Herzog incontra Gorbachev di Werner Herzog e André Singer, documentario, Gran Bretagna, Usa e Germania 2018, voto: 4,5; se appare surreale che Gorbaciov dinanzi agli enormi fallimenti prodotti dal proprio operare – a partire dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, fino all’aver reso il principale nemico del suo paese, lo Stato più ferocemente guerrafondaio e imperialista, l’unica potenza mondiale – non si domanda in cosa abbia sbagliato, è decisamente vergognoso che gli autori del film non pongano mai delle domande critiche, in grado di far emergere almeno alcune delle contraddizioni reali prodotte da chi, per riformare il socialismo nel suo paese e nell’est europeo, lo ha letteralmente affossato.
The Gentlemen di Guy Ritchie, azione, Usa 2019, voto: 4,5; prodotto ben confezionato dell’industria culturale a stelle e strisce, film di puro intrattenimento, che non si interroga sui fini – nel caso specifico volti all’affermazione dell’alta criminalità organizzata – ma sposta l’attenzione dello spettatore esclusivamente sull’utile individuale del protagonista.
Due amici di Louis Garrel, Francia 2015, voto: 4,5; l’ormai consueta commediola francese che presenta la solita visione del mondo utopistico-ideologica dell’industria culturale in cui, per magia, è scomparsa la lotta di classe.
Sauvage di Camille Vidal-Naquet, Francia 2018, voto: 4,5; film estremo, di stampo naturalistico, su un giovane omosessuale che si lascia completamente dominare da sensi, istinto e passione, non avendo sviluppato la capacità di un loro controllo razionale. Questa totale schiavitù non può che fargli condurre una vita infernale, dalla quale non ha nemmeno l’interesse a uscire, essendo completamente prigioniero della tenebra del quotidiano.
Capone di Josh Trank, biografico e drammatico, Usa 2020, voto 4+; il film è una ricostruzione meritoriamente realistica di eventi biografici del tutto inessenziale, degli ultimi anno di vita del noto gangster Al Capone.
Gli uomini d’oro di Vincenzo Alfieri, Italia 2019, voto: 4+; tipico film italiano in cui domina la tenebra del quotidiano e i tentativi distopici di evasione della piccola borghesia e del sottoproletariato, senza nessuna prospettiva che consenta un superamento della crisi, di cui si offre una rappresentazione naturalistica e fenomenica.
Magari di Giovanna Elkann, drammatico, Italia 2019, voto: 4; film che evita le tipiche cadute del cinema italiano nel grottesco e nel postmoderno, ma non sfugge al minimal-qualunquismo.
First Love di Takashi Miike, Giappone e Gran Bretagna 2019, voto: 4; film postmoderno, privo di qualsiasi interesse e poco godibile per chi non ama il genere e il manierismo esasperato del regista.
Il pianeta in mare di Andrea Segre, documentario, Italia 2019, voto: 4-; classico documentario subalterno all’ideologia dominante, per cui non ci sarebbe nulla da spiegare, ma dovrebbero essere le immagini e gli oggetti documentati a parlare da soli. Tale sedicente assoluta spontaneità è, di fatto, del tutto artificiosamente costruita, per altro generalmente nel modo peggiore, in quanto, sforzandosi di essere loro stessi, i non attori finiscono per far emergere al massimo l’individuo medio e non il personaggio tipico. In tal modo, assistiamo a puri frammenti narrati in modo naturalistico, privi di organicità che non possono che restituirci una istantanea, in questo caso di Marghera, senza farci comprendere le dinamiche e le contraddizioni reali, ma rimanendo sempre alla superficie delle questioni anche sostanziali che potrebbero essere affrontate. Così il documentario finisce con l’essere espressione di quella crisi che avrebbe dovuto invece analizzare, provando a suggerire delle plausibili soluzioni.
The Head serie tv spagnola 2020, giallo e thriller, in 6 puntate, creata da David Pastor, Àlex Pastorn e David troncoso, voto: 4-; serie che non ha nulla di significativo da comunicare e anche i temi sostanziali che sfiora, come la distruzione dell'habitat necessario alla vita umana o la violenza sulle donne, divengono semplici ingredienti di una merce meramente culinaria.
