SHAZAM! di David F. Sandberg, Usa 2019, voto: 4+; il film regge sino a quando fa la parodia ai film di supereroi, nel momento in cui prova a prendersi sul serio diviene un mediocre e noioso prodotto dell’industria culturale.
Fast & Furious Hobbs & Shaw di David Leitch, Usa, Gran Bretagna 2019, voto: 4+; mero prodotto culinario della ultra reazionaria industria culturale Usa. Merce di distrazione ed evasione di massa ben confezionata, soprattutto per l’ormai rodata autoironia. Per il resto è costruito sull’ormai consueto meccanismo conservatore e reazionario. I cattivi, assolutamente tali, sono un collettivo e mirano a creare un uomo migliore nel senso della peggiore eugenetica, mescolando uomo e macchina. Al solito, mescolando elementi comunisti e nazisti, si ripropone il solito schema propagandistico di forze totalitarie che, in nome di una distopia, vogliono mettere in discussione le nostre “società aperte”. A lottare per conservare, come al solito, l’esistente, sono i consueti eroi, anch’essi tutti di un pezzo, talmente ultra-individualisti che non riescono nemmeno a collaborare fra di loro, se non intervenisse la vecchia e buona mamma CIA. D’altra parte i metodi che utilizzano sono decisamente reazionari, ovvero sono i soliti metodi sporchi, che violano persino il sano buon senso umano, correntemente utilizzati dalle forze dell’imperialismo a stelle e strisce, che vengono così normalizzati.
Il ritorno di Mary Poppins di Rob Marshall, Usa 2018, voto: 4; la Disney resta la punta di diamante dell’industria culturale nella sua capacità di indottrinare le giovani generazioni agli pseudo valori dell’ideologia dominante. Da tenere fuori dalla portata dei bambini.
John Wick 3 parabellum di Chad Stahelski, Usa 2019, voto: 4; film meramente culinario ben confezionato, mira unicamente al piacevole, disinteressandosi completamente del bello e del buono.
Scary stories to tell in the dark di André Øvredal, Usa 2019, voto: 4; per quanto il regista si sforzi di dare al proprio film uno sfondo progressista, il genere in quanto tale, con il suo tendere alla distruzione della ragione, fa di Scary stories to tell in the dark un film, tutto sommato, piuttosto reazionario.
Caterina la grande, miniserie tv in 4 puntate, di Philip Martin, Usa, Gran Bretagna 2019, voto: 4. Pur con tutti i suoi limiti di merce meramente culinaria, sfornata dall’industria culturale dominante, almeno la prima puntata regge per l’interesse storico delle vicende narrate. Tale interesse cala vistosamente già nel corso della seconda puntata, in cui emerge il taglio decisamente ideologico della serie, improntato su una concezione idealista della storia, che vuol far credere che il corso del mondo sia determinato esclusivamente dagli intrighi di palazzo e persino dai sentimenti di una ristrettissima élite, tutta concentrata intorno alla sovrana. Le masse popolari e i conflitti sociali sembrano al contrario non avere alcuna capacità di incidere sul corso storico e sono affrontati nel modo più paternalista e sbrigativo come mere rivolte sanguinarie, tacciate di maschilismo e facilmente domate dal potere costituito. I ceti subalterni vengono presentati come degli eterni fanciulli, in una prospettiva meramente apologetica del dispotismo illuminato di Caterina II, di cui sono occultati completamente le contraddizioni e i pesanti limiti storici. Come avviene generalmente nelle serie, più si va avanti e più gli episodi tendono a degenerare, tanto che il terzo assomiglia sempre più a una telenovela, tutto incentrato com’è sugli amorazzi e le storie di sesso dell’imperatrice. Scompaiono del tutto i suoi tratti di sovrana illuminata, le importanti riforme che ha proposto, il suo costante sostegno economico a Diderot, come scompaiono i conflitti di classe con l’aristocrazia e l’alto clero che cercarono di impedire l’opera di modernizzazione portata avanti con coraggio da Caterina. In effetti, i ceti dominanti dell’ancien régime tendono ad avere la meglio quando l’imperatrice ha bisogno necessariamente del loro sostegno nel decisivo scontro con la rivolta contadina. Tutti questi aspetti sostanziali, che avrebbero reso interessante e avvincente la vicenda narrata, sono completamente sacrificati all’esigenza dell’ideologia dominante di tenere in uno stadio di abbrutimento morale e culturale le masse popolari. Il quarto episodio diventa decisamente ridicolo. Pur continuando a insistere sul dispotismo sessuale imposto dall’imperatrice –interpretata grottescamente dalla settantenne Helen Mirren – pretende, in modo del tutto contraddittorio, di attestare un presunto amore romantico fra la regina e uno dei suoi tanti preferiti.
