Le macchine e l’uomo nel marxismo
È da studiare con molta attenzione il capitolo tredici del Capitale in particolare i paragrafi sei e sette intitolati “La teoria della compensazione rispetto agli operai soppiantati dalle macchine” e “Repulsione ed attrazione di operai man mano che si sviluppa l’industria meccanica”.
Analizziamo questa frase: “[…] Ad ogni nuovo perfezionamento delle macchine ne occupa di meno (operai, ndr). Se il nuovo macchinario introdotto costasse meno della somma della forza-lavoro e degli strumenti di lavoro da esso soppiantati, e dunque per esempio costasse invece di millecinquecento soltanto mille lire sterline, allora un capitale variabile di mille sterline verrebbe trasformato in capitale costante, cioè verrebbe vincolato, mentre sarebbe stato liberato un capitale di cinquecento lire sterline. Quest’ultimo, supponendo che il salario annuo rimanga lo stesso, costituisce un fondo di occupazione per circa sedici operai, mentre cinquanta sono licenziati; anzi, per molto meno di sedici operai, poiché le cinquecento sterline debbono a loro volta esser trasformate in parte in capitale costante affinché possa avvenire la loro trasformazione in capitale; e quindi possono solo in parte esser convertite in forza-lavoro.”
Con questo magistrale esempio, Marx, fa piazza pulita di tutte quelle teorie borghesi le quali, ingannando sulla vera natura - irrazionale - dell’uso capitalistico delle macchine, tendono ad occultarne i reali effetti sulla società.
Marx afferma una verità scientifica illuminante ancora oggi: il rinnovamento tecnico di un ciclo produttivo, dovuto allo sviluppo tecnologico, non libera capitale ma vincola capitale nel senso che trasforma una parte di capitale variabile (salario degli operai) in capitale fisso (macchine). La parte di forza-lavoro (capitale variabile) in eccesso, cioè che non è stata vincolata in capitale fisso ma è comunque inutile nel nuovo ciclo produttivo, è espulsa dalla produzione dacchè inizia a vagare in cerca di un nuovo capitale in grado di acquistarla e dominarla. Ed è solo questa parte del capitale variabile resosi “libero” che potrà essere ricollocata in cicli produttivi “adiacenti”.
Questo processo è alla base della disoccupazione relativa del capitale. Come mai dunque gli operai non sono scomparsi del tutto, anzi, possono aumentare e sicuramente aumentano nelle fasi di espansione del capitale?
Marx chiarisce anche questo punto: la dinamica precedentemente descritta è un aspetto che riguarda il particolare ramo produttivo e non il generale sistema capitalistico. Egli infatti nota che se un determinato ramo produttivo si rinnova tecnicamente, producendo una riduzione drastica della componente manuale/artigianale in luogo di un aumento della componente industriale/automatizzata - ciò che va sotto il nome di aumento della “composizione organica del capitale”, ossia il capitale investito in macchine cresce rispetto a quello investito in salario - esso vedrà generalmente aumentata la quantità dei prodotti finali lavorati. Questo comporta che tale ramo assorbirà maggiori quantità di materie prime o semilavorati provenienti da altri rami i quali, in dipendenza della loro minore o maggiore composizione organica, assorbiranno una parte della manodopera espulsa dal ramo industriale che si è rinnovato.
Ma leggiamo direttamente da Marx: “[…]Benché le macchine soppiantino di necessità gli operai nelle branche di lavoro dove vengono introdotte, possono tuttavia provocare un aumento di occupazione in altre branche di lavoro. Ma questo effetto non ha niente a che fare con la cosiddetta teoria della compensazione. Poiché ogni prodotto delle macchine, per esempio un braccio di tessuto a macchina, è più a buon mercato del prodotto a mano similare da esso soppiantato, ne segue questa legge assoluta: se la quantità complessiva dell’articolo prodotto a macchina rimane eguale alla quantità complessiva dell’articolo prodotto dalla manifattura o artigianalmente, che esso sostituisce, allora diminuisce la somma totale del lavoro che viene adoperato. L’aumento di lavoro richiesto, ad esempio, per la produzione dei mezzi di lavoro stessi, delle macchine, del carbone ecc. dev’essere minore della diminuzione di lavoro effettuata dall’uso delle macchine. Altrimenti il prodotto fatto a macchina sarebbe altrettanto caro, o più caro ancora, del prodotto a mano. Ma invece di rimanere eguale, la massa complessiva dell’articolo fatto a macchina da un numero diminuito di operai supera di fatto di molto la massa complessiva dell’articolo artigianale da esso soppiantato. Poniamo che quattrocentomila braccia di tessuto a macchina siano prodotte da meno operai che centomila braccia di tessuto a mano. Nel prodotto quadruplicato si ha una quantità quadrupla di materia prima. Dunque dev’essere quadruplicata la produzione della materia prima. Ma per quanto riguarda i mezzi di lavoro che vengono consumati, come edifici, carbone, macchine, ecc., il limite, entro il quale può crescere il lavoro addizionale richiesto per la loro produzione, varia con la differenza fra la massa del prodotto a macchina e la massa del prodotto a mano che può esser fornito dallo stesso numero di operai.”
Facendo tesoro di questa lezione di Marx proviamo a vedere l’impatto nell’attuale mondo socio-economico dell’introduzione massiccia di piattaforme digitali e algoritmi basati sul processo di inferenza statistica come l’intelligenza artificiale.
Risulta evidente che l’intelligenza artificiale (AI), in quanto processo di rinnovamento tecnico mirante all’automatizzazione della produzione, produrrà, nel modo di produzione capitalistico, disoccupazione relativa. Essa inizialmente colpirà solo alcuni settori in cui le operazioni sono ripetitive e richiedono poca intelligenza naturale. I rami coinvolti da tali processi di rinnovamento saranno soggetti a disoccupazione relativa che può divenire di massa con il perdurare della crisi capitalistica; inoltre se tali rami sono concentrati geograficamente allora si potranno produrre fenomeni di migrazione della forza-lavoro. Questa tesi che vogliamo sottoporre al dibattito a nostro avviso è dimostrabile sul piano teorico seguendo appunto il ragionamento di Marx su riportato e trova una sua valenza empirica osservando i dati sull’occupazione in alcuni settori già colpiti da tale rinnovamento.
Le trasformazioni in corso nel modo di produzione capitalistico con l’introduzione massiccia dell’informatica.
In questo secondo paragrafo vogliamo tentare di comprendere il problema dell’impatto che sta avendo la “rivoluzione” digitale sulla produzione capitalistica e le relazioni economiche che ne stanno scaturendo (centralizzazione , rapporti di forza sul mercato).
Il sistema di produzione capitalistico ha avuto nella sua storia diverse evoluzioni legate allo sviluppo della tecnologia, evoluzioni di tipo economico-organizzativo e dunque del comando sulla forza lavoro, (fordismo, taylorismo, toyotismo) alle quali sono corrisposte evoluzioni nel sistema dell’egemonia. A tal proposito vogliamo ricordare alcuni scritti di Gramsci su fordismo e americanismo [1] in cui egli esamina il rapporto che intercorre tra alcune leggi emanate negli USA intorno agli anni ‘20 (il proibizionismo è una di queste) e la necessità per la classe dominante di costruire un uomo nuovo in grado di assorbire psicologicamente l’impatto della poderosa meccanizzazione in corso nel processo produttivo.
Dal capitale commerciale a quello industriale a quello finanziario, secondo la definizione che ne da Lenin ne l’Imperialismo, questi sviluppi mostrano quanto il progredire delle forze produttive si lega a nuove riorganizzazioni di cicli produttivi su più ampia scala, mostrando una sempre maggiore concentrazione e centralizzazione del capitale. Questo non ci deve portare a pensare, come riteneva Kautsky, che si andrà verso un unico grande monopolio mondiale delle forze produttive, - i capitali piccoli e medi e di carattere nazionale continueranno ad esistere, sono, anzi, la fucina stessa del capitalismo, i capitali nazionali hanno per giunta gli eserciti alle loro spalle. Al tempo stesso dobbiamo scorgere due dinamiche: la prima è che il capitalismo, globalizzando il processo produttivo, pone le condizioni per il suo superamento verso un modello socialista mondiale ma al contempo frena questo processo in quanto il suo interesse principale è trovare sempre nuove forme di estrazione virtuosa del pluslavoro ponendo continuamente il conflitto in tutte le sue forme, a partire da quella principale capitale\lavoro, al centro della sua esistenza.
