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Il fatto che lo sviluppo della forza produttiva nei diversi rami industriali si manifesta non solo in proporzioni, ma spesso in direzione contraria, non è dovuta unicamente all’anarchia determinata dalla concorrenza al particolare carattere del modo borghese di produzione; si ricollega anche con le condizioni naturali, che diminuiscono sovente il loro rendimento, nella misura stessa in cui la produttività aumenta. Come conseguenza si hanno movimenti in senso contrario in queste diverse sfere produttive: al progresso da una parte corrisponde il regresso dall’altra.

L’unica fonte del valore è il lavoro. L’unica fonte del profitto è il pluslavoro, cioè lavoro non pagato. I mezzi di produzione non creano valore ma trasferiscono il proprio nel prodotto. Il plusvalore può essere aumentato o prolungando l’orario di lavoro a parità di salario o aumentando la produttività del lavoro.

Quarta lezione del ciclo sulla critica marxiana dell’economia politica tenuto da Ascanio Bernardeschi per UniGramsci, sezione di Pisa. In questa lezione è trattato il processo complessivo della produzione capitalistica, argomento del libro III del Capitale.

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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