Dalla fine di gennaio la vittoria di Syriza ha monopolizzato il dibattito della sinistra europea. Ma un mese e mezzo prima un altro evento storico è avvenuto in Germania: la Turingia è governata da Die Linke.
di Guido Tana
Dalla fine di gennaio la vittoria di Syriza e le vicende seguenti hanno monopolizzato il dibattito interno alla sinistra europea. Eppure, circa un mese e mezzo prima di questo evento storico sullo scenario comunitario, un altro avvenimento riguardo il futuro e le possibilità della sinistra europea in tempi di crisi non ha avuto un risalto mediatico analogo o nemmeno lontanamente adeguato.
Il 5 Dicembre 2014, il Länder tedesco della Turingia ha eletto il suo governatore federale, dopo tre mesi di discussioni post-elezioni federali avvenute il 14 Settembre. Il suo nome è Bodo Ramelow, e subentra alla große Koalition che, a stretta guida CDU-SPD, aveva tenuto salde le redini dello stato federale dal 2009, dopo 19 anni di dominio democristiano. C'è tuttavia un dettaglio decisamente rilevante: non è membro dell'SPD. Bodo Ramelow è il primo presidente federale nella storia della Germania riunificata appartenente a Die Linke.
La Turingia è uno stato dell'ex-Repubblica Democratica Tedesca, nei cui Länder l'SPD non ha mai sfondato elettoralmente, in parte per la sua complicità nello smembramento sistematico delle risorse industriali ed economiche della DDR, effettuato negli anni Novanta sotto l'egida dei governi a guida Kohl. Die Linke non è nuova a collaborazioni di governo federale, ma sempre secondo due linee ben chiare: partner minoritario nel governo a guida SPD e esclusivamente nei Länder dell'Est. Nonostante risultati più che rispettabili a livello nazionale (11,9% nel 2009), Die Linke è infatti saldamente ancorata elettoralmente negli stati federali della ex-Repubblica Democratica, mentre nella Germania occidentale stenta ad affermarsi oltre la soglia del 5%, con alcune eccezioni (Saarland per l'influenza di Lafontaine, Brema e Amburgo). Negli occhi dell'opinione pubblica, soprattutto bavarese e renana, il partito di sinistra radicale guidato da Katja Kipping e Bernd Riexinger (con l'aiuto di Gregor Gysi da Berlino, ufficialmente capo dell'opposizione data la Grande Coalizione attualmente al governo federale) è diretta emanazione del socialismo reale di Pieck, Ulbricht e Honecker. Gli insuccessi dell'SPD a Est forniscono a Die Linke un chiaro vantaggio nel suo potersi proporre come partner federale, ma a livello nazionale una collaborazione nel Bundestag è esclusa, e anche nei territori orientali, ove ve ne sia l'occasione, l'SPD si prodiga di disfarsi al più presto dei pericolosi concorrenti a sinistra, come simboleggia il caso di Berlino, ove il PDS prima e Die Linke poi hanno dapprima fornito appoggio al (ormai ex) sindaco Klaus Wowereit per venire dopo qualche anno scaricati non appena i Verdi hanno aumentato la loro rappresentanza nella sezione Ovest della città.
Cosa è successo dunque? Cosa ha permesso la creazione di un Kabinett Ramelow, nonostante l'aperta opposizione a livello nazionale della CDU e di una pluralità di rappresentanti SPD a questa possibilità? A ben vedere, la situazione in Turingia dopo le elezioni del 2014 ha rappresentato un passo indietro per l'area di sinistra e socialdemocratica. L'SPD ha infatti subito una sconfitta elettorale considerevole rispetto al 2009 (-6,1%), i verdi hanno essenzialmente ripetuto lo stesso risultato di 5 anni prima (-0,5%) a fronte di un risicato sorpasso della soglia elettorale (5,7%) mentre Die Linke cresce dello 0,8% assestandosi al 28,2%. Metà dei voti persi dall'SPD sembrano essere andati verso i populisti anti-euro (supportati dall'establishment economico liberale tedesco) di Alternative für Deutschland, che entrano nel parlamento regionale con un incisivo 10,6%, rubando voti anche ai vecchi liberali pro-euro dell'FDP che escono dal parlamento. I Cristiano- democratici crescono del 2,2% e si riconfermano primo partito, ma proprio questa crescita unita alla sconfitta dei partner di governo dell'SPD ha portato alla perdita della guida del governo della Turingia per la prima volta dopo la riunificazione. La situazione infatti avrebbe visto una SPD ancora più subalterna alla CDU, una strategia che è stata ripetutamente punita dagli elettori socialdemocratici. La CDU, nonostante l'ottimo risultato elettorale, era lungi dall'ottenere una maggioranza assoluta dei seggi, e nemmeno un apparentamento con l'AfD avrebbe fornito i 46 voti necessari per formare un governo, apparentamento per altro escluso prima delle elezioni da qualunque partito entrato in parlamento. Nemmeno l'ingresso dei verdi in un governo “Afgano” (dai colori rosso-verde-nero) avrebbe mutato più di tanto i rapporti di forza. Una veloce consultazione da parte della base elettorale dell'SPD (69,9% a favore) ha permesso dunque dopo tre mesi di realizzare questo esperimento rosso-rosso-verde. L'SPD non ha potuto esprimere il leader in virtù della sonora sconfitta elettorale, ma la distanza minore in seggi rispetto alla Linke ha reso questa scelta percorribile. Ed ecco dunque il primo governo a guida Die Linke della Germania riunificata, con 4 Ministeri alla formazione post-Comunista, 3 all'SPD e 2 ai Verdi. Il Governo Ramelow è stato eletto al secondo scrutinio, dopo aver mancato la maggioranza richiesta di un solo voto, e la maggioranza è in ogni caso risicata, 46 voti su 90; in ogni caso non si sono contate defezioni da parte di deputati socialdemocratici, eventualità tutt'altro che scontata. Il paventarsi di un governo a guida Die Linke era infatti stato oggetto di acceso dibattito nazionale, con la partecipazione di oppositori illustri a questa eventualità, primo tra tutti il presidente della Repubblica Joachim Gauck.
Gauck, ex-pastore protestante e oppositore del governo comunista nella vecchia Germania Est, è da sempre contro qualunque partecipazione della Die Linke alle funzioni democratiche della Repubblica Federale. Oltre alla sua fama di persecutore implacabile di ex-membri della Stasi e della SED, la sua storia personale è fortemente caratterizzata dall'opposizione a Die Linke; la sua candidatura nel 2010 fu ostacolata apertamente dalla Linke, fiutando il suo veto su qualunque possibilità di accordo governativo con l'SPD dopo le elezioni del 2014. Alla sua effettiva elezione nel 2012, Die Linke fu l'unico partito a non esprimere la sua preferenza per l'ex-ecclesiastico. Gauck, in occasione della possibile elezione di Ramelow, è tornato ancora una volta sul supposto legame dittatoriale della Linke, un passato che secondo Gauck non sarebbe stato cancellato; accusa questa che va scemando di forza di anno in anno, vista la profonda ristrutturazione del partito dai tempi del PDS, e il fatto che buona parte dei colonnelli della SED anni 80 hanno abiurato disciplinatamente e si sono riciclati come portaborse per politici CDU (Gunther Schabowski) o SPD. L'elettorato conservatore e radicale di destra della Turingia ha organizzato numerose manifestazioni nella capitale Erfurt tra Novembre e Dicembre, dove armate brancaleone composte da conservatori, cristianodemocratici, socialdemocratici e neonazisti, hanno protestato contro la scelta di Ramelow al grido di “Niente potere ai Comunisti” e “Via la Stasi”. Alcuni giornali quali la Frankfurter Allgemeiner Zeitung hanno riportato opinioni e dichiarazioni di politici locali e non, dai toni estremamente ruvidi come “L'SPD si dovrebbe vergognare”. Alcune indagini nei mesi successivi all'elezione di Ramelow hanno infine accusato membri della CDU di corrompere deputati dell'SPD offrendo posti garantiti in un governo a guida CDU in cambio di un mancato sostegno a Ramelow; lo scorso Aprile, il tribunale della Turingia a deciso di non procedere a giudizio contro ignoti, o meglio, contro il deputato CDU Christian Gumprecht.
