La Lupa, ovvero dell’unità

In onore del movimento studentesco, dei suoi limiti, della sua forza.


La Lupa, ovvero dell’unità
In un bosco che parea
Nel tempo bloccato
Mi apparve una Lupa
Nel mezzo di un prato.

 

Ululava rabbiosa,
Ma era legata;
Non avevo una lama
O l’avrei liberata.

 

Quindi per salvarla, che
Mi parea importante
Corsi a chiamare
Un mio amico aitante,

 

Ma nella radura
Che avevo lasciato
Non solo la Lupa
Sedeva nel prato.

 

Un mio ‘arcinemico’!
E con il naso adunco!
Ma questo vi dico,
Non più mi dilungo.

 

Sedeva assorto
Con quell’animale,
Con li occhi socchiusi,
Parea sognare.

 

Pensava di certo
A portarla a palazzo
Per farsene vanto
Con il suo re pazzo.

 

Io e il mio compagno,
Scansando costui,
Ci sentimmo, contenti,
Più furbi di lui,

 

Ma provando poi dopo
Romper i legacci
Capimmo necessarie
Delle forze mancarci.

 

Girandoci quindi
A quello cascato:
“E quindi? Ci aiuti
O ti volti sdegnato?”.

 

(lasciatemi spiegare qui
Le mie intenzioni:
Non che diventassimo
D’improvviso più buoni!

 

Sapeamo soltanto
Necessitare d’aiuto
Anche appoggiandoci
A quel cornuto

 

Ché quando si tratta
Di un bene superiore
Poco contano i mezzi,
Tanto il fine maggiore).

 

Volgiamoci alla storia
Che aveamo lasciato
In cui quello accettava:
Ci avrebbe supportato.

 

Chiedeva “soltanto”,
E gli parea poco,
Di lasciargli la Lupa
Che per lui era un gioco.

 

Accettammo convinti
Per salvar l’animale
Che dalli occhi che avea
Parea forte e speciale,

 

Ma tosto che l’altro
Ci ebbe aiutato
La Lupa e l’onore
Gli avevam rubato.

 

Ricordate, miei prodi
Dalla lama splendente:
A volte si vince
Usando chi mente.

11/02/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Simone Rossi

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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