazione del fantomatico sex work is work” lasciando, al contrario, le questioni sociali allo stadio del mero accenno. In questa fase, Bella sceglie la sua professione e, intanto, parrebbe avvicinarsi alle idee socialiste grazie ad una collega: tuttavia la critica al disgustoso mondo della prostituzione è limitata al fatto che questa non sia tarata sulla soddisfazione del piacere femminile in quanto la lavoratrice del sesso è impossibilitata a scegliere in prima persona il proprio partner ma è, al contrario, sempre costretta a farsi scegliere. Viene così del tutto sepolta la drammaticità dello sfruttamento sessuale del corpo femminile per tutte quelle migliaia di ragazze non attraversate dalla stessa innata voluttà” di Bella ma costrette alla professione per la mera necessità di mantenersi, in un contesto che lascia alle donne povere solamente larma della compravendita del copro e del sesso. Al contempo è a mio avviso trasmessa l'idea che, in fondo, la stessa compravendita del sesso non rappresenti in sé una piaga della società ed un immenso ostacolo alla liberazione della donna dagli schematismi del patriarcato e del capitalismo odierno nel quale così bene si innesta. Tali aspetti restano un limite insormontabile di un film che, pure, ha nellemancipazione femminile uno dei suoi fondamentali temi. È insopportabile lequiparazione del presunto autentico femminismo unicamente con la posizione di coloro che rivendicano il ruolo della prostituta come un ruolo che, contrapponendosi alla canonica mogliettina devota, possa avere una qualsivoglia forza dirompente rispetto al patriarcato, ignorando ostinatamente che è proprio quel criticato modello patriarcale che ha creato la dicotomia moglie/puttana ad uso e consumo unicamente delle esigenze maschili di affermazione del proprio ruolo sociale egemone, ora in veste di marito-padrone ora in veste di libertino-padrone - come peraltro ben rappresentato nello stesso film dalla parabola già descritta del personaggio di Duncan. Le tematiche sociali restano costantemente sullo sfondo in questa impostazione, forse perché sono poco comprese, come peraltro traspare apertamente da una frase messa in bocca a Bella (io uso il mio corpo come mezzo di produzione) che mostra una tipica distorsione del significato di alcuni concetti cardine del socialismo, dal momento che l'attività sessuale non produce - marxisticamente - alcunché. 

Lo spessore politico di Bella, pertanto, risulta ridotto alla sua disinibizione sessuale che, assieme alla passione per la scienza e la medicina - retaggio del proprio padre-creatore - la condurranno allemancipazione definitiva nel momento in cui sceglierà di intraprendere la carriera di medico, non prima di avere indagato cosa le fosse successo nella sua vita precedente” quando, prima di suicidarsi, si chiamava Victoria ed era sposata ad un abietto personaggio che simboleggia il volto più violento e repressivo del patriarcato. Anche in tale ultimo frangente il film non rinuncia ad una serie di espedienti simbolici estremamente evidenti ed autoesplicativi (e forse un tantino sempliciotti) per spiegare la necessità - del tutto condivisibile, sia chiaro - di superare il vecchio sistema patriarcale autoritario (simboleggiato dallex marito violento che aveva ideato un diabolico piano per mutilare i genitali della moglie ribelle) ed abbracciare un promettente futuro in cui le donne conducono le loro esistenze nellautodeterminazione individuale e lavorativa, fiancheggiate da quei soli uomini che hanno saputo rinunciare alle prerogative patriarcali di predominio.

I temi trattati allinterno di Povere creature! non si limitano a quelli che ho qui accennato ma, essendo come detto una storia di formazione ed emancipazione, la pluralità dei rimandi è enorme, per quanto mi sembra di avere sinora focalizzato gli aspetti su cui maggiore mi è apparsa la concentrazione da parte del regista. Da qui, la sensazione di esagerazione, di ridondanza, di confusione e, in ultima istanza, esitazione che mi ha trasmesso la visione di un film che, tutto sommato, non considero nè brutto nè negativo, ma neppure, al contrario, un capolavoro fondamentale. Ribadisco in chiusura ancora una volta che il principale limite è dato dal fatto che la figura della donna emancipata veicolata da questa pellicola è pertanto colei in cui la formazione della coscienza di classe non ha alcun sostanziale valore in termini di riscatto e liberazione, trattandosi invece di un percorso perlopiù intimo, individuale e connesso in maniera esagerata (e sottolineo anche gratuitamente esagerata) col rapporto delle donne con la morale e coi costumi sessuali del patriarcato: Povere creature! dà l'impressione di voler fare molto rumore, per nulla o poco più.

16/02/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

Tags:

L'Autore

Leila Cienfuegos

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: