C’è bisogno di unità

Qualunque processo di unità o anche solo di convergenza, per crescere ed essere utile al nostro blocco sociale di riferimento, deve necessariamente nascere dall’unione delle lotte


C’è bisogno di unità

Come avevamo ampiamente previsto quest’estate, il governo Conte dimostra ogni giorno di più che provare a contrastare l’egemonia che la destra si è costruita nella società con un’operazione di palazzo costituisce un grave errore. Per affrontare i grandi problemi del paese, le crisi importanti come quella dell’ex-Ilva, Whirlpool o Alitalia, solo per citare tre degli oltre 160 tavoli di crisi aziendale attivati presso il Ministero dello sviluppo economico, non servono le solite ricette neoliberali né bastano gli ammortizzatori sociali, che per altro entro fine anno andranno rifinanziati per assicurare la sussistenza e l’occupazione a più di 250 mila lavoratori.

Continuare a governare senza affrontare il toro per le corsa sta portando consensi solo alla destra unita guidata da Salvini, che appare e viene presentata alle masse come l’unica forza di opposizione e che rischia seriamente di stravincere tutte le prossime elezioni. Alla classe lavoratrice e alle masse popolari, per lo più deluse e confuse, c’è bisogno di offrire la consapevolezza che lo stato di cose presenti può essere cambiato e che né le forze di maggioranza né l’opposizione di destra rappresentano la soluzione. Ma per farlo c’è bisogno che tornino protagoniste.

Le avanguardie organizzate, i partiti e le organizzazioni antagoniste, di sinistra e comuniste, per riacquisire credibilità e rompere la censura del silenzio, devono superare le reciproche differenze; basate non soltanto su divergenze ideologiche che oggi non vengono capite, ma soprattutto da personalismi, egotismi, primadonnismi, che alimentano una guerra interna di cui il nostro comune nemico si bea.

Chi continua con atteggiamenti gruppettari e settari conferma di essere parte del problema e non della soluzione. Per questo in passato abbiamo colto con entusiasmo la mossa dell’ex OPG Je So Pazzo di dar vita a Potere al Popolo e oggi abbiamo colto con favore la proposta del Partito Comunista Italiano e di Fronte Popolare di cominciare a lavorare per l’unità dei comunisti. E saremo sempre ben disposti verso chiunque voglia coordinarsi contro il governo e contro l’opposizione reazionaria, come proposto dai promotori dell’assemblea del 7 dicembre a Roma, consapevoli che qualunque processo di unità o anche solo di convergenza, per crescere ed essere utile al nostro blocco sociale di riferimento, deve necessariamente nascere dall’unione delle lotte.

Sappiamo che alcuni nodi ideologici e metodologici non possono essere ignorati e prima o poi dovranno essere sciolti. Ma sotto il dominio dell’imperialismo e col potere in mano ai nemici della rivoluzione, diceva Lu Hsün, volere che i militanti di oggi abbiano tutti una coscienza chiara e siano forti come l’acciaio, non solo è una fantasia utopistica ma diventa anche un ricatto contrario ai principî. Solo col passare del tempo è possibile formare un vero esercito di militanti abbastanza puro e selezionato.

Intanto, col PCI e FP abbiamo condiviso alcuni volantini che sono stati distribuiti per parlare alle masse popolari e proporre proposte concrete per dare risposta qui ed ora ai bisogni reali di chi è colpito dalla crisi economica, dalla disoccupazione, dalla privatizzazione e dismissione dei servizi pubblici. Una goccia nel mare che ci auguriamo costituisca solo l’inizio. Che le più ampie forze di sinistra mettano al bando personalismi e veti incrociati e aprano tosto un processo di coordinamento nelle lotte e delle lotte!

17/11/2019 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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