Ma chi è Bodo Ramelow, il politico su cui questa convergenza discussa e contrastata ha avuto per la prima volta una realizzazione che sarebbe stata impensabile solo dieci anni fa? Classe 1956, non è un Ossi, un tedesco dell'est, bensì è nato a Osterholz-Scharmbeck, nel nord-ovest della Bassa Sassonia. Sposato in terze nozze con una donna italiana, dopo l'avviamento professionale nella vendita al dettaglio, ha cominciato la carriera sindacale negli anni Ottanta nel sindacato HBV (Negozianti, Banche, Assicurazioni, dissolto nel 2001 nel sindacato ver.di), diventandone il leader regionale dal 1992 al 1999. Nel 1994 è tra gli aderenti al PDS in Turingia, per il quale viene eletto nel 1999 al parlamento regionale e divenne nel 2001 capo dell'opposizione. Sorvegliato speciale dal 2003 al 2013 dal Servizio per la Sicurezza della Costituzione, nel 2005 Ramelow viene eletto al Bundestag, e diventa uno dei gestori principali del progetto che avrebbe portato due anni dopo alla fusione tra PDS e WASG per formare Die Linke. Nel 2009 ritorna al parlamento federale diventando di nuovo, fino alla sua elezione come presidente, il leader dell'opposizione.
Look ordinato, piuttosto tedesco come stile, lontano anni luce dal personaggio politico dal sapore operaista che in Italia verrebbe legato alla sua area politica; i suoi innumerevoli successi politici, sia a livello regionale che federale ne hanno fatto uomo di punta della sinistra tedesca. Indubbiamente a questo ruolo ha anche giovato il fatto di essere un Wessi, un occidentale che ha sposato una causa vista ancora come appartenente agli ex-tedeschi dell'Est; una guida di un Länder in mano ad un politico cresciuto nella DDR difficilmente si sarebbe concretizzata. La campagna elettorale che ha portato al suo ultimo trionfo ha avuto come cardini principali un riordino della tassazione secondo principi di giustizia sociale, la creazione di impieghi destinati a disoccupati di lungo corso, sovvenzioni a imprese aventi turni di lavoro favorevoli per le famiglie, la lotta alle privatizzazioni delle risorse regionali e contro gli stipendi inferiori al minimo stabilito per legge.
L'inizio del suo governo ha mostrato chiaramente come, nonostante il tentativo da parte di Die Linke di presentarsi come forza democratica (quale è) e di governo, la strada per una collaborazione a sinistra, persino nei Länder dell'Est sia ancora lunga, principalmente per l'opposizione diffusa anche in ambienti socialdemocratici al riconoscimento di Die Linke come parte della vita democratica del paese. Durante il suo insediamento, il Wessi Ramelow ha dovuto innanzitutto chiedere scusa (a nome di chi?) per le vittime della Stasi, ricevendo successivamente rifiuti riguardo la collaborazione alla vita democratica della Turingia, con il capo dell'opposizione Mike Mohring pronto a dare battaglia per portare a termine questo esperimento il prima possibile. Attacchi assolutamente gratuiti si sono susseguiti anche da parte dell'AfD, il cui leader regionale ha definito il governo espressione di un “blocco rosso con una visione perversa del mondo”, e da parte della bavarese CSU, probabilmente il partito più a destra della Germania rappresentato a livello nazionale, il cui leader ha apostrofato Ramelow come agente della Stasi, proprio lui, sorvegliato in maniera incostituzionale per un decennio dalla democratica Repubblica Federale di Germania.
Da parte sua il Kabinett Ramelow si è concentrato in questi primi 5 mesi di governo nel guardare oltre queste accuse e sul portare avanti le proposte elettorali; in particolar modo il governo è attualmente impegnato in una dura lotta contro l'opposizione riguardo il suo progetto di sovvenzioni per l'edilizia popolare e per gli affitti. Un altro campo in cui il governo Ramelow si è distinto è la lotta ai movimenti neonazisti e anti-immigrati (ultimo tra tutti Pegida), dichiarando, assieme ad altri capi regionali dell'Est, la disponibilità ad accogliere 12000 immigrati e rifugiati politici (ricordando che, i Länder dell'Est hanno storicamente una presenza di immigrati estremamente più bassa rispetto alla media nazionale). Questo fronte è legato a doppio filo all'attività politica di Ramelow, contro il quale pende un procedimento del tribunale di Dresda per aver ostacolato nel 2010 una marcia di attivisti neonazisti (e riguardo il quale Ramelow ha espressamente chiesto che gli venisse tolta l'immunità parlamentare); inoltre, la sua difesa dei diritti dei migranti e rifugiati l'ha reso oggetto di minacce di morte nel mese di Aprile.
