Segue dalla prima parte.
2. L’Ucraina nel periodo tra le due guerre
Nel contesto della Grande Guerra e degli sconvolgimenti rivoluzionari che seguirono, il movimento nazionalista ucraino riemerse sebbene con significative influenze comuniste e socialiste. D’altronde, la prima guerra mondiale distrusse entrambi gli imperi che avanzavano pretese territoriali sull’Ucraina sicché diversi “Stati” ucraini sorsero e caddero nel giro di pochi anni o mesi. Tra questi le due entità più importanti furono: la Repubblica popolare ucraina (con capitale Kiev) e la Repubblica popolare ucraina dei Soviet (de facto istituita a Charkiv) e la successiva Repubblica Sovietica. Le forze armate delle due repubbliche “ucraine” combatterono costantemente l'una con l'altra in un sanguinoso conflitto civile che ha visto la partecipazione anche delle Armate Bianche reazionarie, della Polonia, e di forze “minori” (e.g., le Armate Verdi e l'Esercito Rivoluzionario Insurrezionale dell'Ucraina).
Per la sua complessità gli storici considerano la guerra civile ucraina (1917–1921) un fenomeno bellico peculiare facente parte della più ampia Guerra civile russa del 1917–1922 (Reshetar, 1972). Senza scendere nei particolari va ricordato sin da subito che proprio l’elevata frammentazione istituzionale fu un fattore determinante per la storia successiva dell’intero Est europeo. Difatti, oltre a rendere la regione oggetto di preda per l’imperialismo (soprattutto tedesco e polacco, ma anche anglo-francese) tale circostanza finì col prolungare lo stato guerra per diversi anni (in certe zone sino al ’23). Questo trascinarsi delle manovre belliche del 1914–’18 nella guisa di guerra civile è considerata dallo storico Omer Bartov una delle cause della “brutalizzazione” dell’Est europeo nel periodo interbellico (Bartov, 2001).
2.1. Le rivoluzioni russe in Ucraina
Alcuni mesi dopo la Rivoluzione di Febbraio e più precisamente nel giugno 1917, la Central’na Rada (il “Consiglio Centrale”, l’assemblea rappresentativa di tendenza socialista rivoluzionaria dell’Ucraina costituita sul modello del parlamento russo post-rivoluzionario) dichiarò il territorio sotto il suo controllo autonomo ma non indipendente dalla Repubblica russa. Il primo ministro di quest’ultima, Alexander Fëdorovič Kerenskij, accettò tale dichiarazione nominando il Segretariato della Rada rappresentante del governo provvisorio russo in Ucraina. Dopo un breve dissenso la Central’na Rada accettò la cosiddetta Kerenskij Instruktsija [it. “editto Kerenskij”] sottomettendosi alla Repubblica russa.
A fine novembre 1917, dopo la Rivoluzione d'Ottobre, il ramo ucraino del partito bolscevico fomentò una rivolta a Kiev per instaurare il potere sovietico nella città. All'inizio la Central’na Rada sembrò appoggiare i bolscevichi ma anziché riconoscere il Soviet di Pietrogrado la Rada si autoproclamò supremo organo di governo del territorio ucraino. La Central’na Rada bollò poi tutte le attività rivoluzionarie (inclusa la Rivoluzione d'Ottobre) come atti di guerra civile sicché i bolscevichi compresero che la Rada non aveva intenzione di sostenere la Rivoluzione. Riorganizzatisi in un Soviet pan-Ucraino i rivoluzionari tentarono di prendere il potere (dicembre 1917) ma fallirono a causa della loro relativa impopolarità nella capitale. I bolscevichi ucraini ripiegarono allora a Charkiv, da dove dichiararono illegittimo il governo della Repubblica popolare ucraina e proclamarono la Repubblica sovietica del popolo ucraino. Nel frattempo l'Armata rossa entrò in Ucraina a sostegno del governo sovietico locale.
All’inizio del 1918 i rapporti tra i membri della Central’na Rada si deteriorarono ed una serie di repubbliche regionali sovietiche si resero indipendenti da Kiev riconoscendo il Soviet di Pietrogrado: la Repubblica Sovietica di Donetsk-Krivoi Rog in Ucraina orientale, voluta dallo stesso Lenin (Accademia Sovietica delle Scienze, 1968) e quella di Odessa nell’Ucraina meridionale mai riconosciuta. La Central’na Rada reagì rompendo i legami con la Russia bolscevica e proclamando uno stato ucraino indipendente, ma meno di un mese dopo l'Armata Rossa conquistò Kiev (febbraio 1918).
2.2. Brest-Litovsk e l’imperialismo tedesco
Avendo perso molto territorio, la Rada fu costretta a cercare aiuti all’estero così ad inizio di febbraio 1918 firmò a Brest-Litovsk una pace separata per ottenere l'aiuto militare dagli imperi tedesco e austro-ungarico. Dopo il trattato, l'Ucraina divenne un de facto un protettorato dell'Impero tedesco, che temendo di perdere la guerra cercò di accelerare il processo di sfruttamento agro-alimentare dell'Ucraina decidendo di imporre la propria amministrazione diretta della regione. Ciò, ovviamente, non era possibile sotto le leggi del governo ucraino, ma dopo aver sconfitto i bolscevichi la Central’na Rada fu sciolta e i suoi membri furono arrestati. La Rada fu sostituita dal governo conservatore di Hetman Pavlo Skoropadskij (Etmanato) mentre la Repubblica popolare ucraina prese il nome di “Stato ucraino”. Skoropadskij, un ex ufficiale dell'Impero russo, istituì un regime che favoriva i grandi proprietari terrieri e concentrava il potere ai vertici; sostenne, con l'aiuto di truppe tedesche, la restituzione ai ricchi proprietari terrieri delle terre precedentemente nazionalizzate. Ciò provocò disordini, l'ascesa di un movimento di guerriglia contadina e una serie di rivolte armate popolari su larga scala. Tuttavia, i tedeschi credevano che così facendo sarebbero riusciti a fermare le riforme sociali in atto e, quindi, accelerare il processo di trasferimento di forniture alimentari verso la Germania e l'Austria-Ungheria.