L'ospite di Lenny Abrahamson, Irlanda, Gran Bretagna, Francia, 2018, voto: 4-; film non male dal punto di vista formale, ma del tutto insopportabile dal punto di vista contenutistico. Di evidente sapore nietzschiano, il plot è tutto giocato sull’invidia e il ressentiment di un medico proveniente dal proletariato nei riguardi di una famiglia aristocratica, che sarebbe tartassata dalla tassazione dei grandi patrimoni imposta dal governo del Labour. Tale sacrosante misura viene grottescamente presentata come un attentato alle “gloriose” tradizioni aristocratiche. Il film, dopo aver dato credito agli elementi superstiziosi tipici del genere horror, cerca vanamente di ricondurre tutto al ressentiment dell’ospite, membro delle classi subalterne, quasi a sottolineare la necessità di mantenere una netta separazione i ceti sociali aristocratici e le masse popolari.
Creed II di Steven Caple Jr., Usa 2018, voto: 4-; tipico prodotto meramente culinario dell’industria culturale, particolarmente insidioso in quanto manifesta un spiccata nostalgia per una ripresa della guerra fredda contro la Russia, che continua a essere presentata come l’impero del male.
Come un gatto in tangenziale di Riccardo Milani, Italia 2018, voto: 4-; mera merce culinaria dell’industria culturale – abbastanza ben confezionata, specie nel montaggio, tanto da essere campione degli incassi fra i film italiani del 2018. Colpiscono negativamente, in particolare, alcuni luoghi comuni riproposti in modo del tutto acritico sulla difficoltà di convivere con persone provenienti da altre parti del mondo, che tendono a naturalizzare la xenofobia.
Tulipani amore, onore e una bicicletta di Mike Van Diem, Paesi Bassi, Italia, Canada 2017, voto: 4-; commediola piena di luoghi comuni sull’Italia e del tutto inverosimile riguardo ai fatti che racconta.
Nureyev The White Crow di Ralph Fiennes, Gran Bretagna 2018, voto: 4-; banale e scontato polpettone anticomunista, prodotto residuo, fuori tempo massimo, della guerra fredda. La mosca bianca del titolo è riferita all’attitudine, davvero intollerabile, da ribelle aristocratico di quart’ordine del protagonista. Per altro, l’unica cosa di rilievo del grande ballerino sovietico sarebbe stato riproporre alcuni spezzoni delle sue eccezionali esibizioni, che sono assurdamente assenti da un film assolutamente da dimenticare.
A mano disarmata di Claudio Bonivento, Italia 2019, voto: 4-; il film più che denunciare la mafia e le sue imprescindibili collusioni con la classe dominante e dirigente sembra interessato a riportare l’attenzione sui rischi gravissimi per chi, svolgendo il suo lavoro di reporter, prova a denunciare le pesanti minacce che riceve da parte della manovalanza di una mafia di quart’ordine. Inoltre presenta come un modello, addirittura rivoluzionario, una giornalista de “La repubblica” che, quanto meno da quanto appare nel film tratto da un suo libro, sembra aver scoperto ben poco sui legami della mafia con il mondo politico ed economico. Addirittura, quando viene costretta a seguire l’indagine decisamente più rilevante su Mafia capitale, alla quale non appare per niente interessata, la giornalista viene a sapere che il presidente del municipio della sua città è coinvolto (tanto che sarà, di lì a poco arrestato) gli chiede un appuntamento per metterlo a conoscenza del fatto che è indagato ed esternando il suo disappunto, in quanto si era spesa pubblicamente in suo favore.
5 cm al secondo di Makoto Shinkai, animazione, Giappone 2007, voto: 4-; piatta rappresentazione di un amore poco realistico e ultra-romantico piuttosto stereotipato fra due adolescenti giapponesi.
Weathering with you di Makoto Shinkai, animazione, Giappone 2019, voto: 3,5; classico manga giapponese che aggrava ulteriormente la deriva reazionaria del genere – che tende generalmente a contrapporre alla visione filosofico- scientifica moderna del mondo, quella mitologico-religiosa antica – arrivando a sostenere che i problemi climatici non dipendano dall’intervento dell’uomo, ma dal mondo stesso che sarebbe irrimediabilmente pazzo e a proporre, addirittura, il sacrificio umano (di una adolescente naturalmente) come unico strumento efficace per placare i cambiamenti climatici.
Non ci resta che il crimine di Massimiliano Bruno, Italia 2019, voto 3,5; sgangherata commedia all’italiana, senza arte né parte, brutta copia di Non ci resta che piangere.