Il nuovo modello di produzione che sta nascendo dalla “rivoluzione” digitale e si sta imponendo anche con un certo grado di egemonia, subordina tutti i pregressi modelli. Esso non cambia i rapporti di proprietà fondativi del capitalismo ma centralizza ulteriormente il controllo sul capitale vivo.
La rincorsa alla capacità di calcolo e alla disponibilità di vaste riserve di dati (il che significa anche capacità di conservarli) ha contraddistinto negli ultimi dieci anni gli interessi strategici di grandi imprese transnazionali . Chi ha completato prima questa corsa ora è leader mondiale con profitti miliardari. I maggiori gruppi economici al mondo ora sono imprese che uniscono capacità finanziarie, capacità industriali- informatiche, e i sistemi di commercio e circolazione del capitale.
Prendiamo il caso di Amazon: esso controlla e sottomette una vastità di piccole-medie imprese alle quali sottrae fette di plusvalore (senza acquisirle direttamente) solo in cambio di una posizione sul proprio marketplace quale unica garanzia della loro sopravvivenza sul mercato, gestisce la circolazione del capitale e la velocità di circolazione entrando in rapporto con il sistema della logistica, è un rentier dei tempi moderni perché affitta (e questo in pochi lo sanno) le proprie piattaforme informatiche per servizi web a terzi. È proprietario di diversi prodotti che esso stesso vende sul proprio marketplace e infine è produttore e distributore televisivo di film e serie tv.
Amazon è rentier, produttore, commerciante. In tutti questi processi esso accumula dati: conosce i gusti di milioni di persone riguardo ai libri, film, e milioni di altri prodotti, conosce i prodotti e i servizi più venduti e dunque conosce le imprese che sviluppano meglio il proprio mercato. Controlla i servizi web di molte aziende.
Google, Microsoft, Apple, IMB, Facebook e via dicendo, sono tutti colossi del WEB o meglio OTT (Over The Top) cioè imprese che operano al di sopra delle reti di telecomunicazioni, che negli ultimi anni hanno avuto un unico grande obiettivo: ampliare la propria capacità di calcolo e gestione dei dati. Queste grandi multinazionali hanno un grande vantaggio che allo stesso tempo sta divenendo un limite, non controllano l’infrastruttura di telecomunicazione che in molti casi è di proprietà di TELCO (imprese di telecomunicazioni) nazionali. Questo è un vantaggio in quanto non gravano sui loro bilanci le spese di gestione dell’infrastruttura ma allo stesso tempo significa avere un enorme punto debole: controllare l’“ultimo miglio” significa controllare la latenza , cioè la velocità con cui l’utente accede alle loro piattaforme e servizi e inoltre significa controllare anche molti dati. Questa è anche una delle ragioni sottese alla lotta per controllare il 5G quale nuova infrastruttura potenziata, ad alta velocità e capacità, per l’accesso ad internet.
A tal punto è divenuta cruciale la corsa alla capacità di calcolo per la sopravvivenza sul mercato che perfino multinazionali come ENI stanno pensando di modificare parzialmente la propria mission arricchendo il proprio patrimonio con un grande calcolatore [2].
Assistiamo ad aziende che appaiono nel web come semplici siti commerciali che diminuiscono ulteriormente la vicinanza fra il produttore e il consumatore velocizzando il saggio del profitto, “determinato non solo dal rapporto tra il profitto conseguito in una singola rotazione e il valore capitale anticipato, ma anche dalla durata di questa operazione”. Queste aziende Hi-tech captano attraverso le nuove tecnologie i valori d’uso da trasformare in valori di scambio mirando la pubblicità sul singolo individuo, leggendo la realtà e le modificazioni del comportamento della popolazione prevedendo in largo anticipo quali merci piazzare.
