Dalla logica del concetto alla filosofia della natura

Proseguendo in questa succinta esposizione della filosofia di Hegel, affrontiamo la terza e conclusiva parte della Scienza della logica e la filosofia della natura


Dalla logica del concetto alla filosofia della natura Credits: https://www.skuola.net/filosofia-moderna/hegel.html

Link al video della lezione tenuta per l’Università popolare Antonio Gramsci sulla logica del concetto

Segue da: “Scienza della logica II parte

La dottrina del concetto

Per superare il dualismo caratteristico della dottrina dell’essenza occorre considerare l’assoluto, quale verità delle cose finite, come un che di semplice che si dispiega nella molteplicità del reale e che, in tale molteplicità, resta in unità con sé. Questa è la struttura propria del concetto.

Il concetto della ragione

Il concetto non è più in Hegel la tradizionale forma del pensiero, non è più considerato il prodotto di un’astrazione, non è un modo di comprendere le cose a esse esterno, non è il concetto dell’intelletto diverso dalla realtà e a essa opposto, ma è il concetto della ragione, la concreta e vivente struttura, l’anima del reale e la legge del suo movimento, che supera ricomprendendo in sé tanto l’essere che l’essenza. Esso è come l’essere un’unità immediata con sé che però, articolandosi in diversi elementi, contiene in sé l’elemento della mediazione, proprio dell’essenza. Così nella dottrina del concetto non abbiamo più come nell’essere delle categorie che passano in altre, o come nell’essenza categorie che appaiono in altre. Ora è il concetto stesso che si autodetermina sviluppandosi (come la varie fasi di sviluppo delle piante: dal seme alle radici, al tronco, ai rami, alle foglie, ai fiori, ai frutti).

Partizione:

Le tre parti di cui si articola la dottrina del concetto sono: la soggettività, l’oggettività e l’idea.

  1. La soggettività

La soggettività è il concetto ancora formale che si articola in tre momenti: il concetto, il giudizio e il sillogismo, che non sono più nella logica di Hegel mere forme del pensiero umano, ma modi di essere della realtà.

1.1 Il concetto

Il concetto nella sua semplice immediatezza corrisponde al primo momento dell’identità, quale unificazione organica della molteplicità nella totalità, ad esempio di un essere vivente. È l’universale concreto che ha tolto e conservato dialetticamente la particolarità assimilandola a sé.

1.2. Il giudizio (qualitativo, di riflessione, di necessità, di valore)

Il giudizio rappresenta il dividersi dell’immediata identità del concetto: ad esempio il porsi dei diversi momenti riassunti in sé nel concetto di pianta (il seme, le radici, i rami, ecc.). È il momento della scissione della molteplicità dall’identità originaria, della separazione che pone le cose finite, che costituiscono in realtà i momenti in cui si articola il concetto dapprima considerato nella sua identità immediata. Tuttavia, nel corso del suo sviluppo le diverse tipologie, sempre più complesse, di giudizio tendono a ricomporre tale lacerazione, in una nuova identità quale unità dell’identità e della differenza. Si passa così da un legame tenue fra soggetto e predicato proprio della forma più semplice e immediata di giudizio, ovvero del giudizio qualitativo, ad esempio “la rosa è rossa”. Il legame è tenue dal momento che la rosa non è necessariamente, esclusivamente rossa, ma può essere di diversi altri colori: rosa, gialla o blu. Inoltre il predicato rossa oltre che del soggetto la rosa si può predicare di innumerevoli altre cose, di innumerevoli altri soggetti. Il giudizio di riflessione stabilisce un legame più stretto fra soggetto e oggetto: ad esempio nel giudizio questa “pianta è medicinale”, si fissa una caratteristica della pianta utile per noi uomini, ma che, però, non corrisponde all’essenza della pianta. Nel giudizio di necessità – come, ad esempio, “l’oro è un metallo” – si esprime l’appartenenza del soggetto a un genere. Infine nel giudizio del concetto, ossia nel giudizio di valore mediante cui una cosa è valutata come corrispondente o meno al proprio concetto –ad esempio questo giocatore è bravo – si dice infine qualcosa di veramente significativo sul soggetto.