Fate/stay night: heaven's feel 2. Lost butterfly, di Tomonori Sudô, animazione, Giappone 2019, voto: 3,5; ennesima trasposizione cinematografica, senza arte né parte, di un manga giapponese, distribuito per una piccola nicchia di appassionati e assolutamente incapace di rivolgersi a chi non ne fa parte.
Pagine nascoste di Sabrina Varani, documentario, Italia 2018, voto: 3+; prodotto nei fatti reazionario, imbevuto della peggiore ideologia post-moderna e neo-romantica. Così, sebbene il film, sembra porsi il merito di affrontare una problematica estremamente significativa e considerata tabù dall’ideologia dominante, ovvero le nefandezze del colonialismo italiano, nella rappresentazione cinematografica tale tema sostanziale finisce del tutto in secondo piano, in quanto si pone al centro della vicenda documentata esclusivamente la prospettiva ultra-soggettivista di una scrittrice, che affronta tale scottante problematica in una prospettiva edipica del tutto insufficiente a restituirne la complessità.
Ricordi? di Valerio Mieli, Italia, Francia 2018: voto 3+; noioso e scontato film postmoderno, tipicamente italiano, tutto incentrato sull’intersecarsi, in una sorta di continuo flusso di coscienza, di presente e passato. Come è tipico nei prodotti dell’industria culturale italiana, davvero di mediocre qualità, manca qualsiasi apertura al futuro, al principio speranza e allo spirito d’utopia.
Ma cosa ci dice il cervello di Riccardo Milani, Italia 2019, voto: 3; merce puramente culinaria dell’industria culturale alquanto sciatta, al di là del montaggio, e piuttosto influenzata dall’ideologia di destra dominante, per cui la salvezza per i cittadini qualunquisti oppressi verrebbe da agenti dei servizi segreti che operano ponendosi al di sopra di qualunque legge e regola d’ingaggio.
Il Primo Natale di Salvatore Ficarra e Valentino Picone, Italia 2019, voto: 3; cine-panettone di Natale prodotto come merce puramente gastronomica dall’industria culturale per consentire agli oppressi di evadere momentaneamente dalla propria tragica condizione di subalternità, senza assumere la benché minima consapevolezza di classe, storica e politica.
Momenti di trascurabile felicità di Daniele Luchetti, Italia 2019, voto: 3; commediola all’italiana senza arte né parte: del tutto trascurabile.
Aquaman di James Wan, USA 2018, voto: 3; polpettone insostenibile che descrive, in modo del tutto acritico, un futuro caratterizzato dalla restaurazione dell’assolutismo monarchico e di una visione mitologica del mondo.
La rivincita delle sfigate di Olivia Wilde, USA 2019, voto: 3; americanata di scarsissima qualità, assolutamente insostenibile; tipico film per allontanare definitivamente gli italiani dalle sale nel mese di agosto.
Love Death and Robots 1x05 Il Succhia Anime, Netflix 2019, voto: 3-; episodio particolarmente inutile e banale di una serie decisamente sopravvalutata.
John Mcenroe - L'impero della perfezione di Julien Faraut, documentario, Francia 2018, voto: 3-; Faraut, un mediocre epigono di Godard, gira un film del tutto inutile, ispirato al peggior postmodernismo cinefilo. Non può che colpire lo stridente contrasto fra la classe del tennista Mcenroe e la completa incapacità del regista di fare in modo dignitoso il proprio mestiere.
The prodigy il figlio del male di Nicholas McCarthy, Hong Kong, USA 2019, voto: 3-; merce di mediocre qualità dell’industria culturale del genere horror, genere particolarmente reazionario in quanto programmaticamente improntato alla distruzione della ragione.
Triple Frontier di J.C. Chandor, netflix, Usa 2019, voto: 3-; film apertamente fascista che esalta il cameratismo dei “guerrieri” contractors, ovvero mercenari al soldo dell’imperialismo.
Leonardo cinquecento di Francesco Invernizzi, Italia 2018, voto: 2,5; pessimo documentario che riesce a rendere noiosa e superflua la storia, di per sé estremamente interessante, di Leonardo da Vinci e delle sue opere.
Michelangelo Infinito di Emanuele Imbucci, Docu-fiction, Italia 2018, voto: 2,5; film che riesce nell’ “impresa” di ridurre un grande artista rivoluzionario in un mero portavoce della reazionaria ideologia oggi dominante, senza nemmeno rendersene conto, nel senso che i suoi autori sono talmente privi di spirito critico che non possono nemmeno essere considerati sostenitori consapevoli del pensiero unico.
