Film e libri della quarantena

Film non ancora distribuiti in Italia o non ancora usciti a causa della pandemia, ma reperibili sul web, pellicole distribuite da Netflix, una serie prodotta dalla Rai e un’ottima introduzione al pensiero di Hegel di Giacché


Film e libri della quarantena Credits: https://www.ladynomics.it/harriet-film/

Harriet di Kasi Lemmons, Usa 2019, voto: 8,5; film bello, intenso ed emozionante, di denuncia della schiavitù e, soprattutto di lotta per l’emancipazione degli oppressi. Tratto da una esemplare storia vera di una schiava che, conquistata la libertà con una coraggiosa fuga al nord, non esita a tornare regolarmente al sud per cercare di emancipare più schiavi possibili. Pur essendo una piccola donna ex schiava ha un grande carisma, tanto che durante la Guerra civile di Secessione – dopo aver condotto la pericolosissima attività di spia dietro le linee nemiche – guida un battaglione di afroamericani che liberano un gran numero di ex schiavi. Dopo l’emancipazione degli schiavi continua a battersi per l’emancipazione della donna. Il film, non a caso, non ha ancora trovato un distributore in Italia (ma è disponibile sul Web). L’elemento più discutibile del film è l’accentuazione della fede religiosa che si lega inestricabilmente nella protagonista con il coraggio nella lotta per l’emancipazione del genere umano. Per quanto sia un elemento realistico dal punto di vista storico – per quanto si mostri altrettanto realisticamente l’ambiguità del reverendo afroamericano che da una parte predica la sottomissione ai padroni, ma dall’altra dà rifugio agli schiavi in fuga – questo aspetto contraddittorio dove essere meglio contestualizzato.

Vladimiro Giacché, Hegel. La dialettica, Diarkos, Filosofie 2020, voto: 8; dopo diversi anni di eccellenti studi in ambito economico-politico, l’autore ritorna alle sue origini filosofiche e alla sua passione giovanile per Hegel. Giacché riesce nell’autentica impresa di realizzare un libro decisamente valido sia per chi intende affrontare per la prima volta lo studio della filosofia di Hegel e sia per chi se ne occupa da anni. Riesce in modo lucidissimo a inquadrare tutti i tratti salienti dell’opera di Hegel, senza mai semplificare, ma rendendo al contempo opere tanto complesse accessibili a chiunque sia seriamente interessato a comprenderle. Così, nella prima parte del libro, in cui ripercorre lo sviluppo del pensiero di Hegel attraverso le sue opere, riesce nel difficilissimo compito di essere estremamente sintetico e, al contempo, analitico quanto basta per affrontare ed esplicitare tutti i nuclei portanti delle opere di Hegel. Da questo punto di vista questa introduzione di Giacché alla filosofia di Hegel è quasi certamente la migliore nel suo genere.  
Altrettanto valida è l’interpretazione generale che dà l’autore, nella sezione centrale del libro, dell’opera di Hegel e significativa è anche la parte dedicata alla sua capacità di influenzare il pensiero successivo. In particolare, dopo aver esplicitato con estrema lucidità i concetti fondamentali della filosofia hegeliana, né dà una significativa interpretazione incentrata su due degli aspetti più significativi e ancora oggi rivoluzionari del pensiero di Hegel, ovvero la dialettica e la contraddizione. Concetti che saranno decisivi per il futuro sviluppo del pensiero marxista, sulla base del socialismo scientifico. Inoltre nell’esposizione del pensiero di Hegel Giacché riesce a evitare la quantità sterminata di luoghi comuni, che il pensiero liberale, conservatore e reazionario hanno copiosamente diffuso per rendere inoffensiva la filosofia hegeliana e farne apparire inutile il faticoso studio.
Eccellente è anche la terza parte del libro, di carattere antologico. Anche in questo caso è ammirevole la padronanza che ha l’autore delle opere di Hegel e la capacità di selezionare testi decisivi per introdurre la filosofia hegeliana e al contempo comprensibili, con il necessario impegno, con l’imprescindibile “fatica del concetto” a tutti. Illuminanti sono, anche in questo caso, le brevi introduzioni e le note esplicative dell’autore.

