Non una di meno, le donne in lotta per l'8 marzo - II parte

I movimenti femminili preparano lo sciopero internazionale dell’8 marzo. Lo sciopero delle donne contro i soprusi e le violenze


Non una di meno, le donne in lotta per l'8 marzo - II parte Credits: http://www.sconfinare.net/niunamenos-le-donne-sudamericane-e-lo-spettro-del-machismo/

Non Una Di Meno elaborerà nei prossimi mesi degli obiettivi inerenti il tema Narrazioni del Piano Antiviolenza femminista, mettendo a valore le prescrizioni della Convenzione di Istanbul, il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza, anche quella domestica.

Per entrare in vigore, la Convenzione necessita della ratifica di almeno 10 Stati, tra i quali 8 membri del Consiglio d'Europa. L'Italia ha sottoscritto la Convenzione il 27 settembre 2012 e il Parlamento ha autorizzato la ratifica con la legge n. 77/2013.

All’articolo 3 la Convenzione di Istanbul definisce la violenza contro le donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne.

Altri testi normativi di riferimento saranno la CEDAW Convenzione ONU per l’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione nei Confronti della Donna (http://www.un.org/womenwatch/daw/cedaw/cedaw.htm) e il Rapporto Ombra Cedaw elaborato dalla piattaforma italiana “Lavori in Corsa: 30 anni CEDAW” in merito allo stato di attuazione da parte dell’Italia della Convenzione ONU per l’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione nei Confronti della Donna (CEDAW) in riferimento al VI Rapporto presentato dal Governo italiano nel 2009.

Il Tavolo Narrazioni della Violenza ha proposto di fare pressione pubblica sulle istituzioni responsabili della Comunicazione per ottenere un ente in seno a un futuro Ministero delle Pari Opportunità che sanzioni le pubblicità sessiste, stante la difficoltà anche per l’attuale IAP - Istituto autodisciplina pubblicitaria e per l’Agicom di ottenerne una veloce ed efficace rimozione.
È stata anche denunciata l’esclusione delle associazioni di donne che lavorano su sessismo nei media dalle consultazioni CambieRAI realizzate per il rinnovo della convenzione Stato-RAI dello scorso ottobre e l’assenza delle questioni di genere dal relativo questionario ISTAT, che si richiede sia arricchito, somministrato su un campione più adeguato, chiarito dal punto di vista di genere. È stato proposto di lavorare sul contratto di servizio della Rai, scaduto dal 2012, per presentare degli emendamenti.

Per la questione dello Hate speech, il discorso dell’odio nella rete web, si propone di creare una “task force” comunicativa che realizzi una grande campagna di comunicazione integrata femminista con un #hashtag comune, che possa sia monitorare in modo capillare la produzione informativa, che diffondere contenuti sui social e attraverso i blog che fanno parte del percorso di Non Una di Meno, in una sorta di coordinamento della diffusione dell’enorme mole di materiale comunicativo autoprodotto dalle realtà afferenti al percorso nazionale.

Le associazioni culturali presenti a Bologna hanno evidenziato la necessità di fare rete nella produzione e diffusioni di un immaginario alternativo, anche in ambito artistico, performativo, musicale, creando piattaforme di condivisione e di autoformazione, lavorando, a partire da noi stesse, sul linguaggio di genere, perché se non ci nominiamo non esistiamo.

Da alcune esperienze di centri antiviolenza presenti è emersa la necessità di raccontarne meglio l’attività dando voce alle donne uscite dalla violenza. Talora anche quando c’è interlocuzione con le giornaliste, nel rapporto con i media il lavoro dei centri antiviolenza viene spesso mal raccontato o distorto, ma ci sono stati esempi di collaborazione virtuosa fra Centri antiviolenza e media come il festival La Violenza Illustrata, e narrazione positive come Pensavo Fosse amore/ Via del Gambero 77.
C’è anche la proposta di percorsi formativi per chi si occupa di comunicazione, in cui possano essere protagonisti i Centri antiviolenza.

Da Bologna viene anche la proposta di agire attraverso la mobilitazione femminista una pressione strutturale sull’Ordine dei giornalisti e sui Pubblicitari, le testate, con azioni di lotta che permettano di agire il conflitto verso i media.

Sul versante monitoraggio narrazioni mediatiche mainstream è stato proposto di richiedere una commissione di esperte per un Osservatorio che vigili sulla comunicazione, anche quella governativa, visti i recenti casi del Fertility Day o lo spot Rai contro la violenza sulle donne.


