Il razzismo quale giustificazione ideologica dell’imperialismo

Solo il razzismo può giustificare le spaventose malefatte dell’imperialismo, per cui uno stesso crimine viene presentato come assolutamente imperdonabile se è compiuto da chi, di fatto, si contrappone alla illimitata volontà di potenza imperialista, mentre diviene un effetto collaterale se è perpetuato nel nome di quest’ultima.


Il razzismo quale giustificazione ideologica dell’imperialismo

Come faceva notare a ragione Marx, solo quando un modo di produzione non ha più nulla di positivo da offrire, gli uomini si preoccupano di sostituirlo con uno in grado di risolverne le contraddizioni, favorendo così un nuovo grande sviluppo delle forze produttive. Mai come ora il capitalismo è in crisi e mai come ora non ha nulla da offrire nei paesi a capitalismo maturo. Dunque, chi vive in questi paesi invece di prendersela con i cinesi perché sviluppano, invece del socialismo, un capitalismo di Stato, dovrebbero interrogarsi sul perché proprio oggi quando ci sarebbero le condizioni oggettive per il superamento in senso socialista del capitalismo la soggettività rivoluzionaria è più che mai in crisi e in spaventoso ritardo all’appuntamento con la storia, almeno per quanto concerne il mondo occidentale. Più che prendersela con i russi e con i turchi, popoli in cui come in Cina il capitalismo ha ancora, per quanto per poco, qualcosa da offrire, bisognerebbe impiegare le proprie energie e sviluppare il dibattito sulla rivoluzione in occidente. Nonostante sia quest’ultimo il tema fondamentale su cui dovrebbe interrogarsi il progressista nei paesi a capitalismo maturo, nonostante tale concetto era già al centro dell’opera di Gramsci, quasi nessuno pare preoccuparsi di ciò. Eppure, come dovrebbe essere noto, dal momento che già Gramsci lo aveva in ogni modo evidenziato, la rivoluzione in occidente è fallita proprio perché si era erroneamente creduto di poterla realizzare con le medesime tattiche specifiche che era stato necessario elaborare in oriente, dove la rivoluzione aveva avuto successo. Perciò non poteva che fallire chi nei paesi a capitalismo avanzato pretendeva realizzare la rivoluzione socialista facendo come i bolscevichi o come i comunisti cinesi o come i guerriglieri cubani o vietnamiti.

Come dovrebbe essere noto, proprio questo clamoroso errore ha vanificato tutti gli sforzi fatti in oriente per rompere la catena degli Stati capitalisti nell’anello in quel momento più debole, per favorire quella rottura rivoluzionaria in occidente da cui soltanto sarebbe stata possibile la costruzione di una società socialista. Nonostante tutta l’abnegazione e l’eroismo in oriente non c’erano e ancora non ci sono le condizioni per l’affermazione di una società socialista.

Come già aveva compreso Lenin i comunisti in occidente non erano riusciti a realizzare il socialismo, dopo aver conquistato l’egemonia sulla società civile, a causa dell’aristocrazia operaia resa possibile dalle politiche imperialiste, l’innovazione che ha consentito ai paesi a capitalismo maturo di sopravvivere anche nella loro fase di progressiva putrefazione. Perciò Lenin poneva come centrale la lotta antimperialista, poiché solo mediante il successo di quest’ultima, l’aristocrazia operaia sarebbe dileguata ponendo di nuovo all’ordine del giorno quella rivoluzione in occidente, indispensabile a non rendere vani gli sforzi dei rivoluzionari in oriente. Non a caso i rivoluzionari sovietici e poi cubani si sono da allora spesi e prodigati per favorire le lotte antimperialiste.

Non altrimenti si può dire per il marxismo occidentale che, come ha osservato a ragione Losurdo, snobbando generalmente la lotta antimperialista, ha perso di vita lo scopo finale, la rivoluzione in occidente, che solo potrebbe dare senso a tutto il resto. Così in occidente anche quelli che hanno continuato a professarsi comunisti hanno finito con il perdere di vista la loro stessa “ragione sociale”.

Naturalmente, per sviluppare adeguatamente la lotta contro l’imperialismo bisogna innanzitutto contrastarne il mito ideologico su cui si fonda il razzismo, non solo quello biologico tradizionale, ma anche quello più moderno culturale ed etnico. 

Cerchiamo ora di concretizzare queste riflessioni teoriche preliminari nei tragici eventi di attualità. In questi giorni Israele ha violato continuamente la sovranità della Siria con bombardamenti terroristici che hanno fatto, per limitarci ai due più criminali, quarantadue vittime ad Aleppo e hanno assassinato almeno quattordici persone a Damasco. In quest’ultimo caso le forze israeliane hanno violato doppiamente il diritto internazionale e il diritto di guerra, oltre ai diritti umani, colpendo il consolato iraniano, che oltre ad avere l’immunità diplomatica, costituisce una aggressione imperialista all’Iran. Si tratta di azioni peggiori di una dichiarazione di guerra, in quanto questi bombardamenti terroristici sono stati realizzati senza nemmeno dichiarare guerra, benché sono a tutti gli effetti delle azioni di guerra.

