Tutti coloro che si battono per l’emancipazione del genere umano hanno tirato a ragione un sospiro di sollievo quando hanno appreso che le paventate aggressioni imperialiste contro il Venezuela, l’Iran, etc. non hanno avuto luogo. D’altra parte, non solo la minaccia di aggressione militare grava costantemente sui paesi antimperialisti, ma lo stato d’assedio imposto nei loro confronti dall’imperialismo si concretizza da anni attraverso il blocco economico imposto a Cuba, Venezuela, Iran, Siria, striscia di Gaza, Biellorussia ed Eritrea per limitarci a citare i casi maggiormente eclatanti. Inoltre pesanti embarghi colpiscono le nazioni che sostengono i sopra citati paesi antimperialisti, opponendosi all’imperialismo occidentale come la Russia e, per diversi aspetti, la stessa Repubblica popolare cinese.
Senza dimenticare casi meno conosciuti, ma altrettanto disgustosi di embargo che hanno colpito ad esempio il poverissimo Zimbabwe, nel momento in cui il suo governo ha finalmente cercato di realizzare una riforma agraria per redistribuire le terre ancora controllate dai discendenti dei colonizzatori bianchi alle popolazioni autoctone, o lo spaventoso blocco economico che ha portato a una vera e propria strage degli innocenti in Iraq.
Al contrario non vi sono embarghi né per le nazioni imperialiste impegnate in aggressioni e occupazioni di altri paesi, né nei confronti dei loro alleati, anche nel caso si tratti di governi dispotici, aperti sostenitori del fanatismo religioso, impegnati in aggressioni militari contro altri paesi come le petromonarchie del Golfo, o di paesi che da decenni ne occupano militarmente altri, come la Palestina, Cipro o il Sahara occidentale, né sono previsti embarghi nei confronti di quei regimi affermatisi con un golpe militare di contro a un governo eletto a suffragio universale.
I blocchi economici imposti ai paesi, che in un modo o nell’altro si oppongono al predominio altrimenti incontrastato delle potenze imperialiste occidentali dopo la fine della guerra fredda, sono particolarmente infami, in quanto impongono di fatto anche ai paesi contrari a tali misure di sottostarvi, pena l’impossibilità di commerciare in primo luogo con gli Stati Uniti d’America e con i suoi più stretti alleati. In tal modo queste unilaterali azioni volte a perpetrare lo stato d’assedio di contro ai paesi non proni a piegarsi ai diktat dell’imperialismo occidentale, colpiscono indirettamente tutti gli altri paesi e, in particolare, le classi subalterne che al solito subiscono il peso prevalente dell’embargo.
Per limitarci a un esempio emblematico, l’economia del nostro paese, per quanto si tratti di un paese imperialista (“straccione”) impegnato nell’occupazione di altri paesi, patisce in modo sempre più pesante l’embargo e il blocco economico imposto unilateralmente dagli Stati Uniti e dai suoi più stretti alleati a Iran e Venezuela. Tale blocco economico ha provocato un netto e repentino aumento del prezzo di petrolio e del gas naturale – di cui i due paesi in questione possiedono le maggiori riserve – che costituiscono le principali fonti energetiche su cui si basa buona parte dell’economia mondiale. Tali misure colpiscono nel modo più duro l’economia del nostro paese che dipende quasi interamente da dette risorse energetiche importate dall’estero.
Ciò comporta non solo un immediato e pesante aumento del prezzo della benzina – che colpisce indiscriminatamente tutti e, quindi, maggiormente i più poveri – ma significa un aumento di un po’ tutte le merci, a cominciare dai prodotti agricoli. Per altro il nostro paese continua a subire negativamente gli effetti – innanzitutto proprio per il necessario approvvigionamento di risorse energetiche – dell’aggressione imperialista alla Libia e dell’embargo alla Russia che, tra le altre cose, ha impedito la costruzione di una pipeline che avrebbe portato direttamente in Italia il gas naturale russo. Certo, in tutti questi casi i governi italiani sono colpevoli, compreso l’attuale sedicente governo sovranista, per aver accettato, per quanto obtorto collo, i diktat dei propri più potenti e intoccabili alleati imperialisti. Del resto, come al solito, la pioggia cade sempre verso il basso e tali misure colpiscono in primo luogo i ceti subalterni che vivono di un salario fisso, come i lavoratori salariati attivi e in pensione, mentre la classe dominante borghese può sempre aggirare il problema aumentando i prezzi.
Allo stesso modo i suddetti blocchi economici mietono vittime, spesso come in una guerra vera e propria, proprio fra le fasce più deboli della popolazione. Da questo punto di vista tali misure andrebbero condannate per quello che realmente sono, ovvero aggressioni imperialiste di natura terroristica, in quanto volte a colpire indiscriminatamente e, dunque, a terrorizzare la popolazione civile. Tali misure hanno, inoltre, effetti collaterali particolarmente nefasti, in primo luogo costringendo la parte più debole ed esposta dei paesi che le subiscono a cercare rifugio, per poter sopravvivere, all’estero, favorendo indirettamente le forze xenofobe che speculano ignobilmente su tali tragedie, di cui per altro sono spesso e volentieri complici.
Il caso più drammaticamente attuale è quello dell’Iran colpito da un terribile blocco economico oltre a una continua minaccia di guerra, corroborata da costanti attacchi alle sue forze impegnate in Siria a contrastare il fondamentalismo islamico. L’Iran paga l’aver dato vita a una delle ultime grandi rivoluzioni popolari antimperialiste e il costante sostegno alla resistenza contro l’imperialismo e il terrorismo religioso. Paga inoltre, paradossalmente, per l’accordo con le potenze imperialiste, in primis con gli Stati Uniti – prima potenza atomica a livello internazionale e l’unica ad aver usato le armi atomiche e ad aver costantemente minacciato di utilizzarle per mantenere sotto scacco propri nemici – che in cambio dell’arresto da parte dell’Iran della del tutto legittima ambizione a sfruttare l’energia nucleare, (tanto più che il suo principale nemico regionale è da tempo armato con centinaia di ordigni nucleari), avrebbe dovuto ottenere la revoca dell’embargo.
L’aver accettato e rispettato tale accordo non solo non ha posto fine all’embargo, ma lo ha aggravato trasformandolo nell’attuale blocco economico. Tali misure non possono che favorire in Iran le forze più fondamentaliste, dal momento che la Libia che aveva accettato di eliminare il proprio arsenale, è stata aggredita dalle potenze imperialiste, costrette invece a scendere a patti con il governo coreano che al contrario non ha posto fine al suo programma atomico, dal momento che gli Stati Uniti la minacciano costantemente, non avendo ancora accettato un trattato di pace che ponga fine alla Guerra di Corea iniziata nel 1950.
Inoltre, per non aver rispettato il blocco economico imposto unilateralmente dagli Stati Uniti di Trump, persino le principali banche dei paesi imperialisti europei, inclusa Unicredit, – che pure non hanno rotto unilateralmente l’accordo – sono state “costrette” dagli Stati Uniti a pagargli delle imponenti sanzioni. Le pressioni internazionali dell’imperialismo statunitense, affinché ogni paese collabori fattivamente allo stato d’assedio imposto all’Iran, – colpevole fra l’altro di sostenere le rivendicazioni delle minoranze sciite in paesi dominati dai sunniti – sono state così pervasive da piegare persino il governo iracheno, appena liberatosi dall’Isis e dalla completa occupazione da parte degli Usa in primo luogo grazie all’appoggio iraniano. Inoltre le sanzioni statunitensi hanno spinto l’Egitto a bloccare il transito di navi che trasportano petrolio iraniano attraverso il canale di Suez.
Tali drastiche misure non stanno soltanto colpendo durissimamente la sola popolazione iraniana – attualmente flagellata anche da un uragano di pioggia e da un’invasione di cavallette presumibilmente favoriti dalle petromonarchie del Golfo – ma ha creato una drammatica situazione sociale nella stessa Siria. Il paese, in ginocchio dopo una spaventosa guerra contro il terrorismo islamico – appoggiato direttamente dai principali alleati dell’imperialismo occidentale nell’area – e un altrettanto spaventoso blocco economico imposto dall’occidente, è rimasto privo del principale canale che gli consentiva di avere le indispensabili fonti energetiche. Tanto più che i principali pozzi di petrolio del paese sono oggi sotto il controllo delle forze kurde del Pyd, grazie al determinante appoggio delle truppe statunitensi che tutt’ora occupano il territorio siriano.
Analogamente gli Stati Uniti sotto la presidenza di Trump hanno fatto carta straccia dei precedenti accordi di pace con Cuba, rilanciando e tornando ad imporre a livello internazionale il blocco economico contro l’isola. La cui principale colpa, come hanno apertamente riconosciuto le autorità degli Stati Uniti, sarebbe quella di sostenere i residui governi antimperialisti dell’America latina consentendogli di sopravvivere allo stato d’assedio impostogli dagli Stati Uniti, con la collaborazione delle principali potenze imperialiste europee. Anche in questo caso, dunque, gli Stati Uniti hanno unilateralmente stracciato un accordo di pace con un paese colpevole di sostenere paesi antimperialisti posti sotto assedio. Un accordo che al tempo era stata molto utile per coprire le politiche imperialiste del precedente governo “democratico”, all’offensiva in America latina, Libia, Siria e in estremo oriente, in funzione anti-cinese. A ulteriore dimostrazione di quanto siano credibili le politiche di distensione e coesistenza pacifica portate avanti da potenze imperialiste e, al solito, scempiamente esaltate persino dalla sinistra radical, anch’essa soggetta all’ideologia dominante.
Particolarmente pericolosa per la sopravvivenza stessa del genere umano è lo stato d’assedio economico e militare portato avanti dall’imperialismo statunitense nei confronti della Russia, con il più o meno consueto appoggio degli alleati imperialisti dell’Unione europea, anche quando tale politica va contro i loro stessi interessi economici (come nel caso, in primis, del nostro paese e della stessa Germania). Anche in questo caso lo stato d’assedio sarebbe giustificato, in primo luogo, dal sostegno che la Russia fornisce ai principali paesi antimperialisti posti sotto attacco dall’imperialismo occidentale: dal Venezuela, alla Siria, passando per le forze antimperialiste ucraine.
Da questo punto di vista, oltre alle gravissime misure economiche, bisogna porre particolare attenzione alle strategie di accerchiamento militare e di minaccia sempre più aperta di aggressione anche nucleare portata avanti dagli Stati Uniti e dai loro fedeli alleati europei. Tale escalation, che sembra ripercorrere le tragiche orme della guerra fredda – anch’essa scatenata unilateralmente dagli anglo-americani – rischia al solito di essere particolarmente pericolosa per i popoli europei, i cui governi continuano a seguire sconsideratamente le politiche guerrafondaie della destra radicale attualmente al governo negli Stati Uniti. Questi ultimi, stracciando unilateralmente gli accordi per impedire una pericolosissima escalation nucleare ai tempi della guerra fredda, minacciano sempre più apertamente con le proprie armi nucleari la Russia dal territorio europeo, rischiando appunto di coinvolgere in una tragica guerra atomica gli stessi popoli europei.
Infine, non può venir sottovalutata la costante strategia del governo statunitense e dei suoi alleati per inasprire le misure di embargo, in primo luogo tecnologico, imposto alle Repubblica popolare cinese. Anche in questo caso le misure imposte unilateralmente dall’imperialismo statunitense – a cominciare dalla guerra doganale condotta contro la Rpc, imponendo una pesante tassazione di molti prodotti esportati da questo paese – comporta dei riflessi estremamente negativi sul mercato mondiale e sull’economia globale, tanto da influenzare negativamente, per limitarci all’esempio a noi più vicino, la stessa disastrata economia del nostro paese.
In praticamente tutte queste questioni, che sono la principale causa degli attuali fratricidi conflitti internazionali, il “governo del cambiamento”, sedicente sovranista, ha tradito quasi sempre la fiducia a esso ingenuamente accordata dai subalterni. Anche in questo caso però, i timidi tentativi fatti dalle forze meno reazionarie del governo, di modificare le politiche totalmente prone all’imperialismo guerrafondaio statunitense ed europeo dei precedenti esecutivi, hanno dovuto fare in conti con l’insorgere delle principali forze della “opposizione”, pronte a far blocco con le forze più militariste e atlantiste del governo, pur di isolare i timidi tentativi di non conformarsi al pensiero unico dominante.