In molte occasioni, come è ad esempio nel caso dei riders, la gestione dei rapporti con i lavoratori è affidata ad un algoritmo [3]. Questo nuovo modello di sfruttamento non è solo virtuale: dietro il web vi è una realtà materiale fatta di server e di scienziati che producono algoritmi e nuovi strumenti di lavoro e di comunicazione. Di manager commerciali che operano per “distruggere” qualsiasi concorrente nel commercio, sia esso piccolo o grande, arrivando con una velocità massima più volte al giorno sotto casa del consumatore.
Gli OTT, cioè le grandi multinazionali del web, si fondano su un capitale finanziario in cui la parte industriale vede una forte componente informatica, un capitale industriale-informatico potremmo dire, (operiamo questa distinzione al fine di esaltare il ruolo dell’informatica che a nostro avviso ha ripercussioni qualitative e quantitative enormi sui nuovi processi produttivi), offrono alle piccole e medie imprese la capacità di comunicare e di organizzarsi per svolgere in maniera più produttiva il proprio lavoro [4]. È il caso ad esempio dei software per videoconferenza, oppure delle piattaforme di gestione documentale come GDRIVE, oppure Microsoft Onedrive, etc… Così facendo si avvalgono di dati e di capacità imprenditoriale sviluppando potenzialmente il proprio mercato. Sono essi stessi produttori e distributori di merci e di senso comune con la realizzazione e diffusione di film. Tanto egemoniche a livello culturale da imporre nuove parole da aggiungere nel vocabolario comune (es. “to google” o, italianizzato, googleggiare equivalente a ricerca di informazioni su internet indipendentemente dal motore di ricerca che si utilizza).
Vediamo nascere forme di lavoro che riducono i diritti, come ad esempio quella dei cloud workers: si tratta di un'altra forma di lavoro a cottimo utilizzata per contrattualizzare un singolo lavoratore che opera per l'azienda da remoto utilizzando internet, stando magari dall’altra parte del mondo ove il livello di salario sociale è inferiore. Realizzando una sorta di delocalizzazione o decentralizzazione della gestione del capitale variabile.
Del resto il cloud working si estende con le nuove tecnologie ma non nasce con internet: pensiamo ad esempio ai centralini telefonici che rispondono dall’Est europa. Spesso il cloud working si avvale di assunzioni molto precarie, con un salario dimezzato rispetto a quello a cui siamo abituati anche nel nostro Paese. Ogni tipo di ripiegamento nazionalista è inutile dinanzi a tale fenomeno: al contrario, non solo qualsiasi vittoria della classe lavoratrice in qualsiasi parte del mondo è da considerarsi una vittoria di tutti, per quanto dobbiamo spingerci a immaginare una società internazionale nuova e più solidaristica.
Das Kapital, la storia continua...
Il marxismo essendo la scienza del divenire è la capacità di saper leggere attraverso il materialismo storico e dialettico la situazione odierna per trasformarla.
Contro la paura del divenire bisogna sognare con i piedi per terra
“Se l’uomo fosse completamente sprovvisto della facoltà di sognare in tal maniera, se non sapesse ogni tanto andare oltre il presente e contemplare con l’immaginazione il quadro compiuto dell’opera che è abbozzata dalle sue mani, quale impulso, mi domando, lo indurrebbe a cominciare e a condurre a termine grandi e faticosi lavori nell’arte, nella scienza e nella vita pratica?” (Lenin)
L’Intelligenza Artificiale e più in generale l’introduzione massiccia dell’informatica nella vita di noi umani, può essere vista come una innovazione tecnologica utile a liberare l’uomo dalla morsa del lavoro intenso e ripetitivo riducendone l’orario e i ritmi. In tal modo sarebbe possibile per l’uomo ricavare il tempo da dedicare alle sue più intime propensioni come lo studio dell’arte, della scienza e della vita sociale.