La sua opera di governo fin'ora condotta, assieme alla sua immagine di politico vicino a mondo del lavoro e delle classi popolari, sembrano avere diminuito, almeno sulla stampa nazionale (notoriamente spostata verso il centro-destra), gli attacchi al governo, anche in nome delle politiche diplomatiche di coalizione messe davanti da Ramelow. La Süddeutsche Zeitung mette in risalto come l'opinione dell'operato governativo da parte degli elettori sia per ora positiva, mentre la FAZ osserva come, nonostante i problemi del governo nel portare avanti dei pacchetti di finanziamenti comunali, Ramelow e Die Linke siano riusciti a mantenere salda la posizione di governo, evitando di venire soverchiati dall'SPD. Ramelow “riempie il palcoscenico”.
Da parte del comitato centrale del Partito invece, la situazione è vista come una grande opportunità dal punto di vista politico e programmatico; immediatamente dopo la sua elezione allo scranno più alto della Turingia, il capo dell'opposizione nazionale Gregor Gysi è tornato a parlare di una possibile coalizione Rosso-Rosso-Verde, che attualmente avrebbe la maggioranza in parlamento.
Proposta subito rigettata dall'SPD come assurda, mentre i Verdi son rimasti piuttosto sul vago, forse consci che in una tale coalizione a Ovest si troverebbero a combattere esattamente per il medesimo bacino elettorale con una ora legittimata Die Linke. Più ragionevole sembra per ora un ribaltamento dei rapporti di forza secondo il modello della Turingia riguardo le elezioni che avverranno il prossimo anno nella Sassonia-Anhalt, dove Wulf Gallert si prepara, nonostante il rifiuto per ora espresso dall'SPD locale, ad un possibile secondo esperimento di governo targato Die Linke.
L'importanza del Governo Ramelow è chiara, offrire in primis agli elettori dell'Ovest la chiara prospettiva di una alternativa di sinistra all'SPD, che abbia esperienza governativa e che possa essere vista diversamente dal semplice proseguimento dell'esperienza politica della DDR, e inoltre cambiare i rapporti di forza in quei Länder dove Die Linke ha risultati elettorali consistentemente più solidi di SPD e Verdi messi insieme, anche in questo caso in una chiave di piena partecipazione democratica alla vita politica tedesca. Alcuni critici mettono in mostra come fin'ora il governo Ramelow abbia fatto di meno rispetto quanto promesso in campagna elettorale. Doveroso è però osservare la risicatissima maggioranza entro cui il governo si muove (un solo voto) e il clima di aperta ostilità che deve fronteggiare; in tali situazioni, l'azione programmatica di un governo si deve muovere attraverso quelle reti diplomatiche che ne possano garantire la sopravvivenza, specialmente in una situazione dove l'SPD potrebbe sempre essere tentata di abbandonare la nave. In caso della riuscita di questo esperimento in terra tedesca, Die Linke si troverà di fronte alla concreta possibilità di proporre azioni di governo su più larga scala. Lo scenario di un partito “100% sociale” (come recita lo slogan ufficiale) e socialista che deve smettere i panni dell'opposizione per indossare quelli di governo e coalizione è una situazione che la sinistra italiana, purtroppo, conosce fin troppo bene; il successo di un tale orientamento da parte di Die Linke dipende molto dalla riuscita e dall'efficacia del Governo Ramelow.
Resta solo dunque da sperare nella sua tenuta, e che non si sia costretti a ritirare fuori il vecchio slogan spartachista degli anni 20 “Wer hat uns verraten? Sozialdemokraten!” (“Chi ci ha tradito? I socialdemocratici”).