Lo stato di polizia, sfruttatore e corrotto sostiene il sistema capitalista in crisi generale nella sua continua promozione di un sistema di sfruttamento che poggia sulla miseria e l'ignoranza della maggioranza delle masse popolari e concentra le sue misure repressive contro la nostra organizzazione, molestando e perseguitando i nostri attivisti, sostenitori e settori popolari che ci sono solidali e sostengono le nostre richieste e le nostre lotte contro il raddoppiato sfruttamento e la negazione dei diritti, i benefici e le libertà democratiche per il nostro popolo.
Invece di preoccuparsi di risolvere i problemi di salute, istruzione, alloggio, lavoro e altri bisogni di base che il popolo reclama, lo Stato peruviano persiste nella persecuzione politica inquisitoria e maccartista contro la nostra organizzazione, contro i nostri attivisti e sostenitori pianificando di imprigionarli, anche se lo stesso Stato ha riconosciuto che non abbiamo commesso alcun atto terrorista, tuttavia, paradossalmente ci accusano di terrorismo, affermando che lo saremmo per “appartenenza”, un approccio illegale giacché se non ci sono atti terroristici non può esistere un'organizzazione terroristica.
Le attività della nostra organizzazione si sono sempre realizzate all'interno del quadro costituzionale avvalendosi del diritto alla libertà di pensiero, espressione e opinione. Tuttavia, vengono instaurati processi per apologia, anche se “legalmente, non vi è alcuna prova di alcun atto di lode o esaltazione diretta che possa configurare l’apologia”, come hanno riconosciuto all'epoca anche analisti, giornalisti e persino il direttore generale della polizia nazionale, Vicente Romero. Respingiamo dunque queste accuse che esprimono l'applicazione del Diritto penale del nemico, un diritto che víola il principio di legalità, creando i “non cittadini”, le “non persone”, “i propri nemici eterni”, a cui vengono negati tutti i diritti e che possono solo essere distrutti, condannati all'ostracismo e seppelliti in prigione per sempre. Ecco cosa stanno facendo con noi, negando il nostro status di cittadini peruviani, negando il nostro diritto alla libertà di organizzazione, di partecipare alla vita politica del nostro paese, i nostri diritti costituzionali relativi alla libertà di pensiero, espressione, opinione, il nostro diritto a lavorare, e progettando contro di noi persecuzioni e piani di detenzione.
Denunciamo ancora una volta che la polizia politica (DIRCOTE) in collusione con il corrotto Ministero Pubblico [una specie di Procura generale della Repubblica, NdT] ha avviato una serie di indagini e avviato procedimenti contro i nostri attivisti e amici, accusandoli di terrorismo, quando non hanno fatto nulla, semplicemente perché li considerano “pericolosi” per lo sfruttamento del sistema capitalista, non tollerando le nostre critiche né il pluralismo politico che qualsiasi Stato che afferma di essere democratico dovrebbe tollerare.
Denunciamo che il 6 luglio il Tribunale penale superprovinciale transitorio specializzato in criminalità organizzata, confrontando la persecuzione politica, facendo eco alle richieste della Procura della Repubblica, non solo ha ammesso le accuse mosse nei nostri confronti dalla Procura - violando il principio di legalità e le sue minime garanzie in applicazione del Diritto penale del nemico - ma ha anche emanato misure restrittive e sanzioni contro 12 cittadini peruviani che sono accusati di essere membri del MOVADEF, misure che violano i diritti fondamentali e in evidente abuso di potere, sanzionandoli al pagamento di cauzioni, che vanno da 200 a 400 n/s (€ 55 - 110, NdT), sotto la minaccia di incarcerarli in assenza del pagamento. Sanzioni che rifiutiamo per essere illegali e discriminatorie e che cercano solamente di rubare soldi che gli accusati neanche hanno.
Tuttavia, riteniamo che non dovremmo permettere la reclusione dei nostri attivisti, amici e cittadini coinvolti, poiché non hanno commesso alcun crimine. Per questo motivo ci siamo proposti di raccogliere il denaro necessario e pagare la cauzione a tutti. Per questo ci appelliamo al nostro popolo per chiedere il supporto necessario a soddisfare il pagamento.
Traduzione a cura di Alessandro Bartoloni
Versione originale qui.