La pandemia da Covid-19 non ha generato ma ha semplicemente accelerato e accentuato la crisi economica in cui versa da decenni il sistema capitalistico di produzione. Bisogna rendersi quanto prima conto che da oggi e più che mai si andranno a esacerbare aspramente i conflitti tra i contrapposti interessi delle classi sociali: da una parte il capitale corre affannosamente al recupero di quanto ha perso, dall’altra i lavoratori di tutto il mondo che, se non sapranno reagire rilanciando la lotta di classe dal basso, saranno costretti a pagare i costi di una crisi di cui non sono responsabili.
Se la classe dominante, sebbene in difficoltà, ha a disposizione ogni tipo di strumento per riorganizzarsi e dispone di ogni tipo di istituzione, politica e non, per decretare e imporre il proprio riassetto ai nostri danni, noi, invece, come ci poniamo dinanzi a questo scenario? Che armi di difesa abbiamo, quanto preparati e consapevoli siamo?
La lotta di classe ha sempre due attori, benché oggi uno sia largamente più forte dell’altro, ma non si può non vedere come l’approfondirsi della crisi porti anche un rinnovamento nel conflitto. Ancorché non organicamente, anche i subalterni reagiscono all’approfondirsi della crisi, infatti in questi ultimi mesi abbiamo assistito a dei tentativi, senz’altro significativi, di riattivazione del movimento dei lavoratori e dei comunisti all’interno di esso. È il caso degli scioperi di fabbrica durante la crisi sanitaria, gli scioperi nel settore della logistica, il riemergere del movimento della scuola che unisce anche studenti e genitori, il movimento per la sanità pubblica, il movimento antirazzista, il movimento per un fronte di classe, il rinnovato movimento degli autoconvocati e tanti altri movimenti e lotte. Cosa può accadere se questo sviluppo spontaneo delle lotte non trova una coesione organica quale base necessaria per una direzione unitaria e generale del conflitto?
Purtroppo, come ci insegna la storia, in assenza di una direzione consapevole le lotte spontanee finiscono per essere preda del riformismo e del collaborazionismo con il governo e il capitale. La classe dominante gioca in discesa, è vero, noi sempre in salita e tra mille avversità fattuali e ideologiche. Ma al di là della loro capacità di annientamento delle forze antagoniste e rivoluzionarie, sforzo nel quale prodigheranno sempre ogni risorsa necessaria, vi è indubbiamente un problema insito in queste ultime.
Ci muoviamo all’interno del mondo del lavoro armati di buoni intendimenti, cerchiamo di approntare gli strumenti ideologici adatti a favorire una lettura aggiornata della contraddizione tra capitale e forza-lavoro, ma lo facciamo isolatamente.
Abbiamo tutti e tutte lavorato in questi ambiti, ma la nostra insufficienza consiste nell’averlo fatto ognuno per sé, spesso concependoci come rivali: una frammentazione eccessiva che ha inevitabilmente compromesso la capacità egemonica dei comunisti. Non abbiamo una linea condivisa in ambito economico-sindacale e siamo stati impegnati in scontri tra frazioni diverse del movimento comunista che non hanno apportato alcun giovamento, se non al nemico di classe. Non abbiamo un programma minimo di classe che sia il frutto di un lavoro pratico e teorico comune. In tal modo, il prossimo autunno rischia di essere lacrime e sangue per i ceti sociali subalterni. Per evitare che sia l'ennesima profezia che si autoavvera abbiamo pensato a una assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici comunisti\e ovunque collocati, come un primo passaggio per un confronto sulle questioni legate al mondo del lavoro, che sarà necessariamente lungo e laborioso e che si lega dialetticamente allo sviluppo del conflitto.
Vorremmo analizzare la situazione a partire dai processi in atto. Senza comprendere la realtà è impossibile operare al suo interno per modificare i rapporti di forza e rilanciare un’alternativa sistemica. Vorremmo individuare delle priorità minime su cui poter lavorare insieme portando una linea comune nelle iniziative già in fase di sviluppo non sostituendosi a esse ma sviluppandole insieme. Del resto tanti sono gli ambiti su cui è necessario ragionare insieme da comunisti e comuniste per elaborare un piano comune.
La data prescelta è il 12 settembre, assicurando anche un collegamento via rete per chi non potrà essere presente. Una data scelta non casualmente, perché nelle settimane successive sono già state calendarizzate iniziative e la nostra intenzione è di non sovrapporci ai percorsi avviati. La finalità dell'assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici comunisti\e è quella di costruire non solo una visione di insieme della realtà italiana ed europea, ma di dotarci di obiettivi e strumenti comuni affinché i comunisti possano avere parole d'ordine e finalità condivise. Si tratta di un percorso di evidente rottura con i processi di frammentazione prodottisi negli ultimi anni.