Il sistema capitalistico, al contrario, utilizza l’innovazione tecnologica e scientifica per il proprio profitto il che significa che una parte dei lavoratori vedranno aumentati i ritmi di lavoro e un’altra parte espulsa dalla catena di produzione sociale. Del resto molte scoperte umane sono state poi utilizzate per sottomettere e soggiogare intere popolazioni, pensiamo alla polvere da sparo: essa è nata in Cina per realizzare i fuochi d’artificio e nel capitalismo è divenuta strumento di morte. L’AI possiamo dire che segua il medesimo solco. La scienza e la tecnologia sono il prodotto sociale di una generazione mondiale di lavoratori e lavoratrici e non di un singolo individuo, specie adesso che le società sono divenute complesse, ma nel capitalismo ad appropriarsi dei benefici è solo una ristrettissima parte della popolazione mondiale, il famoso 1%. In questa fase di emergenza molte piccole imprese private e molte amministrazioni pubbliche hanno dovuto sottoscrivere un contratto con le grandi imprese telematiche per poter continuare a svolgere le proprie attività in modalità virtuale: la gestione della rete internet è fondamentale se oltretutto si considera che proprio i dati prodotti dalle varie applicazioni e che vi transitano rappresentano una enorme ricchezza. Anche dal punto di vista egemonico ormai lo strumento più utilizzato è la rete internet e non più la TV.
L’uso razionale degli algoritmi in una economia pianificata come quella cinese sta offrendo importanti possibilità di crescita alla popolazione lavoratrice, da ultimo è stata utilizzata, con enormi benefici, nella guerra al Coronavirus. All’opposto nelle economie non pianificate razionalmente, secondo le necessità della popolazione, le tecnologie informatiche non trovano spazio nei campi dove sarebbero davvero utili, ma al contrario l’enorme quantità di dati, che giornalmente vengono prodotti e che sarebbero utili per semplificare alcuni processi lavorativi, vengono usati per il controllo sociale o come strumento nella guerra commerciale portata avanti dalle grandi imprese transnazionali.
L’AI può dare un enorme contributo alla scienza per affrontare le prossime crisi sanitarie che potrebbero essere ben più gravi: immaginiamo un mondo coeso e non frammentato in gruppi nazionali in perenne lotta fra loro, immaginiamo l’umanità intera come un tutt’uno cooperante che si scambia informazioni che usa la scienza e la tecnologia razionalmente, allora ogni sforzo sarebbe ridotto, ogni risultato sarebbe condiviso e ampliato e per questo perfezionato rapidamente, questo vale per il campo della produzione sociale come per le grandi crisi sanitarie.
Al contrario offriamo gratuitamente dati che vengono studiati ad alcune imprese che hanno il solo scopo di fare dei profitti. Quante malattie infettive che mietono milioni di morti si potrebbero sconfiggere se ci fosse la solidarietà fra gli uomini e il supporto della tecnologia al servizio dell’umanità e non del profitto di qualcuno? Il tracciamento dei dati forniti dagli apparecchi mobili telefonici dovranno essere di pubblico dominio analizzati dagli enti di ricerca pubblici o dai vari ministeri sanitari e non da aziende private o servizi segreti per il controllo sociale. Studiare i dati sarà molto utile a verificare e mettere in quarantena la possibile catena di trasmissione virale o batteriologica che sia. Qualsiasi scoperta scientifica, dati i rapporti di proprietà vigenti, verrà utilizzata a scopi privati di profitto, anche se ciò potrebbe recare un danno ambientale e sociale irrecuperabile. Nel campo dell’istruzione ad esempio un uso irrazionale delle piattaforme digitali potrebbe avere effetti devastanti: stiamo vivendo in uno stato di emergenza sanitaria dove i maestri e gli alunni si stanno attrezzando per svolgere le lezioni on line e questa dinamica, se non opportunamente guidata e ragionata, andrebbe potenzialmente a compromettere il rapporto dell’alunno con l’insegnante e tra gli stessi alunni ben sapendo dalla pedagogia quanto sia importante, ai fini di una migliore istruzione, un rapporto diretto fra insegnante e alunno e fra coetanei all’interno della classe. Nel sistema capitalistico dove regna il profitto è facile immaginare la tentazione ad abbattere le spese per l’istruzione (salario indiretto) d’altronde tale fenomeno si è già verificato con il divulgarsi delle università telematiche.
