Un anno fa, un lavoratore, padre di 5 figli, veniva ucciso investito da un camion che sfondò il picchetto dei lavoratori in sciopero.
La notte tra il 14 ed il 15 settembre del 2016, a Piacenza era in corso uno sciopero dei lavoratori GLS (tra le principali aziende di corriere espresso) indetto dal sindacato USB. Si chiedeva la stabilizzazione con contratto a tempo indeterminato per 13 lavoratori precari, ma l’azienda aveva rinnegato gli accordi presi. La protesta arrivò immediata. I lavoratori entrarono in sciopero. Si formò un presidio davanti ai cancelli del corriere espresso. Ma l’autista di un camion, probabilmente incitato da un dirigente dell’azienda, forzò il picchetto dei lavoratori, travolgendo e uccidendo un lavoratore. Qualche giorno dopo, migliaia di persone, lavoratori italiani e immigrati, manifestarono a Piacenza sotto la pioggia battente. Ed il successivo 22 ottobre, durante il No Renzi Day, i lavoratori in piazza ridenominarono simbolicamente Piazza San Giovanni, Piazza Abd Elsalam.
Era questo il nome di quel lavoratore: Abd Elsalam, professore egiziano che 13 anni prima era arrivato in Italia e qui lavorava per crescere i suoi 5 figli. Aveva un contratto a tempo indeterminato, ma è morto lottando per l'allargamento dei diritti a chiunque sia costretto a vendere la propria forza lavoro; una lotta immediata contro la condizione di precarietà in cui erano costretti i suoi colleghi di lavoro e più in generale affinché qualunque lavoratore potesse uscire dalla condizione di perenne equilibrio precario.
Ad un anno da quella tragedia, consumatasi nel corso di una lotta per l’estensione dei diritti dei lavoratori, GLS ha scelto di chiudere per un giorno l’azienda. Una “carità pelosa”, l’ha immediatamente definita l’USB, dal momento che se davvero GLS avesse voluto ricordare il lavoratore, il modo migliore “sarebbe invece aprire il centro di smistamento ai lavoratori - afferma il sindacato di classe - per ricordare il nostro compagno proprio nella ricorrenza della sua scomparsa”. Per questo USB ha portato comunque avanti l’iniziativa di sciopero, che si è svolto il 14 settembre, nella stessa “fascia oraria in cui si è consumato quel tragico omicidio”. Uno sciopero che ha avuto non solo un carattere commemorativo, ma - si legge nel comunicato del sindacato di base - “un altro momento di denuncia rispetto alle condizioni di sfruttamento e di precarietà che vivono gli addetti nei magazzini della logistica: dalla mancata applicazione dei contratti, alla non osservanza delle norme di sicurezza”. Perché “la morte di Abd Elsalam è infatti la morte di un lavoratore che si è sempre battuto in difesa dei diritti che proprio GLS vuole negare”.
Quel lavoratore lottava perché sapeva che l'uguaglianza dei diritti deve avere una tensione verso l'alto e non verso la riduzione dei diritti di chi ancora ne conserva qualcuno. Quel lavoratore sapeva che non si esce dalla subalternità senza allargare l'unione dei vari frammenti della classe lavoratrice. Quel lavoratore sapeva che è stupido, subalterno, esiziale stare guardare differenze che non siano quelle di classe e dividersi tra giovani e anziani, uomini e donne, neri e bianchi, italiani e stranieri quando si è uniti dalla comune condizione sociale.
Quell'uomo era Abd Elsalam, lavoratore.