Anassagora e l’affermarsi del razionalismo

In controtendenza con la riduzione nel mondo greco del lavoro manuale a una pratica da schiavi, Anassagora sostiene che l’uomo sia il più intelligente degli animali grazie al possesso delle mani.


Anassagora e l’affermarsi del razionalismo

Link al video della lezione tenuta per l’Università popolare Antonio Gramsci su argomenti analoghi.

Il successo e lo scandalo 

Alla fine del VI secolo a.C. le invasioni persiane distruggono autonomia e prosperità delle colonie ioniche dell’Asia minore. Tuttavia la vittoria su Serse a Salamina nel 480 a.C., da parte di una coalizione greca guidata da Atene, riconquista l’Egeo e libera la Ionia. Le isole ioniche rimasero nella zona d’influenza di Atene per tutto il V secolo. Così Atene sostituisce Mileto nel ruolo di centro egemone sul piano politico, economico e culturale. Il primo grande pensatore ionico che vi si trasferisce, esportandovi la filosofia, è Anassagora. Nato nel 500 a Clazomene, è ad Atene dal 463 al 433 a.C. 

Il contesto politico 

L’ambiente che vi trova appare ideale per uno sviluppo del pensiero ionico. Alcuni aristocratici come Clistene e poi Pericle si erano alleati con il demos, dando vita a un sistema democratico, sempre più aperto e animato da un vivace dibattito politico e culturale.

La vita 

Anassagora è stato maestro e consigliere di Pericle. Tiene pubbliche lezioni, cui parteciparono anche Socrate e Tucidide. Si occupò di matematica, astronomia, biologia e medicina. Scrisse un trattato in prosa, poi intitolato sulla natura. Ce ne restano numerosi frammenti. 

La sua opera è la prima a essere venduta, peraltro pubblicamente e a un prezzo basso e ha un enorme successo, come ricorda anche Platone nell’Apologia di Socrate. Il contenuto è scandaloso, si sostiene che “il sole è una pietra e la luna è fatta di terra”. Tali tesi procurano grande popolarità ad Anassagora, ma anche dure critiche, soprattutto dagli ambienti conservatori ostili alla democrazia di Pericle. Democratico radicale, nel 432, accusato dai nemici di Pericle per l’impostazione ateistica della sua astronomia, subirà un processo per empietà e solo grazie all’intervento di Pericle riuscirà a evitare la pena di morte, prendendo la via dell’esilio dove morì poco dopo nel 428 a.C.

I semi 

In Sulla natura Anassagora intende spiegare i fenomeni naturali e sociali in termini di processi di composizione e scomposizione. L’arché è costituito da semi immutabili dalla cui composizione e scomposizione deriva tutto il resto, comprese le apparenti nascite e morti. Tali realtà elementari sono chiamate da Aristotele omeomerie, ovvero particelle simili. Esse sono invisibili ai sensi, ma non alla mente, sono infinitamente numerose, piccole e infinitamente divisibili – non esiste un massimo e un minimo – e sono tra di loro qualitativamente differenti. Ogni cosa è un aggregato di ogni seme. Nessun elemento è assoluto o primario, nulla può isolarsi dalle relazioni che connettono l’intero cosmo. Ogni cosa partecipa dei princìpi di tutte, non avendo differenze sostanziali con le altre, ma solo modalità peculiari di organizzazione degli stessi semi. Quindi, per esempio, l’oro è costituito in prevalenza dai semi dell’oro, ma contiene in sé, anche se in quantità minori, i semi di tutto, e così via. Quindi il diverso aspetto delle cose dipende dalla prevalenza di un tipo di seme sugli altri.