Zama di Lucrecia Martel, Argentina, Spagna, Francia, Paesi Bassi, USA, 2017, voto: 2,5; film che dimostra ancora una volta come diversi intellettuali creoli latinoamericani, per paura di essere confusi con i nativi, riprendono nel modo più estremo l’ideologia postmoderna dominante in Europa, producendo film assolutamente inguardabili.
Le ragazze di Wall Street - Business Is Business di Lorene Scafaria, film davvero pessimo sotto tutti i punti di vista, Usa 2019, voto: 2+.
Dolceroma di Fabio Resinaro, Italia 2019, voto: 2; epigono degli epigoni del grande Altman di The Protagonist, il film non va al di là di una riproduzione in chiave grottesca di alcuni aspetti di Boris e del film Hotel Gagarin, con battutacce di sapore xenofobo divenute purtroppo caratteristiche in questo oscuro frangente storico in cui il leader più popolare è divenuto Salvini.
Mr. Robot 3, serie televisiva statunitense creata dallo sceneggiatore Sam Esmail, voto: 2; in questa terza stagione la serie perde tutti gli aspetti critici e radicali della prima stagione, proseguendo sulla falsa riga della seconda, ovvero sviluppando un’apologia indiretta della società capitalista, che andrebbe difesa anche in modo militante, abbandonando ogni forma di dissenso, in quanto costituirebbe unica alternativa all’affermarsi di un modello ben peggiore, quello cinese: totalitario e mafioso. La serie scade sostanzialmente nel razzismo, quale presupposto dell’imperialismo e del neocolonialismo.
Il Grande Spirito di Sergio Rubini, Italia 2019, voto: 2; classico prodotto dozzinale del cinema italiano, che ama rimestare nel torbido e riduce la complessità del reale ai soli aspetti fenomenici grotteschi.
L'uomo che comprò la luna di Paolo Zucca, Italia 2018, voto: 2-; ennesimo insostenibile film ultra-grottesco italiano.
Go Home A casa loro di Luna Gualano, Italia 2018, voto: 1,5; film che esprime, nel modo più evidente, la completa assenza di una visione del mondo alternativa al pensiero unico dominante di parte della sinistra radical italiana.
Zombie contro Zombie di Shuichiro Ueda, Giappone 2018, voto 1,5; film che ha mietuto assurdi consensi in certa critica, nei festival in cui è stato presentato e in patria. Si tratta, in realtà, di un prodotto della più scarsa qualità dell’industria culturale, che trova consenso unicamente a causa della disastrosa egemonia del postmodernismo.
Crawl Intrappolati di Alexandre Aja, Usa 2019, voto: 1,5; merce meramente culinaria dell’industria culturale, di mediocrissima qualità. Tipico film di serie C che passano nelle sale per far passare ancora di più la voglia agli spettatori di andarsi a chiudere in estate in un cinema.
Takara la notte che ho nuotato di Damien Manivel e Kohei Igarashi, Francia, Giappone 2019, voto: 1,5; film completamente privo di valore e di senso improntato alla più estrema e scadente ideologia postmoderna.
Downton Abbey di Michael Engler, intollerabile quadretto bozzettistico del servilismo della società liberale britannica, dove appare dominare incontrastato il rapporto fra servo e padrone, Gran Bretagna 2019, voto: 1+.
Moschettieri del re la penultima missione di Giovanni Veronesi, Italia 2018, voto: 1+; tardo e fiacco epigono di Monticelli, il regista realizza uno squallido e gretto film alla maniera del maestro della commedia all’italiana
Quando eravamo fratelli di Jeremiah Zagar, Usa 2018, voto: 1+; film senza capo ne coda, totalmente gratuito, valido esempio di cosa provoca la distruzione della ragione.
Domino di Brian De Palma, Danimarca, Francia, Spagna, Belgio 2019, voto: 1; film davvero pessimo tanto nella forma quanto nel contenuto (fascistoide), a ragione non riconosciuti dal regista.
Rapiscimidi Giovanni Luca Gargano, Italia, Portogallo 2019, voto: 1; prototipo dei peggiori film italiani contemporanei, che riproduce la solita grottesca e insostenibile visione del mondo.
Wolf Call - Minaccia in alto mare di Antonin Baudry, Francia 2019, voto: 1; insostenibile e vergognosa apologia dell’imperialismo francese, impegnato a fianco del terrorismo islamico nella guerra sporca contro la Siria.
Favola di Sebastiano Mauri, Italia 2017, voto: 1; mediocrissima riproduzione cinematografica del peggiore teatro dell’assurdo; assolutamente intollerabile.
Hole - L'abisso di Lee Cronin, Irlanda 2019, voto: 1; indecente film horror, al solito in linea con l’ideologia dominante che ha di mira la distruzione della ragione.