L’incredibile storia dell’Isola delle Rose di Sydney Sibilia, commedia, Italia 2020, voto 4-; film che spaccia per rivoluzionario un progetto di Stato quale proprietà privata del costruttore, dove le leggi dipendono dal suo arbitrio, per quanto si tratti di un ingegnere ex repubblichino.
Tornare di Cristina Comencini, thriller, Italia 2019, voto 4-; il percorso di riappropriazione del proprio passato da parte della protagonista e il fare i conti con se stessa negli anni precedenti del suo sviluppo, finisce in una complicità poco risolta fra le tre principali fasi del suo maturare.
Mulan di Niki Caro, Nuova Zelanda, avventura, Usa, 2020, voto: 4-; merce culinaria targata Disney certamente ben confezionata, ma che lascia davvero quasi nulla su cui riflettere allo spettatore.
Una sirena a Parigi di Mathias Malzieu, commedia, Francia 2020, voto: 4-; commediola francese priva di qualsiasi contenuto sostanziale, prodotto meramente di evasione.
Gretel e Hansel di Oz Perkins, horror, Usa 2020, voto: 4-; il solito letale film horror, programmaticamente irrazionalista e involontariamente rovescista, finisce per giustificare la spaventosa caccia alle streghe sostenendo che vi sono donne che hanno la possibilità di sviluppare dei possenti poteri magici.
The Souvenir di Joanna Hogg, Usa e Inghilterra 2019, voto: 4-; film inutilmente pesante, fondato su una storia gratuitamente penosa. Al centro del film vi è la sofferenza di una giovane donna che in modo assurdo, insensato e inverosimile di lega a un eroinomane.
Fellini fine mai, regia di Eugenio Cappuccio, documentario, Italia 2019, voto; 4-; invece di mettere al centro del documentario la cosa stessa, per tutta la prima parte è posta al centro dell’attenzione la singola esperienza dell’incontro del regista con Fellini, di nessunissimo interesse per lo spettatore.
La vita davanti a sé di Edoardo Ponti, drammatico, Italia, Usa 2020, voto: 3,5; il messaggio che il film trasmette allo spettatore, ovvero che sia preferibile educare un bambino non inserendolo nella scuola pubblica, ma dandogli dei maestri di vita, è assolutamente riprovevole.
The turning di Floria Sigismondi, Drammatico, Usa 2020, voto: 3,5; tipico prodotto dell’industria culturale del genere horror, generalmente il più dichiaratamente irrazionalista, meramente culinario e funzionale unicamente all’evasione delle classi subalterne.
After 2 di Roger Kumble, drammatico, Usa 2020, voto: 4-; merce dell’industria culturale, melensa e difficilmente tollerabile anche per il pubblico di teenagers, debitamente anestetizzati, cui si rivolge.
La vita straordinaria di David Copperfield di Armando Iannucci, biografico, Gran Bretagna e Usa 2019, voto 3+; questo pessimo regista reazionario fornisce la versione peggiore possibile di David Copperfield, tagliando radicalmente tutti gli aspetti realisti e di denuncia sociale, e riducendo il tutto a una noiosissima farsa.
Il ladro di giorni di Guido Lombardi, drammatico, Italia 2019, voto: 3; film del tutto intollerabile dal punto di vista contenutistico, con l’apologia di un criminale assassino ignorante e la criminalizzazione del professore.
Il re di Staten Island di Judd Apatow, commedia, Usa 2020, voto 3; film piatto e banale che non ha nulla di sostanziale da trasmettere.
Cosa resta della rivoluzione di Judith Davis, Francia 2018; il film può piacere a un ex sessantottino pentito, ma non può che innervosire un militante politico che non si è arreso al riflusso e all’ideologia dominante postmoderna. Il film è un ossequio al disimpegno, all'abbandono delle grandi ambizioni di voler cambiare il mondo, in nome delle piccole ambizioni tipiche del regno animale dello spirito, proprie del filisteo piccolo-borghese.
Gli Anni Amari di Andrea Adriatico, biografico, Italia 2019, voto 3-: purtroppo si tratta di un film assolutamente insostenibile sia dal punto di vista della forma che del contenuto, sebbene il soggetto scelto, nella sua contraddittorietà, avrebbe potuto essere anche molto interessante.
Onward – Oltre la magia di Dan Scanlon, animazione, commedia, Usa 2020, voto 3-; film diseducativo per bambini, piatto e noioso, che dimostra ancora una volta come la Disney abbia acquistato la Pixar solo per eliminare un pericoloso competitore che faceva film di animazione di qualità migliore.
Jesus Rolls – Quintana è tornato! di John Turturro, Usa 2019, voto: 3-; come quando un autore di eccellenti sketch – nel momento in cui di costruirci un intero film, finisce per annoiare, lo stesso accade con il tentativo di costruire un film attorno al personaggio di un film dei fratelli Coen.
Beach Bum – Una vita in fumo di Harmony Korine, Usa 2019, voto: 2,5; la ripresa della grandiosa tragedia dell’uomo del piacere – rappresentata in modo esemplare dal Faust di Goethe – è qui ridotta a una conservatrice commediola moderna.
Gli indesiderati d’Europa di Fabrizio Ferraro, drammatico, Italia 2018, voto 2+; tutta la ricchezza di un potenziale contenuto sostanziale è ridotta a nulla da una completa incapacità mascherata dietro il conformismo al postmodernismo imperante.
Buio di Emanuela Rossi drammatico, Italia 2019, voto: 2+; il film vorrebbe essere dedicato alle donne che resistono alla schiavitù domestica, suffragata dalla tradizione religiosa, ma, purtroppo, non va al di là delle buone intenzioni.
The Wandering Earth, di Frant Gwo, fantascienza, Cina, 2019, su Netflix, voto: 2; film insostenibile in quanto completamente deturpato nel montaggio per tagli sconsiderati, non sappiamo se imposti dalla produzione o dalla versione internazionale.
Ultras di Francesco Lettieri, Italia 2020, voto: 2; il film rimesta nel torbido per il gusto di mettere in luce solo gli aspetti più squallidi e grotteschi dell’esistenza.
Luna nera, di Francesca Comencini, Susanna Nicchiarelli e Paola Randi, serie televisiva italiana 2020, Netflix, in 6 episodi, voto: 2-; la serie degenera rapidamente e, già nel secondo episodio, dimostra di essere una ripresa in forma di farsa involontaria delle serie di successo statunitensi.
The Vigil di Keith Thomas, horror, Usa 2019, voto: 1,5; ennesimo insostenibile film horror al solito privo di qualsiasi spessore, volto unicamente a contribuire alla distruzione della ragione.
La Llorona – Le lacrime del male di Michael Chaves, Usa 2019, voto: 1,5; il film è una apologia diretta delle credenze nel paranormale, nel trascendente, tanto che eroe torna a essere un mago stregone, per altro sponsorizzato da un prete che, nell’unico dialogo significativo del film, fa notare come queste assurde credenze e superstizioni nel soprannaturale portano acqua al mulino della chiesa.
Checkpoint Berlin di Fabrizio Ferraro, docu-fiction, Italia 2020, voto: 1+; di un becero anticomunismo, fuori tempo massimo, il film si distingue per la sua assoluta genuflessione all’ideologia postmoderna decisamente dominante in Europa.
Almost Dead di Giorgio Bruno, horror, Italia 2016, voto: 1; quando qualcuno non ha nulla da dire, né è in grado di esprimersi ricorre al solito insostenibile film di morti viventi.
L di Babis Makridis, commedia, Grecia 2012, voto: 1-; film assolutamente inguardabile, di un postmodernismo sfacciato e del tutto irrazionale.
Dolittle di Stephen Gaghan, Usa 2020, voto 1-; film che sembra realizzato appositamente dall’industria culturale per finire di istupidire i bambini