Illuminante è anche la sezione dell’opera dedicata a illustrare una controversia essenziale nell’interpretazione dell’opera di Hegel, ovvero la sua tanto spesso incompresa ed equivocata affermazione della razionalità della realtà effettuale. Anche in questo caso l’autore seleziona nel modo migliore i brani dell’opera di Hegel, necessari a comprendere tale proposizione, e i due autori che meglio rappresentano l’interpretazione in senso progressista e rivoluzionario dell’opera di Hegel e l’interpretazione in senso conservatore e reazionario, a partire dall’opposta spiegazione di questo controverso detto hegeliano.
Unica nota negativa a questa, per altri aspetti eccellente, introduzione al pensiero di Hegel è la parte conclusiva dedicata alla critica. Gli interpreti e i brani prescelti non sono certamente i più funzionali a comprendere l’attualità e il contenuto ancora rivoluzionario dell’opera hegeliana. Anzi, in particolare l’ultimo brano antologizzato, sostiene apertamente una lettura di fatto controrivoluzionaria e sostanzialmente conservatrice. In quest’ultima parte avremmo decisamente preferito ritrovare autori come György Lukács, Domenico Losurdo e Francesco Valentini, che hanno saputo cogliere, dalla superiore prospettiva marxista, gli aspetti più significativi e ancora oggi utili forniti da Hegel alla millenaria lotta per l’emancipazione dell’essere umano.

Bombshell di Jay Roach, Usa 2019, voto: 7,5; bel film di denuncia contro il patriarcato, il machismo, l’oppressione delle donne, la riduzione dei loro corpi a merce e a strumento di godimento dei maschi potenti. Efficace anche come denuncia dello sfruttamento dei lavoratori più deboli, in questo caso le donne, che per non essere licenziate e/o far carriera vengono sottoposte a costanti umiliazioni generalmente di carattere sessuale. Sullo sfondo vi è anche una denuncia della faziosità e della capacità di manipolare le coscienze da parte dei grandi mezzi di comunicazione, in particolare in mano ai privati e nello specifico proprietà del miliardario, reazionario, Rupert Murdoch. Infine vi è una significativa satira degli ambienti bigotti, codini e ultra-reazionari ampiamente presenti negli Stati uniti e della loro profonda ipocrisia. Il film è efficace in quanto mostra che solo la lotta paga, anche quando è condotta da un Davide contro un Golia, ovvero da un lavoratore contro un uomo di potere che ha dietro di sé il sostegno del sistema. Il film mostra anche come la notte più lunga eterna non è se i subalterni sono in grado di ribellarsi. Allo stesso tempo mostra come queste lotte essenzialmente individuali, condotte dall’interno del sistema, per vie prevalentemente legali riescano soltanto a scalfire la superficie del potere costituito e della sua macchina oppressiva. In tali casi il sistema finisce per scaricare anche uno dei suoi più efficienti funzionari, nel momento in cui lo scandalo lo travolge, utilizzandolo come capro espiatorio, come la mela marcia da mettere da sacrificare per salvare il resto del sistema sano dal possibile contagio. Peraltro, anche al general manager sacrificato come capro espiatorio il sistema concede non solo l’onore delle armi, ma una buona uscita di molto superiore a quanto ha dovuto pagare, complessivamente, come risarcimento alle sue molteplici vittime. Il film ha un buon ritmo, è abbastanza avvincente e ben recitato. La sua dote principale è il realismo critico verso il potere costituito, che continua a rimanere una specificità del cinema statunitense, quasi del tutto assente nel cinema dell’Unione europea e, in particolare, in Italia. Nel nostro paese, oggi, sarebbe del tutto impensabile un film destinato al grande pubblico con delle critiche così aperte al capo dello Stato e al principale mass media reazionario del paese, oltre al maschilismo e allo sfruttamento anche sessuale nei luoghi di lavoro. Il limite principale di questi film è che non sono nemmeno in grado di ipotizzare una reale alternativa di sistema e un soggetto sociale in grado di incarnarla. La distribuzione del film in Italia è stata impedita dalla pandemia, ma il film è reperibile sul Web.