1.3 Il sillogismo

Più sviluppata è la forma del sillogismo: quale relazione fra soggetto e predicato mediata attraverso un termine medio. Ogni reale è, sostiene Hegel, un sillogismo in quanto è al contempo razionale, ma di tale razionalità il sillogismo esprime solo l’aspetto formale o soggettivo. Il sillogismo è, dapprima, un particolare che congiunge il singolare con l’universale, ad esempio: questo studente [aspetto singolare], in quanto segue in classe e studia a casa [caso particolare] è bravo [universale]. Nella forma superiore di sillogismo il medio diviene l’universale: così, ad esempio, un ente è presente a sé nella proprie interne differenziazioni. In tal modo non abbiamo più una separazione netta fra singolare, particolare e universale, in quanto l’universale pervade tutte le determinazioni particolari e singolari. Ad esempio nel rapporto fra l’essere organico vivente e le sue membra, oppure nella presenza della coscienza dell’uomo in ogni sua differente riflessione o azione. D’altra parte, venendo in tal modo meno la differenza fra gli estremi si supera anche la forma del sillogismo.

2. L’oggettività

Nella seconda parte della dottrina del concetto Hegel analizza il momento dell’oggettività, ma non in quanto contrapposta, intellettualisticamente, al pensiero. Si tratta di analizzare le interpretazioni concettuali degli oggetti naturali.

2.1 Il meccanicismo

La prima forma di interpretazione è il meccanicismo: secondo la quale il mondo sarebbe composto da oggetti fra loro separati e in un rapporto, perciò, solo estrinseco.

2.2 La chimica

Nella reazione chimica gli elementi sono meno indifferenti gli uni agli altri, ma anche tali reazioni sono innescate dall’esterno. Come forma di comprensione della realtà nella sua complessità è, certamente, più adeguata la teleologia, ossia l’interpretazione del mondo sulla base delle cause finali. Non però la vecchia fisico-teologia, già a ragione critica da Kant, che pensa il fine come una sorta di provvidenza divina che agisce sulle cose dal di fuori. Al contrario, i momenti fondamentali del fine, ovvero il fine immaginato, l’approntamento del mezzo e il conseguimento del fine sono fra loro in una connessione stretta e non casuale e il fine è un processo di unità interna nelle sue diverse fasi.

2.3 La biologia

La finalità interna agli oggetti, come loro principio costitutivo, caratterizza l’idea quale compimento della Scienza della logica e unità sintetica del momento soggettivo e oggettivo.

3. L’idea

3.1 La vita

Nella sua forma più immediata l’idea corrisponde alla vita. Sviluppando la kantiana Critica del giudizio,Hegel analizza la finalità interna agli esseri viventi: nello sviluppo degli esseri organici, nel rapporto delle membra fra loro e con la totalità dell’organismo Hegel rinviene una circolarità. Gli esseri viventi si affermano nel mondo esterno mantenendosi autonomi, ma utilizzandolo. Tuttavia nella vita l’idea è presente ancora nella forma dell’immediatezza, in quanto il singolo vivente è strumento della specie per la sua perpetuazione.

3.2 Il conoscere

Nella sua forma mediata, ma ancora finita, l’Ideacorrisponde alconoscere, ovvero esprime il rapporto di mediazione fra soggetto e oggetto o risolvendo teoreticamente l’oggetto nella sua struttura razionale, o modificando con la volontà razionale il mondo oggettivo per coinvolgerlo nel regno umano della libertà. Né teoria né azione conciliano, però, in pieno soggettività e oggettività. Tanto l’impulso alla verità del conoscere, quanto l’impulso del volere al compimento del bene presuppongono una mancanza e, quindi, un momento di finitezza.