In un sistema umano socialista non solo si manterrà un rapporto adeguato fra numero di alunni per insegnanti ma inoltre l’AI e l’internet delle cose saranno strumenti per valorizzarne tale lavoro pedagogico. Se tale sistema innaturale e irrazionale, invece, continuerà a vigere ed esistere, dobbiamo attenderci un mondo in cui basterà “il file” di una sola lezione registrata per utilizzarlo, sempre uguale, per un indeterminato numero di lezioni, abbandonando quindi il modello di apprendimento odierno che prevede un rapporto diretto insegnante-alunno e la trasmissione dinamica e non standardizzata del sapere.
Grazie al livello scientifico e tecnologico raggiunto potremmo realizzare interventi chirurgici, alla portata di tutti, con pazienti che vivono dall’altra parte del mondo rispetto ai medici, si potrebbero ridurre i tempi di analisi dei casi e previsioni di malattie, ampliando così il lavoro di prevenzione e di promozione socio-sanitario. Si trasformerebbe il lavoro del medico che potrebbe analizzare ogni singolo caso con l’avallo di una quantità di dati accumulati in un’applicazione personale che monitori i nostri valori sanitari. I nostri cellulari non calcoleranno solo i passi che facciamo giornalmente ma sapranno analizzare i rischi di salute connessi al lavoro che facciamo, alla strada che percorriamo, al livello di inquinamento della zona dove viviamo, ai casi familiari pregressi ecc. La tracciabilità dei dati potrebbe ripercorrere la catena di trasmissioni di agenti patogeni per poterli fermare.
Questo richiede un nuovo ordine mondiale fondato sull’uomo e sul suo progresso in armonia con l'ambiente, non sulle guerre imperialiste che mettono i lavoratori di paesi diversi in conflitto fra di loro.
Il sistema attuale invece preferisce guarire una parte della popolazione mondiale a scapito di un’altra piuttosto che prevenire sradicando la malattia dal mondo intero. Sarebbe utile immaginare un pianeta permeato da un nuovo umanesimo e da un nuovo ordine politico ed economico che se ne faccia carico. Nella nuova società che immaginiamo la prevenzione e la promozione della salute di tutti sarà al primo posto.
Dalla Storia apprendiamo che ci sono voluti anni prima che si passasse da un modello capitalistico fondato sul commercio a un nuovo modello capitalistico fondato sull’industria. Oggi siamo di fronte ad una nuova evoluzione del modello di produzione capitalistico ma esso è sempre fondato sullo sfruttamento dell’essere umano. Tale modello, che sempre di più si sta concretizzando, saprà sfruttare, per imporsi economicamente ed egemonicamente, qualsiasi occasione storica che gli verrà concessa volontariamente o involontariamente (es. coronavirus).
A noi spetta invece il compito di abbatterlo, conservando ciò che di buono ha prodotto.
Note:
[1] Quaderni dal carcere; Note sul Machiavelli sulla politica e sullo stato moderno; Americanismo e fordismo
[2] La digitalizzazione di ENI e il supercomputer HPC5.
[3] Vedi algoritmo Frank
[4] Le aziende più ricche al mondo, la classifica di Forbes. Classifica aziende più ricche La classifica annuale stilata da Forbes sui 100 marchi più prestigiosi e con più valore al mondo. Si tratta di una lista davvero ampia, andiamo a vedere la top ten con le aziende più ricche al mondo:
01 – Apple 205 miliardi di dollari
02 – Google 167
03 – Microsoft 125
04 – Amazon 97
05 – Facebook 88