Campidoglio, 7 febbraio. Sala capitolina affollatissima per la partecipazione all’assemblea indetta dai movimenti neo-municipali “Decide Roma” e “Carovana delle periferie”. Un incontro cittadino che è un replay di maggior successo del precedente, riguardo l’ufficialità dell’evento. Era il quattro ottobre 2016 e ci si ritrovò a dibattere sulle importanti e pendenti questioni romane, sistemati sulla scalinata Arce, a Campidoglio serrato. Questa volta invece l’accoglienza è stata immediata, liberi dal “lodo” Marra, nella sala della Protomoteca.
Qualche centinaio di persone, appartenenti a varie soggettività romane, ormai nettamente insofferenti alle mancate risposte di una giunta che mostra troppe falle negli interventi pro welfare cittadino.
La giunta è troppo impegnata a risolvere le questioni interne al team pentastellato, di cui per la maggioranza è composto, fra nomine dimissioni, intrighi e inciuci di infima risma.
(I sei mesi infernali della giunta Raggi, fra il serio e il faceto)
Questioni ormai quotidiane che fanno l’en plein su stampa e tv, foraggiando i media e chi di questo si nutre. Una dinamica costante questa disgregazione di credibilità ormai propedeutica solo ad alimentare curiosità e gossip. La peggior trama di una telenovela, le cui puntate dovrebbero essere trasmesse solo nelle balere di quelle periferie che pure costituiscono il vivaio elettorale dei 5stelle, e che rischiano di restare orfane del cambiamento in cui avevano riposto fiducia votando il M5s in cabina elettorale.
L’assemblea e le finalità
I cittadini, soprattutto gli appartenenti alle fasce più a rischio, quelle provate dalla precarietà del lavoro e dall’emergenza abitativa, ignorati e lasciati fuori da palazzo senatorio quando hanno tentato più volte di interloquire con la sindaca “ectoplasma”, mostrano oggi una ben motivata insofferenza verso la stessa e la sua giunta transformer. Non si tratta di opporsi alle lobby che non intendono altro che riconfermare una città commissariata per ottenere rendiconti sui propri affairs edilizi. Tantomeno si tratta di questioni di correnti ideologiche contro il movimento. Il problema è che questa giunta, dopo 8 mesi di governo, non risponde ai bisogni effettivi della città e a quelli che sono i diritti sociali dei cittadini.
L’approvazione del bilancio, che la giunta Raggi sfoggia con ostentazione e spavalderia è oggi il punto focale dell’insofferenza. Nei conti della giunta pesano pochissimo i diritti sociali. L’Oref stringe i cordoni della borsa e l’’amministrazione capitolina ci sta e taglia, ignorando le promesse fatte ai cittadini in campagna elettorale e che erano nell’agenda della candidata Raggi. Se il quattro ottobre il vento del cambiamento era ancora auspicabile, oggi non spira neanche una lontana brezza su Roma.
Oggi la città si ribella. Quel progetto “Decide Roma, decide la città” avviato con la manifestazione “Roma non si vende”, a Marzo (Roma non si vende!) e confermato a Luglio (#DecideRoma), è stato totalmente sovrastato dalle beghe di palazzo. L’assemblea del 7 febbraio ha quindi la finalità di costruire “un percorso che punti alla costruzione di una manifestazione cittadina contro le politiche della giunta Raggi”.
Gli interventi
Ben 40 interventi, in Protomoteca, in contemporanea allo svolgimento del consiglio comunale, ma in misura straordinaria, questa volta, con la partecipazione all’assemblea di alcuni esponenti grillini. A differenza e in contrasto con la loro totale assenza ingiustificata del 4 ottobre. Un pomeriggio di dibattiti lunghissimo, coordinato dagli esponenti di Decide Roma e Carovana delle periferie, costellato dalle contestazioni dei rappresentanti di molteplici realtà politiche e sociali.
Dalla Carovana delle periferie, al gruppo Audit bilancio di Decide Roma. Dai rappresentanti di Usb ai giovani del Csoa “Alexis” e Corto circuito”. Dalle aziende partecipate comunali (trasporti, energia elettrica e rifiuti) a Asia (piani di zona). Dai canili municipali ai licenziati Almaviva. Dal gruppo “Ostia solidale” ai rappresentanti della mobilità alternativa. Da esponenti della vertenza al Forlanini, alla ex lavanderia del Santa Maria della Pietà e al patrimonio pubblico.
“La giunta Raggi non dà segnali di discontinuità, sulle questioni di fondo si procede con la vecchia politica” afferma Guido (Usb). Pietro Calabrese, consigliere grillino, interviene nello stile Raggi “Avete ragione, avete ragione, avete ragione. Io lavoro fino mezzanotte... io lavoro fino a mezzanotte...faremo il possibile… faremo il possibile… ma non ci sono i soldi…non ci sono i soldi”. Per lui niente applausi, solo un silenzio che la dice lunga sulla credibilità di questa amministrazione. I disagi e i malcontenti hanno preso il posto della speranza nel cambiamento quando alle urne hanno scelto il nuovo amministratore della città. È ben chiaro oggi il messaggio. Il tempo di attesa è finito. Troppo tardi per ulteriori false promesse. Roma, svilita, ha smesso di crederci e non attende più.
Nonostante la massiccia partecipazione all’assemblea di una cittadinanza stanca e, ormai, non più interlocutrice, costruire un percorso di mobilitazione popolare presenta alcune sostanziali difficoltà dovute al periodo storico che tutta la società sta attraversando. Una società globale, avversa ad andare controcorrente, supportata in questo da un’informazione fuorviante e mistificante che foraggia i populismi di destra.
Le possibili soluzioni? Ricostruire quello che non c’è più, a partire dalle lotte unitarie affiancando i lavoratori precari e tutte le categorie di cittadini deprivati dei diritti sociali. Ricostruire dalle fondamenta una soggettività politica in grado di riattualizzare il bisogno di comunismo è la vera sfida da promuovere per riappropriarci dei diritti sociali che le politiche neoliberiste dominanti ci hanno tolto. Abbiamo gli strumenti, dobbiamo trovare il coraggio dell’unità di lotta, tramite la coscienza di classe. Oggi solo barlumi d’istinto di classe, non sufficienti per passare dalle lotte sociali, ancora parziali, ad un percorso di unificazione che prefiguri un soggetto politico anticapitalista.