Il buco di Galder Gaztelu-Urrutia, Paesi baschi 2019, distribuito da Netflix, voto: 6,5; film a tratti interessante sulla necessità della solidarietà sociale e contro l’individualismo che porta agli uomini a comportarsi come dei lupi verso i propri simili. Interessante anche la riflessione sulla necessità o meno di utilizzare una “violenza seconda” nei riguardi di chi non accetta il piano del dialogo e della socialità. Peccato che non vi siano riferimenti ai conflitti sociali, né accenni all’importanza dello spirito di utopia.

Atlantics di Mati Diop, Belgio, Francia, Senegal 2019, disponibile su Netflix, voto: 6; film che tocca temi essenziali: lo sfruttamento disumano dei lavoratori africani, che li costringe a tentare di emigrare in Europa, abbandonando i propri cari e morendo in mare per le precarie condizioni del viaggio. Inoltre il film critica a ragione l’oppressione che vive la donna, sostanzialmente venduta dai genitori a un uomo ricco che non ama e che, per le tradizioni musulmane, può prendere altre mogli. Infine si denuncia il ruolo negativo delle tradizioni mitologico-religiose che favoriscono il controllo sociale, la conservazione delle tradizioni, l’oppressione delle donne, la dis-erotizzazione, la tirannide genitale, la repressione degli istinti e in particolare della ricerca del piacere. Purtroppo la forma con cui sono trattate queste problematiche sostanziali è piuttosto discutibile, visto che consegna un parziale riscatto degli oppressi a fenomeni puramente fantastici, per altro legati alla visione del mondo mitologico-religiosa, come il ritorno dei morti viventi. Quindi la catarsi e le prospettive aperte dal film lasciano al quanto a desiderare e finiscono, in qualche modo, per riabilitare proprio quelle credenze irrazionali che erano state, a ragione, criticate.

L'ospite di Duccio Chiarini, Italia e Francia 2018, valutazione: 6+; film ben girato e recitato, senza sbavature, indaga in modo abbastanza interessante le dinamiche della vita di coppia, anche in relazione al mondo della società civile, ovvero al mondo del lavoro. Manca, come al solito nelle merci dell’industria culturale, qualsiasi prospettiva di reale superamento dei problemi della società contemporanea di cui, come di consueto nei film italiani, si ignorano o occultano le cause. Anche questo film è ora reperibile sul web.

Diamanti Grezzi di Benny Safdie e Josh Safdie, Usa 2019, disponibile su Netflix, voto: 6; il film è ben recitato, girato e montato, ha ritmo, è piacevole, tiene con il fiato sospeso, ma lascia davvero poco su cui riflettere allo spettatore, che alla fine del film rimane con il dubbio di aver perso inutilmente tempo. L’opera resta un prodotto culinario, di svago ed evasione, una merce alienante prodotta dall’industria culturale, per quanto si tratti di una merce sofisticata.

Permette Alberto Sordi di Luca Manfredi, biografico, Italia 2020, voto 6-; film godibile e ben interpretato. Non ha particolari cadute, anche se evita del tutto di affrontare le contraddizioni sociali dell’epoca, dal fascismo, alla resistenza, dalla liberazione alla guerra fredda e non fa nemmeno apparire le reali contraddizioni del personaggio. Ad esempio, occulta di fatto la contraddizione fra la sua attitudine apologetica verso la chiesa cattolica e l’attitudine arrivista, opportunista, ultra-individualista, di una tirchieria proverbiale, etc. La distribuzione del film è stata impedita dalla pandemia, ma il film è reperibile sul web.

Passeggeri notturni 1x10, serie televisiva italiana 2019, diretta da Riccardo Grandi, disponibile su RaiPlay, voto: 5,5; serie dalla struttura narrativa abbastanza originale con diverse storie, brevi, che si articolano attorno alla vicenda centrale. Buono il ritmo, con qualche riflessione interessante sull’oppressione della donna e i metodi coercitivi e inquisitori della polizia. Nonostante i soli 10 episodi di tredici minuti, la serie non sfugge al consueto difetto di allungare il brodo e di mandare in onda episodi del tutto superflui. Gli attori non sono sempre all’altezza e la serie offre un’immagine edulcorata, sulla base di una visione sostanzialmente apologetica, degli apparati repressivi dello Stato imperialista. Inoltre sono del tutto occultati il conflitto sociale e, più in generale, l’interpretazione della realtà sulla base della concezione materialista della storia.

10/05/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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