La cosmologia 

La cosmogonia di Anassagora rinnova profondamente la tradizione ionica. Anche qui all’origine tutte le cose erano unite, in quanto i semi erano mescolati in un unico blocco: il magma. Non vi è come negli ionici secondo Anassagora un materiale primario, ma erano presenti tutti gli infiniti semi da cui avrebbero avuto origine le cose. Non era però la mitica età dell’oro ma, al contrario, una completa indeterminazione

L’intelletto universale 

Il passaggio dall’indistinzione originaria, all’organizzazione attuale, ha luogo a opera di un principio ordinatore, che regola il processo di formazione del cosmo. A distinguere i semi e a determinare la realtà interviene un intelletto cosmico il Nous, un principio ordinatore che distingue e organizza i semi dando luogo al mondo e alle cose. Il principio dell’universo non è più in una sostanza primaria che lo genera, ma è il Nous, il Pensiero o l’Intelligenza, che non genera il mondo ma lo forma, lo organizza. Il Nous non è per Anassagora né un dio né uno spirito, ma un principio, una sostanza materiale – sebbene sia la più sottile e rarefatta di tutte le sostanze – che innesca il principio di determinazione. Al contrario di tutto il resto il Nous è puro e non commisto con i semi della natura. Per spiegare le leggi che si individuano nella natura e spingere a individuarne altre, Anassagora introduce quindi un principio razionale, ma non provvidenzialistico e finalistico, ovvero non c’è un vero e proprio disegno intelligente, tanto che Platone e Aristotele se anche elogeranno l’intuizione di Anassagora lo criticheranno perché tale principio non agisce in base a finalità.

Il processo che mette in movimento il nous è in parte meccanico, ovvero mette in moto il vortice originario che supera l’originaria indistinzione dei semi, in parte embriologico, ossia il processo biologico in cui gli organismi crescono e si sviluppano, consentendo la crescita differenziata dei singoli oggetti naturali. La natura è un grande sistema governato da leggi, ma senza divinità che lo indirizzino. Tutto ciò che accade in natura è spiegato in modo naturale.

L’umanesimo di Anassagora

L’introduzione per la prima volta di un principio legislatore del mondo, non materno ma paterno, di una mente ordinatrice che sta alla base del mondo esprime una svolta profonda nella coscienza sociale del mondo antico. Per un ateniese della metà del V secolo, il mondo non è più inquietante come prima. I popoli esterni sono noti e sconfitti. Il destino del mondo pare più che mai dipendere dai progetti razionali dell’uomo della polis.

La gnoseologia e la funzione della tecnica

Anassagora concepisce la conoscenza come ricerca e considera il cervello il suo organo centrale. La conoscenza si sviluppa mediante l’esperienza, la memoria, il sapere e la tecnica. Il conoscere consiste in un’immagine del mondo che la nostra mente si costruisce dalle caratteristiche che la distinguono dalle cose conosciute. Identifichiamo il pesante dal leggero che è in noi, il caldo dal freddo che è in noi, ecc. Quindi, a differenza di Empedocle solo il dissimile è conoscibile. La mente è finita, a differenza dell’intelletto cosmico e conosce solo mediante differenze e immagini. Tali limiti sono compensati nell’uomo dalla capacità di agire. L’esperienza e la sua accumulazione nella memoria sono le fonti del sapere, che non è fine a se stesso, ma culmina nelle sue applicazioni tecniche. Si tratta di tecniche razionali, ma legate al lavoro manuale del costruttore o del medico. Tanto che Anassagora sostiene: l’uomo è il più intelligente degli animali grazie al possesso delle mani. Esse garantiscono un’esperienza più ricca, in quanto guidate dal sapere permettono un’appropriazione della natura. Gli uomini, in effetti, conoscono la natura per modificarla a proprio vantaggio.

Il pensiero di Anassagora è un esempio di filosofia razionalista e laica, il filosofo non ricorre al mito, né al mistero, per Anassagora tutti possono comprendere e capire. A tal proposito vi è un significativo aneddoto: dalla campagna viene portato a Pericle un montone con un corno solo, l’indovino Lamione interpreta il fatto come un segno divino: Pericle avrebbe unificato tutto il potere nelle sue mani; Anassagora invece spacca il cranio al montone e mostra la deformazione cerebrale che aveva prodotto quella stranezza. In tal modo Anassagora contribuisce a esaltare le capacità dell’uomo finalizzate alla conoscenza.

31/12/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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