Il diario di un viaggio in bicicletta da Mantova a Bruxelles per consegnare al Parlamento Europeo una petizione personale sulla condizione di vita degli "over 50" che hanno perso il lavoro. Tra drammatiche condizioni sociali e universi personali ed emotivi mediati dal rapporto dell’autore con la bicicletta.
di Anna Cotone
Ci sono libri e libri, storie e storie, autori e autori. Alcuni di questi libri e storie e autori assomigliano di più a esperienze raccontate da un narratore.
Io sono come Zagor!, edito per i tipi della nascente casa editrice Classi fa parte di questo genere di libri e Stefano Gavioli è un narratore, di quelli come l'intendeva Benjamin , che dunque "ha la capacità di scambiare esperienze, (...) la cui scrittura si distingue meno dalla voce degli infiniti narratori anonimi". E per questo è grande.
"Io sono come Zagor!" è il diario di un viaggio, quello che il nostro narratore ha fatto in bicicletta da Mantova fino a Bruxelles, per consegnare al Parlamento Europeo una petizione personale sulla condizione di vita degli "over 50" che hanno perso il lavoro, come lui. E per questo è anche il diario della propria esperienza personale ed emotiva, così trasparente e comunicativa come il suo rapporto con la bicicletta : "Tu sei la mia bicicletta. In questo momento sei la cosa più preziosa che ho...Sei un prolungamento del mio corpo. Sei la mia ancora di salvezza. Molta parte della riuscita di quest''avventura dipende da te..." .
Così Stefano narra, a chi vuole ascoltarlo, la sua esperienza di incontri con personaggi che entrano anche solo per poche ore nella sua vita ma lasciando un segno, come il meccanico che lo aiuta a riparare la bibicletta, perchè "anche lui fa parte della tribù dei ciclisti. E nessuno lascia uno della sua tribù nei guai". E svela momento per momento la sua risposta di fronte all'imprevedibile, i suoi escamotages per superare la stanchezza, la ricerca di risorse dentro e fuori di sè per arrivare alla meta, la sua, ma potrebbe essere anche quella di chi lo ascolta. E così facendo ci coinvolge, ci tiene con sè, ci suggerisce come e cosa fare.
"Tutto ciò" concluderebbe Walter Benjamin dopo aver letto questo racconto, "rinvia alla natura della vera narrazione. Essa implica, apertamente o meno, un utile, un vantaggio. Tale utile può consistere una volta in una morale, un'altra in una sitruzione di carattere pratico, una terza in un proverbio o in una norma di vita: in ogni caso il narratore è persona di "consiglio" per chi lo ascolta."
Di sè stesso Stefano ci dice "sono cresciuto leggendo fumetti dove gli eroi erano romantici, soli, tormentati e temerari. Ho poi divorato il vecchio Hemingway, London, Kerouac, Hesse, Majakovskij e un sacco di altri tipi problematici, e ho fatto la radiografia di me stesso quale: gran rompicoglioni - scrittore mancato- esploratore- maestro Zen - amante dei buoni vini (fino a quando mi è stato possibile degustarli). Un combattente che non vuole arrendersi alla sconfitta e che cerca nel cinismo e nell'ironia il suo riscatto".
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