Il Tavolo comunicazione Non Una Di Meno aderisce alla proposta di Sciopero delle donne per l’8 marzo, caratterizzato dai simboli internazionali e dalle matrioske nere e fuxia e all’interno di un percorso di avvicinamento a quella data propone azioni condivise efficaci ma anche simboliche sul piano comunicativo, per coinvolgere quante più donne possibili nell’azione dell’astensione dal lavoro produttivo e riproduttivo proprio nella data dedicata dall’Onu alla Giornata Internazionale della Donna.
Tutte sono invitate ad esempio a farsi carico di implementare la piattaforma Wikipedia con molte voci di genere femminile, perché esiste un grande gap nelle piattaforme del nuovo sapere globale a svantaggio delle donne; aprire una pagina facebook in tutte le città per dare visibilità ai temi dello sciopero globale e alle iniziative locali del prossimo 8 marzo; tutte e tutti sono invitati a rilanciare sui propri social media le campagne video Nonunadimeno e che si trovano già online, e così pure ad attingere liberamente per colorare una giornata di lotta ma anche di allegria ai manifesti e alle vignette anti-sessiste che si trovano ad esempio nei blog delle amiche di COMUNICATTIVE e FUXIA BLOCK.

Con l’aiuto delle più giovani ed esperte di nuove tecnologie comunicative si invita ad autoprodurre e diffondere viralmente nella rete cortometraggi fatti col proprio cellulare con interviste alle donne su cosa significherà per ciascuna scioperare dalla produzione e dalla riproduzione per un giorno.
Le ragazze pisane del collettivo aQaba / Twitter @Sara_J27 inquineranno con contenuti femministi e di antiviolenza gli hashtag che vengono pagati con i soldi pubblici per esempio quelli che acquistano Governo e Ministeri e che garantiscono grande posizionamento e visibilità.
Nelle diverse città le iniziative saranno svariatissime: dagli adesivi e bollini femministi autoprodotti a base di slogan contro la violenza da appiccicare sistematicamente sui giornali dei Bar e sulla FreePress agli angoli delle strade e sulle vetrine e nei negozi che le accettano, ai timbri femministi per timbrare le proprie banconote, nei giorni prima dell’8 marzo.


Sarà utile ricordare a tutti e tutte durante le iniziative sui vari territori la storia dell’ 8 marzo a cominciare dai suoi antecedenti nel 1911 per enfatizzare le tappe del cammino delle donne e del Movimento delle donne in Italia e in Europa oppure realizzare proiezioni pubbliche sulle facciate dei palazzi e nelle piazze con le immagini della marcia delle 200.000 donne a Roma il 26 Novembre scorso o delle donne anti Trump negli USA o in Argentina. Utile anche preparare dei Kit comunicativi “Global strike 8 marzo” da indossare, spille, sciarpe, coccarde di colore nero e fuxia da regalare anche a quelle che in quella giornata non potranno scioperare.

Promuovere trasmissioni nei Media con interviste a donne sui temi dello sciopero dal lavoro produttivo e riproduttivo e sulle nuove precarietà. E da ultimo si è convenuto fra le partecipanti a Bologna di indire una Conferenza Stampa in una data comune che verrà condivisa e comunicata, per lanciare nuovamente l’appello e i temi dello sciopero per la data dell’8 marzo.


Nella data dell’8 Marzo, scelta per lo Sciopero Globale a livello internazionale, alcuni dei Centri antiviolenza italiani, come a Reggio Emilia, resteranno aperti e funzionali e aggiungeranno azioni educative e culturali pur continuando ad erogare il servizio. Sempre a Reggio, insieme alla Amministrazione Comunale il centro antiviolenza utilizzerà le “Panchine Musicali”, di solito declinate in versione amena e turistica, per veicolare per un giorno messaggi femministi e antiviolenza.
Altri Centri antiviolenza aderiranno allo sciopero e fermeranno l’attività nelle sedi segnalando motivazioni e rivendicazioni: le operatrici dei centri e le volontarie si trasferiranno poi nello spazio pubblico, nelle piazze e all’aperto per portare all’esterno i temi della violenza e delle strategie di contrasto.
Il prossimo 8 marzo l’Italia sarà piena di Flash mob tematici, anche sui mezzi di trasporto e nelle metropolitane, con passeggiate serali dalle 18 e Cacerolada dai balconi di casa per creare dissonanze e disturbi sonori a base di pentole, fischietti e megafoni che accompagneranno i tanti eventi artistici che si stanno programmando, e che mettono al centro la violenza, la disabilità, la migrazione, il lavoro di cura, la tratta, la solitudine urbana delle donne, i diritti alla autodeterminazione, alla sessualità, alla riproduzione.
Sarà una giornata propizia per documentare anche a futura memoria con video, interviste e filmati, le manifestazioni nelle varie città e contesti locali, da ripostare anche nel sito nazionale di Non Una Di Meno e sui vari Social, accogliendo la sfida dell’attualità del vissuto femminile delle precarie, giovani, disabili, migranti, donne di altre nazionalità oppresse dalle guerre e dalla povertà e della loro battaglia quotidiana per esistere quasi senza diritti.

Le più giovani fra noi e le più competenti svilupperanno durante le 24 ore dell’8 marzo Campagne su Instagram, Snapchat, Facebook, Twitter creando trending topics attraverso nuovi hashtag o seguendo quelli internazionali quali

#nonunadimeno
#Lotto Marzo
#International Women’s strike

http://www.globalwomenstrike.net/index

#Global Women’s Strike

25/02/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: http://www.sconfinare.net/niunamenos-le-donne-sudamericane-e-lo-spettro-del-machismo/

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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