3.3 L’idea assoluta

Solo l’idea assoluta quale unità di vita e conoscere, di azione e pensiero, supera la distanza fra soggetto e oggetto, concetto e realtà. L’idea assoluta ricomprende in sé, come in un unico processo, tutte le precedenti categorie della Scienza della logica, che costituiscono ora i suoi necessari momenti di sviluppo. L’idea assoluta non può essere considerata uno statico e definitivo punto di arrivo, in quanto deve rinvenire se stessa in ogni realtà del mondo naturale e umano. Solo allora l’idea assoluta sarà realmente realizzata.

La filosofia come sistema: l’Enciclopedia

La filosofia per Hegel è un sistema che deve essere in grado di abbracciare, di ricomprendere in sé l’intera realtà. Perciò, l’Enciclopedia delle scienze filosofiche (in compendio) pubblicata nella sua prima edizione nel 1817 a Heidelberg, costituisce il filo conduttore delle lezioni da Hegel tenute all’università. Dell’Enciclopedia vi sono altre due edizioni pubblicate da Hegel: la prima nel 1827 e l’ultima nel 1830. Infine, è uscita un’edizione postuma in cui oltre ai paragrafi e alle annotazione già pubblicate da Hegel, si aggiungono chiarimenti tratti dagli appunti presi scientificamente dai suoi allievi durante le lezioni del grande filosofo.

La filosofia della natura

Link al video della lezione sulla filosofia della natura tenuta per l’Università popolare Antonio Gramsci

Nell’Enciclopedia Hegel esponeil necessario articolarsi e svilupparsi delle varie forme della natura e dello spirito sulla base delle categorie della logica. Nella filosofia della natura l’idea cade nell’altro da sé, in quanto ha a che fare con la natura che non è un prodotto della ragione, ma al contempo si realizza rispetto all’in sé dell’idea della logica, ritrovandosi nella struttura logica che sottende le principali articolazioni della natura.

Dalla natura inorganica alla natura organica

La fisica dello scienziato sempre legato alla ricerca empirica offre il materiale di cui il filosofo della natura si serve per una comprensione concettuale della natura, quale sistema articolato che si sviluppa in livelli sempre più complessi: dalla natura inorganica alla natura organica.

Critica alla riduzione quantitativa della natura

Hegel è contrario a comprendere la natura traducendola in termini matematici e meccanicistici come faceva il metodo scientifico galileiano e newtoniano. Tali paradigmi gli paiono insufficienti in particolare per la comprensione dell’ambito biologico. Contro un paradigma scientifico puramente quantitativo, come quello della fisico-matematica, Hegel intende recuperare da Aristotele e Keplero una considerazione anche qualitativa della natura.

Critica all’esaltazione romantica della natura

D’altra parte, contrariamente ai romantici che esaltano la natura, per Hegel la natura rappresenta l’idea nell’elemento dell’esteriorità, che pone dei limiti all’indagine filosofica e scientifica di essa. Inoltre, il mondo della natura è un ambito privo di libertà, dominato dalla necessità esteriore. Perciò Hegel arriva provocatoriamente a sostenere che il più infimo fenomeno spirituale è superiore al massimo fenomeno naturale.

La filosofia della natura di Hegel si articola in:

1. La meccanica
che considera l’esteriorità che costituisce, però, l’essenza stessa della natura. Gli elementi che costituiscono la materia, in effetti, sono nella massima estraneità reciproca fra loro.

2. La fisica e il processo chimico:

In tali ambiti gli elementi naturali sono legati gli uni con gli altri in un rapporto, non sono più indifferenti come nella meccanica.

3. La fisica organica, ossia geologica, vegetale e animale:

Quest’ultima branca della fisica organica studia l’insieme dei sistemi (nervoso, circolatorio, digerente) che sono assoggettati all’unità dell’individuo. Gli esseri viventi hanno una finalità interna, sono scopo a sé. Tuttavia restano nella natura ancora privi di coscienza e assoggettati al genere, che costituisce il loro universale cui, necessariamente, soggiacciono.

03/05/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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