2.3. Dopo la Grande Guerra
A causa della sconfitta della Germania e dell'Austria-Ungheria nella prima guerra mondiale, l'Etmanato perse il suo principale sponsor straniero e dovette riorganizzarsi sotto le spoglie della reazione filo-zarista ed abbandonando ogni pretesa di sovranità. Nel frattempo (novembre 1918), i bolscevichi ucraini annunciarono un nuovo governo rivoluzionario: il Direttorio. Nel corso del 1919, l'Ucraina precipitò al caos creato dagli scontri tra le forze armate dell’Etmanato filo-tedesco (prima) e filo-polacco (poi), dei bianchi, delle potenze straniere (sia dell'Intesa sia della Polonia), e i bolscevichi e gli anarchici gli come quella di Nestor Ivanovič Machno (1889–1934). L’offensiva coordinata tra l’Etmanato e l'esercito polacco non riuscì a invertire un rapporto di forze che, con l’esaurirsi della guerra civile russa andava oramai in favore delle repubbliche sovietiche.
Alla fine, nel marzo 1921, la RSFS Russa dovette venire a patti con le aggressive potenze stranieri interessate al territorio ucraino, cosa che fece con la pace di Riga. L’accordo sancì la ripartizione dell’Ucraina tra le potenze regionali confinanti in sfregio ai preesistenti accordi tra russi, inglesi e francesi e senza tener conto della reale composizione etno-linguistica della regione. In particolare: (i) la Bucovina e la Moldavia furono annesse alla Romania; (ii) la Transcarpazia fu unita alla neonata Cecoslovacchia; (iii) la Polonia incorporò la Galizia e la Volinia occidentale, insieme a piccole aree adiacenti nel nord-ovest; (iv) il territorio rimanente ad est del confine polacco costituì l'Ucraina sovietica.
[Figura 1 Regione corrispondente all’Ucraina contemporanea dopo la pace di Riga (1920)]
2.4. Il Partito Comunista nell’Ucraina sovietica
Ancora durante la guerra civile ucraina, sotto la pressione di Mosca, nel dicembre 1917 si tenne il primo Congresso ucraino dei Soviet che aveva formato un governo sovietico per l'Ucraina; un secondo Congresso, nel marzo 1918, dichiarò l'Ucraina sovietica indipendente; ed un terzo, nel marzo 1919, adottò la prima costituzione dell'Ucraina sovietica completando la riorganizzazione dei territori sotto il controllo bolscevico nella Repubblica Socialista Sovietica (RSS) Ucraina.
I tre Congressi, tuttavia, rappresentarono poco più che una contro-mossa tattica alla minaccia tangibile rappresentata dal rinvigorito nazionalismo ucraino e dalle sue numerose connessioni con le élite tedesche e polacche. Sin dal suo congresso di fondazione nel luglio del 1918, infatti, il Partito Comunista (bolscevico) d'Ucraina o “PC(b)U”, si autodefinì parte integrante di un tutt’uno, ossia il PC russo. Di conseguenza, anche i suoi Congressi erano subordinati alle analoghe assemblee ed alle decisioni del Comitato Centrale (CC) del PCUS a dispetto degli sforzi di alcuni bolscevichi di mentalità nazionalista come Mykola Skrypnyk, che spingevano per dichiarare il PC(b)U autonomo. Ciò era impossibile anche perché lungi dall’essere subordinato a Mosca solo organizzativamente, la membership del PC(b)U era composta prevalentemente da individui non-ucraini.
Stando ai dati conservatisi sino ad oggi, al momento della sua fondazione su 5.000 iscritti meno del 7% erano Ucraini (Hajda, et al. 2019). La componente ucraina nel PC(b)U fu rafforzata nel 1920 con l'adesione dei Borotbisti, membri del Partito Comunista Ucraino “Indipendente” e non bolscevico formatosi nel 1919, fermo restando il fatto che, ancora verso la fine del 1920, gli ucraini costituivano meno del 20% della membership del PC(b)U (Lenin [1920] 1968).
Con il consolidamento del dominio bolscevico, l'Ucraina sovietica cedette progressivamente alla Russia la sovranità nelle relazioni politiche e commerciali con l’estero. Il 30 dicembre 1922, al momento della proclamazione dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) La RSSU appariva tra le entità fondatrici assieme a Russia, Bielorussia e Repubblica Socialista Federale Sovietica (RSFS) transcaucasica. La prima costituzione per la nuova federazione multinazionale, che sostituì tutte le Costituzioni nazionali preesistenti, fu ratificata nel gennaio 1924. A fronte del diritto formale alla secessione riconosciuto alle Repubbliche costituenti, queste accettarono di limitare la propria giurisdizione agli affari interni. La conduzione dei rapporti politici, militari, commerciali con l’estero nonché la gestione delle infrastrutture di comunicazioni venne affidata agli organi del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, a Mosca.
Insomma, dopo la sconfitta degli oppositori dei bolscevichi, il potere d’imperio a tutti i livelli del governo, il comando dell’esercito e della polizia segreta, fu esercitato dai bolscevichi e dal loro apparato. Lo stesso PCUS, però, dovette limitare ogni concessione alle Repubbliche verso una maggiore autonomia nell’ambito di un assetto federale preservando la natura centralizzato dello Stato sovietico.
Continua sul prossimo numero