Abbiamo deciso di lanciare questo appello affinché il contratto non diventi un’ulteriore leva di attacco alla scuola pubblica e alla nostra professione, avallando con un accordo sindacale gli aspetti più devastanti della legge 107.
In questi due primi anni di applicazione questa legge ha cominciato ad avvelenare il clima delle scuole, la libertà d’insegnamento che è alla base della scuola della Repubblica, l’uguaglianza dei diritti e del livello dell’istruzione per tutti gli alunni. Le ingiustizie, le pressioni, le differenziazioni tra lavoratori e tra scuole hanno cominciato a penetrare nel sistema.
Tutto ciò avviene dopo nove anni di blocco contrattuale durante il quale gli stipendi più bassi d’Europa hanno perso un potere d’acquisto pari a circa 300 euro mensili.
In questa situazione sarebbe inconcepibile un nuovo contratto che prevedesse in qualunque forma un salario legato al “merito” o alla “produttività”, misurazioni che nulla hanno a che fare con la professione del docente, ma che invece palesano la svolta autoritaristica e aziendalistica che è al centro dell’attacco alla scuola pubblica di Stato. Ciò significherebbe infatti mettere un timbro definitivo alla legge 107, per la quale la parola d’ordine dell’abrogazione deve continuare ad essere affermata in ogni sede ed in ogni mobilitazione.
Al contrario, la nostra discussione ha fatto emergere come il mondo della scuola, dopo anni e anni di vacanza contrattuale e di attacchi, abbia urgente bisogno di:
- aumenti uguali per tutti, sullo stipendio base e non attraverso “benefit”, che recuperino il potere d’acquisto perso, valutato in 300 euro dalle stesse organizzazioni sindacali;
- No a differenziazioni di alcun tipo che finirebbero inevitabilmente per peggiorare l’attacco alla professione insegnante che la 107 ha cominciato a delineare;
- conferma degli scatti legati alla sola anzianità, di per sé indicativa dell’esperienza lavorativa dei docenti, e non ad una valutazione del merito che nella scuola è sempre soggettiva ed impossibile da realizzare senza commettere ingiustizie e ledere la libertà d’insegnamento;
- nessun aumento delle ore e del carico di lavoro, eliminazione delle incombenze burocratiche inutili e vessatorie che distolgono gli insegnanti dal senso del loro lavoro e caricano il personale ATA in modo ormai insostenibile;
- adeguamento dell'organico Ata, prevedendo la sostituzione dei lavoratori in caso di assenza dal primo giorno;
- parificazione delle condizioni contrattuali dei lavoratori a tempo indeterminato e a tempo determinato.
Nello stesso tempo, abbiamo bisogno che questa lotta sia legata a quella per l’abrogazione della 107 e in particolare del bonus per il “merito” e della chiamata diretta, ripristinando i meccanismi di mobilità oggettivi.
Ai sindacati chiediamo di sostenere con fermezza i principi di base elencati in questa piattaforma.
Invitiamo i colleghi, insegnanti e personale ATA ad un’assemblea autoconvocata che si terrà a Roma
Lunedi 4 dicembre ore 17-20 a Via Flaminia 53 (Metro A - Flaminio)