Cosa altrettanto grave in particolare in occidente non si è dato nessun rilievo a tali azioni terroriste che vanno contro qualsiasi forma di diritto internazionale. Ancora più allucinante è che, al contrario, si pretende di giustificare la riconversione dell’industria dell’Unione europea in una industria di guerra sulla base del principio che non si può accettare la violazione del diritto internazionale compiuto dalla Russia nel momento in cui ha invaso l’Ucraina.

La cosa assolutamente assurda, irrazionale e del tutto immorale è pretendere che bisogna essere inflessibili arrivando addirittura a rischiare una guerra atomica quando a violare la legalità internazionale è un tuo avversario, mentre non si dice nulla quando a farlo sei tu o i tuoi alleati. Una tale pretesa può fondarsi esclusivamente sul mito del razzismo. Per cui quando ad aggredire sono dei paesi sedicenti superiori, non ci sono problemi, mentre quando a osare fare lo stesso sono dei paesi considerati razzisticamente inferiori, si può arrivare persino alla guerra nucleare pur di punire tale presunta insubordinazione nel modo più inflessibile. Tanto più che proprio a questo scopo la Russia ha presentato la sua azione bellica come una operazione speciale, cioè nello stesso modo in cui le potenze imperialiste occidentali hanno giustificato le loro aggressioni, spacciandole come operazioni di polizia internazionale.

Cosa ancora più spaventosa è che l’attacco proditorio al consolato iraniano in Siria non ha fatto scandalo nel mondo occidentale, né è stato condannato come avrebbe meritato, anzi se ne è parlato il meno possibile, come se fosse un semplice effetto collaterale.

Persino sul “Il manifesto”, il giornale italiano meno razzista e meno filoimperialista, la notizia è stata data non solo con un giorno di ritardo, ma senza nessuna enfasi, in coda alle altre notizie internazionali. Mentre tutta l’attenzione dei media, incluso persino “Il manifesto”, e tutto lo sdegno in occidente è stato rivolto all’assassinio di sette operatori umanitari da parte dell’esercito israeliano, esclusivamente in quanto erano occidentali. Mente delle decine e decine di operatori umanitari non occidentali assassinati in precedenza, generalmente, non si è fatto nessun cenno. Anzi l’assassinio di sette occidentali ha fatto più notizia e ha creato maggiore sdegno del massacro di migliaia e migliaia di bambini palestinesi.

Proviamo soltanto a immaginare cosa sarebbe successo se fosse stato l’Iran a bombardare e distruggere, uccidendo le persone ivi riunite, il consolato israeliano negli Stati uniti. Sarebbe partita subito una spaventosa rappresaglia e tutto il mondo occidentale la avrebbe giustificata considerandola assolutamente naturale e inevitabile, in quanto sarebbe senza dubbio inaccettabile un attacco terroristico del genere.

Ora è più che mai evidente che proprio questo è il discrimine effettivo fra la reale sinistra, che non può che essere in primo luogo antirazzista e antimperialista, e la sinistra borghese, che di fatto accetta, magari in modo anche inconsapevole, il paradigma razzista e imperialista occidentale. Se non si distingue nel modo più netto la sinistra reale antimperialista e quella di fatto filoimperialista il termine sinistra diviene del tutto ingannevole, favorendo in tal modo l’ideologia fascista qualunquista che da sempre prova a dire che non ci sarebbe differenza fra la destra e la sinistra.

Anzi, come già denunciava Gramsci, non si può non prendere atto e denunciare come la presunta sinistra non rivoluzionaria, che di fatto non prende posizione contro il razzismo alla base dell’imperialismo e contro lo stesso imperialismo, non può più essere considerata l’ala destra dello schieramento che si batte per l’emancipazione del genere umano, ma piuttosto come l’ala sinistra delle forze filoimperialiste e, di fatto, razziste che si oppongono a tale fondamentale lotta. Peggio chi ha introiettato la logica razzista alla base dell’imperialismo sebbene, magari, inconsapevolmente, per quanto possa costituirne l’ala più di sinistra, deve essere considerato a tutti gli effetti parte dello schieramento che si batte per la disemancipazione del genere umano.

Questo significa che non si possa più stabilire nessuna alleanza tattica momentanea, su singole questioni, con i riformisti e i socialisti utopisti perché di fatto, almeno nei paesi a capitalismo maturo, sono generalmente divenuti l’ala sinistra dello schieramento imperialista, che come abbiamo visto sottintende il razzismo? Naturalmente no. È evidente che in una guerra, per raggiungere il tuo obiettivo, devi essere pronto, come chiarisce nel modo più netto persino Lenin, anche con il diavolo. Peraltro se non sei in grado e, peggio, se non sei disposto a sfruttare a tuo vantaggio le contraddizioni interimperialiste non puoi essere considerato qualcuno che realmente si batte per l’emancipazione del genere umano, ma piuttosto come un’anima bella, in quanto tale, magari inconsapevolmente, ipocrita. Come chiarisce bene Machiavelli e tutti i grandi pensatori che alla sua lezione si richiamano, da Hegel a Marx, da Lenin a Gramsci, se vuoi veramente un fine, e se tale fine è indubitabilmente valido, come l’emancipazione del genere umano, non puoi rifiutare i mezzi che sono necessari e, quindi, indispensabili per poterlo conseguire, altrimenti sei, per quanto involontariamente, un ipocrita.

05/04/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

L'Autore

Renato Caputo

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: